La scatola nera delle stragi, la chiave di volta della Trattativa tra pezzi dello Stato e Cosa nostra è probabilmente un’ agenda dell’Arma dei Carabineri del 1992, di colore rosso, donata dai militari al giudice Paolo Borsellino. Nei mesi precedenti alla strage di via D’Amelio, il magistrato palermitano utilizza due agende: una è di colore grigio, la utilizza come un normale diario in cui annota gli spostamenti, le spese, gli impegni; nell’altra, quella rossa, appunta invece pensieri, riflessioni, soprattutto di notte o al mattino presto, ed è per questo che non se ne separa mai.

“L’agenda rossa, soprattutto dopo la morte di Falcone, camminava sempre con lui” ha raccontato l’ufficiale dei carabinieri Carmelo Canale. Borsellino non si separa dall’agenda rossa neanche neanche quella domenica 19 luglio, quando dalla casa al mare a Villagrazia di Carini torna a Palermo, per accompagnare la madre dal medico: l’ultimo gesto prima di finire assassinato in una delle stragi più misteriose di sempre. E’ proprio nell’inferno di via d’Amelio che l’agenda rossa, contenuta secondo diversi testimoni nella borsa di cuoio che il giudice lascia all’interno dell’auto blindata, scompare, svanisce, senza lasciare traccia: un mistero nel mistero rimasto ancora oggi senza soluzione.

Le immagini dell’epoca mostrano come a prelevare la borsa del magistrato dall’auto blindata, mezz’ora dopo l’eccidio, sia stato il capitano dei carabinieri Giovanni Arcangioli, che dopo essersi allontanato dal luogo della strage, torna poi nei pressi dell’esplosione. Arcangioli verrà accusato di aver sottratto l’agenda, finendo poi assolto dal tribunale di Caltanissetta: non c’è la prova che il diario fosse contenuto nella borsa del magistrato. Nell’autunno scorso, poi, è arrivata una lettera anonima alla procura di Palermo, in cui si racconta di come l’agenda fosse stata consegnata a un comando dei carabinieri, insieme a tutti i segreti che conteneva: l’ennesimo giallo di un mistero ancora oggi indecifrabile.

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