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Europee 2014: Lista Tsipras, Spinelli vai avanti tu che a me vien da ridere

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Un’inossidabile certezza si riconferma una volta di più: il sol dell’avvenire finisce sempre per far venire l’eritema a quelli che vi si espongono. L’ultima sortita a riguardo la si deve alla lista L’altra Europa con Tsipras, che mentre predica per un’Europa diversa, razzola mettendo in scena una Sinistra sempre uguale. Ordine del giorno: l’affaire Spinelli.
Un’orda di militanti, politici, simpatizzanti di Sel e non solo vorrebbe mandare Barbara Spinelli alla gogna per aver accettato l’incarico da europarlamentare dopo aver dichiarato durante la campagna elettorale che non lo avrebbe fatto. La giornalista, rea di aver trasformato in fatti una candidatura civetta che la decomposta sinistra della sinistra italiana puntava a usare come specchietto per le allodole per recuperare un po’ di linfa elettorale, ha fatto tornare la tosse a tutte le pulci nei dintorni. In men che non si dica è partita la corsa al web-onanismo equo e solidale, che ripudia i traditori dei patti a favore della generazione invisibile falcidiata da madri virago e padri dalle sette vite: discorso che potrebbe anche avere un suo senso se quei giovani non fossero la rappresentazione per antonomasia di un apparato politico imbalsamato che pretende la lottizzazione dei seggi per mantenere la pace interna. 
L’elemento centrale non è la rappresentatività del pensiero, il perseguimento di un obiettivo, ma l’equa divisione dei seggi tra Sel e Rifondazione Comunista, affinché il gene della diaspora congenito alla sinistra non venga immediatamente alla luce. Un militante di Sel – la cui lettera di accusa a Medea Spinelli di essersi mangiata il figlio Furfaro per un seggio è stata una delle micce che ha acceso la polemica virale- parla di dato biologico, alludendo alla paternità della Spinelli: l’unico dato biologico riscontrabile è invece quella forza centrifuga marchiata a fuoco nel dna della sinistra, che impedisce a qualunque progetto condiviso di finire anche solo il rodaggio. Ecco infatti che quel 4 per cento e un soffio si è sbriciolato come un pacchetto di cracker nella borsa.

Sorprende che quella Spinelli, la cui credibilità, la cui laicità politica, la cui immagine sono state usate per la pesca a traino di elettori, sia immediatamente diventata una vecchia saprofita che pur di appoggiare le chiappe sugli euro-scranni ha assassinato l’ideale. E ancor più sorprende l’argomentazione di questa teoria con l’idea che gli elettori le abbiano accordato settantacinquemila preferenze proprio per manifestare il loro entusiasmo all’idea che poi lei lasciasse il posto a qualcun altro. Viene piuttosto da chiedersi se tutti quelli che hanno preferito la Spinelli non fossero sedotti da una visione di Europa più lungimirante e sostanziale, che lasciasse a margine le grette dinamiche partitocratiche e che con le realtà politiche locali avesse poco a che fare.

 
“Vai avanti tu che a me me vie’ da ride”, le han detto. E adesso non ridono più.

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