Scontro nell’esecutivo tedesco sulla possibilità di escludere i costi delle riforme dal calcolo del deficit, che il Fiscal compact fissa al 3% per i Paesi dell’Eurozona. Una proposta rilanciata più volte in Italia dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e da Matteo Renzi, che dal patto di stabilità vorrebbe togliere anche le spese per scuola e ricerca e punta a fare di questo allentamento del rigore uno dei punti qualificanti del semestre italiano di presidenza dell’Ue. 

A fare aperture in questa direzione è stato il vice cancelliere di Berlino e ministro dell’Economia Sigmar Gabriel. “I costi delle misure di riforma non dovrebbero essere inclusi nei criteri per il calcolo del deficit”, ha detto il social-democratico tedesco intervenuto nel corso di una visita a Tolosa con il suo omologo francese, Arnaud Montebourg. “Dobbiamo dare tempo a chi è determinato per realizzare queste riforme“, ha aggiunto Gabriel, raccogliendo l’assenso del ministro francese. “Adesso – ha affermato Montebourg – l’Europa deve muoversi rapidamente per sviluppare ed organizzare l’uscita dalla crisi”. La Ue, ha aggiunto, è “rimasta in ritardo sulla crescita rispetto al resto del mondo. Quindi c’è un problema di scelte e di leadership politica al timone dell’Europa”. 

Ma a replicare a Gabriel ci ha pensato il ministro delle finanze Wolfgang Schaeuble, che ha messo un freno alle ipotesi di deroga d’altronde più volte escluse dalla stessa cancelliera Angela Merkel. “C’è già abbastanza flessibilità nel patto di stabilità e crescita”, ha affermato la sua portavoce , che ha aggiunto di non conoscere ancora la proposta e quindi di “aspettare di saperne di più”.

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