La canonizzazione di Papi. No, non è un refuso ma quello che è successo questo pomeriggio nello studio televisivo di Domenica Live. Di fronte a una Barbara D’Urso in silenziosa adorazione è circondato da un fascio di luce di evidente provenienza divina, il padrone di casa Silvio Berlusconi si è accomodato sulla soffice poltrona e ha intrattenuto il pubblico televisivo della domenica pomeriggio con un comizio in piena regola.

I venti anni passati dall’ormai lontana discesa in campo sembrano essere cento, e non c’è più traccia dell’efficacia comunicativa del Berlusconi dei bei tempi andati. Solito doppiopetto stile Broadwalk Empire, cravatta a pois, tessuto tricologico asfaltato come meglio non si può, l’ex Cavaliere ha trascorso i primi dieci minuti del suo intervento televisivo (definirlo intervista sarebbe punibile a norma di legge) a sgranare il solito rosario di “lacci e lacciuoli” che, a suo dire, gli avrebbero impedito di governare e di fare le riforme. E giù con i Padri Costituenti che hanno reso troppo debole il presidente del Consiglio, con gli italiani che non sanno votare (soprattutto quelli che non votano Forza Italia, immaginiamo), con la Corte Costituzionale di sinistra. Solita litania, insomma, che già lo scorso anno, alla vigilia delle politiche del 2013, Berlusconi aveva recitato sulla stessa poltrona.

Intanto, tra i “baldi giuristi del Quirinale” e la sinistra “nemica del paese”, se ne vanno i primi dieci minuti. Non pervenuta Barbara D’Urso, che si è limitata a presentare l’ospite e, a fine blocco, a lanciare la pubblicità. Al rientro, non c’è ancora traccia dei problemi della “gggente” che stanno tanto a cuore di Nostra Signora delle Faccette, e Reo Silvio torna a bomba sulle riforme, smentendo di voler rompere con Renzi e piantando i già noti paletti al progetto riformatore del premier.

L’atmosfera è moscia, decadente. È evidente che non è più il leone di un tempo, e in studio si prova a innescare entusiasmo con urla inneggianti al leader (“Silvio! Silvio! Silvio”). Niente. Il politico più televisivo della storia italiana torna ad ammazzare il ritmo e dà i numeri, letteralmente, sugli italiani che non votano o che votano per Grillo (“È uno sfasciacarrozze”). Barbara D’Urso, intanto, continua a promettere domande sugli anziani (evidentemente il target della trasmissione) e chiede a Berlusconi se il suo progetto è una unione dei moderati. Per delucidazioni in merito, citofonare Pdl.

Poi la svolta da Testimone di Geova: basta con la tv e gli altri mezzi di comunicazione ormai in crisi, serve il porta a porta. Follia, la definisce, e poi giù a spiegare un metodo farraginoso che somiglia ai sistemi piramidali di vendita di prodotti dietetici. Barbara D’Urso, degna erede di Marcel Marceau, si limita a mimare faccette attente e a fingere interesse. Di “ciccia” politica, zero. Ma non c’è traccia neppure di uno straccio di slogan, una parola d’ordine, una chiamata all’impegno dei berlusconiani delusi in vista delle prossime Europee. Uno dei capolavori è la frase, testuale, “Noi, classe media”. Lui, classe media. E poi l’idea stile Riefenstahl di film propagandistici da proiettare nei club Forza Silvio. È un mister Novecento che tenta di parlare al Duemila, senza però conoscere la lingua.

Imbeccato dalla conduttrice, l’ex premier prova a rottamare Alfano: “Non ne parlerei nemmeno, servo gente nuova, non i soliti mestieranti della politica”. È un Mao che invita i giovani a sparare sul quartier generale, quel Palazzo che Berlusconi stesso ha frequentato con assiduità negli ultimi due decenni. Alla fine, la domanda che nemmeno una Barbara D’Urso può evitare: l’affidamento ai servizi sociali. Peccato, però, che conduttrice e pubblico osannante trattino l’argomento come uno slancio caritatevole di un missionario e non, come invece è, una pena alternativa per un uomo condannato in via definitiva.

L’ultima parte, stanca, dell’intervento è dedicata alle pensioni minime degli anziani (“Unavergooooogna!“, sibila contrita la conduttrice), agli animali (l’ultimo cavallo di battaglia di un leader che le sta provando tutte per contenere l’emorragia di voti) e alla fidanzata Francesca Pascale. “Mi è stata sempre vicina”, tuba l’ex Cavaliere. “Mentre io lavoro fino a tardi, legge molto per aumentare la sua istruzione. E poi ha un intuito velocissimo, sa valutare le persone meglio di me e ha sempre ragione lei”.

Dudù, invece, è l’arma segreta del comizio televisivo in casa D’Urso, testimonial del progetto berlusconiano di garantire cure gratuite agli animali domestici. La chiusura è riservata a lui, con tanto di slideshow con le foto in posa del candido cagnolino di Arcore. Programma che vai, target che miri. E Berlusconi, che sarà pure appannato sul fronte comunicativo ma qualcosa ancora la capisce, sa che il pubblico della domenica pomeriggio di Canale5 potrebbe essere sensibile al tema.

L’ora a disposizione è trascorsa, lenta e noiosa come un film cecoslovacco sottotitolato in tedesco, e l’ex premier si congeda tra l’affetto di una premurosissima D’Urso e le ovazioni del pubblico in studio. Politicamente irrilevante, l’ospitata berlusconiana a Domenica Live non lascia traccia neppure sul fronte comunicativo. Un ospite come un altro, persino più noioso dello schivo calciatore Zambrotta che lo aveva preceduto in poltrona. Vuoi vedere che ormai Berlusconi è diventato una Carmen Russo qualsiasi?

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