Difficile pensare a delle pure coincidenze: colpisce la breve distanza geografica tra i due luoghi e la vicinanza temporale. Nella giornata di oggi, martedì 1 luglio, la città di Bologna si è risvegliata con l’incubo del bombarolo: prima, intorno alle 4 del mattino, l’esplosione di un ordigno davanti alla sede cittadina di Casapound in via Malvolta, nella zona sud est della città; poi in mattinata, due chilometri più in là, ne è stato ritrovato un altro inesploso davanti a una sezione del Partito democratico in via Giuseppe Dozza.

All’alba un tubo riempito di polvere pirica infilato a forza alla base della serranda, è stato fatto saltare. La deflagrazione ha provocato danni alla saracinesca e ad alcune finestre del circolo di estrema destra e ha svegliato molti degli abitanti della via. Nessuno per fortuna si è fatto male, visto il basso potenziale della bomba e l’orario. Una telecamera, la stessa che qualche tempo fa riprese un altro attentato incendiario per il quale furono individuati i responsabili, ha ripreso due ragazzi, uno vestito di nero e uno di bianco. Col volto coperto da un passamontagna hanno prima delimitato la zona con del nastro, tentato di oscurare proprio la telecamera, e poi hanno fatto saltare la serranda che era stata prima forzata per poter meglio inserire l’ordigno.

Dai locali di via Malvolta, dove erano arrivati alla fine del 2012, gli attivisti di Casapound avrebbero dovuto andare via proprio oggi, il 1 luglio. Il gruppo sarebbe infatti moroso con gli affitti. In questi due anni, la presenza in quella zona di Bologna della sezione di estrema destra, aveva provocato molto malcontento e diverse manifestazioni avevano attraversato il quartiere per chiedere la chiusura del circolo. È il terzo “grave episodio in un anno e mezzo – ha spiegato Stefano Virgili, responsabile di Casapound a Bologna– frutto del clima creato ad arte dai professionisti della calunnia e dell’odio politico che non hanno mai smesso di inventare motivazioni pretestuose per puntare il dito e mandare al patibolo un movimento trasparente e che fa la propria attività alla luce del sole come il nostro”.

Nelle stesse ore nella sede del Pd di via Giuseppe Dozza, a cinque minuti di auto da via Malvolta, alcuni iscritti del Pd hanno trovato un ordigno incendiario sul retro della sede di quartiere. Subito è arrivata la polizia scientifica ed è emerso che oltre alla tanica di benzina erano presenti due bombolette di gas da campeggio, avvolte in stracci imbevuti di liquido incendiario. L’innesco, composto da file di fiammiferi legati, era parzialmente bruciato. “Di conseguenza solo una fortunata casualità ha fatto sì che l’ordigno non esplodesse, causando ingenti danni alla sede”, ha scritto in una nota il partito.

Il sostituto procuratore Antonello Gustapane, che coordina le indagini sui due fatti, non esclude alcuna pista. Il procuratore aggiunto di Bologna, Valter Giovannini, riferendosi all’attentato contro la sede di Casapound, ha spiegato: “È una modalità da delinquenti comuni. Anche i bancomat vengono fatti saltare con lo stesso metodo”.

Si ipotizza una possibile e non ben specificata “pista anarchica”, ma ancora gli indizi sarebbero estremamente vaghi. Eccetto per un dettaglio. La concomitanza delle bombe con le parole pronunciate lunedì mattina dal sindaco di Bologna Virginio Merola. Il primo cittadino, parlando di una manifestazione degli anarchici in programma giovedì 3 luglio in un’altra parte della città, aveva annunciato le maniere forti: “Qui – aveva detto il sindaco ai cronisti – siamo di fronte a persone, poche, che sotto una cosiddetta sigla politica fanno solamente atti di teppismo che non possiamo più tollerare”. Poi si era rivolto al prefetto: “Quindi, mi aspetto che quella manifestazione non produca danni e, se hanno intenzione di produrre danni, che sia impedita”.

A distanza di 24 ore, appreso degli ordigni, proprio Merola ha diffuso nel primo pomeriggio una nota di condanna, rivolta a entrambi gli attentati: “Non sono solo atti da condannare fortemente, ma implicano una risposta democratica e civile che i cittadini e le forze politiche di questa città, devono dare quanto prima”.

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