A poche ore dalla fine del cessate il fuoco del governo di Kiev, si torna a sparare in Ucraina, dove questa mattina a Kramatorsk – nell’Est del Paese in mano ai separatisti filorussi – nove civili sono stati uccisi e altri sette feriti durante gli scontri tra le truppe ucraine e i miliziani separatisti. La ripresa dei combattimenti di questa mattina si deve alla decisione del presidente ucraino Petro Poroshenko di non confermare la tregua di dieci giorni scaduta ieri sera, e di iniziare nuovamente l’offensiva contro i separatisti, infiammando il Cremlino che ora vede l’Ucraina come diretta responsabile del conflitto nell’est del Paese. 

“Nelle ultime 24 ore – ha dichiarato un portavoce dell’esercito di Kiev – , le truppe hanno aperto il fuoco con artiglieria e condotto raid aerei contro i terroristi”. Tensioni che nella notte hanno portato i separatisti a rapire due reporter della tv ucraina Gromadske a Lugansk, e ad assaltare il comando regionale della polizia a Donetsk (capoluogo dell’omonima provincia, in cui i separatisti filorussi hanno dichiarato indipendenza), dove un agente è stato ucciso e altri due sono in gravi condizioni. La scorsa notte il presidente ucraino Poroshenko ha annunciato la ripresa delle operazioni militari contro i separatisti filorussi, rompendo di fatto il fragile cessate il fuoco nell’Ucraina orientale annunciato il 20 giugno. Obiettivo di Kiev è riconquistare le regioni orientali di Donetsk e Lugansk, controllate da oltre due mesi dai separatisti. 

E mentre Poroshenko tranquillizza che nonostante la fine della tregua “il piano di pace resta in vigore”, il ministro degli Esteri di Mosca Sergei Lavrov punta il dito contro gli Stati Uniti, sostenendo che ci sia “l’influenza di fattori esterni dietro la decisione di Kiev di non prolungare la tregua coi miliziani scaduta ieri notte”.  “L’Occidente utilizza la crisi ucraina per destabilizzare la regione“, accusa il presidente russo Vladimir Putin. Sempre secondo il leader del Cremlino, Poroshenko deve assumersi la responsabilità non solo militare ma anche politica di aver scatenato azioni di guerra interrompendo la tregua dello scorso mese.

La crisi in Ucraina è stata anche al centro di una serie di telefonate che il ministro degli Esteri Federica Mogherini ha avuto oggi, nel primo giorno di presidenza italiana del Consiglio dell’Unione Europea. Il ministro ha sentito il ministro degli Esteri ucraino Pavlo Kimklin, il russo Sergei Lavrov, il presidente di turno dell’Osce. Mogherini ha incoraggiato i suoi interlocutori a tenere al più presto, già nelle prossime ore, il nuovo round di negoziati tripartiti per arrivare a un cessate il fuoco bilaterale, alla liberazione di tutti gli ostaggi e a un sistema di controllo della frontiera tra Ucraina e Russia affidata al monitoraggio dell’Osce.

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