E anche per l’art. 416-ter l’inciucio PD-FI è rimasto saldo. L’attuale maggioranza parlamentare ha deciso di combattere la mafia con i buffetti. Delusi i cittadini, ma anche i magistrati.

A differenza di quanto riportato dal contraddittorio Favia su La7, il Procuratore aggiunto della DDA di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, si era schierato a favore della “demagogica” tesi portata avanti dal M5S sul 416-ter, ossia sul voto di scambio politico-mafioso. Forse così demagogica non era, come  invece sostenuto da molti deputati e senatori del PD-FI.

Il reato punito dall’articolo 416-ter del codice penale nel testo uscito dal Senato il 28 gennaio scorso prevedeva come pena edittale minimo 7 e massimo 12 anni (con i voti favorevoli di PD e M5S). Dopo l’incontro Renzi-Verdini e la salita al Colle di Berlusconi, il PD si è rimangiato il voto e alla Camera, insieme a FI, ha diminuito le pene a minimo 4 anni e massimo 10 anni. Oggi al Senato PD-FI hanno confermato.

L’attuale 416-ter non è la norma perfetta semplicemente perché per il politico continua ad essere conveniente delinquere. Come ribadito dal Procuratore Gratteri, “considerata la possibilità di essere giudicato con rito abbreviato (sconto di 1/3 di pena), la buona condotta in carcere (ogni anno 3 mesi in meno), dopo 2 anni, massimo 3 anni è fuori”. E stiamo parlando di uno dei reati più gravi della nostra epoca, che ha permesso di avere in Parlamento (e non solo) politici collusi con la mafia.

Inoltre, come ricordato dalla Montevecchi (M5S): “con una condanna fino a quattro anni non scatta l’interdizione perpetua dai pubblici uffici…e quindi il condannato potrebbe continuare la sua attività nei pubblici uffici, una volta trascorsa la pena”.  

Allo stesso tempo – precisano Gratteri e Di Matteo – occorrerebbe anche aumentare le pene del 416-bis per il reato di associazione mafiosa. Ad oggi non incute alcun timore nel mafioso perché sa che “starà in carcere 5 anni”, niente in confronto al potere acquisito e che ritroverà uscito dal carcere.

Siamo in una fase della politica nella quale abbiamo la possibilità di mandare segnali chiari e forti ai politici collusi con la mafia e alla mafia stessa. Non ci devono essere compromessi. Ci lamentiamo del ventennio appena trascorso e poi c’è chi è ancora disposto a fare accordi con FI, cioè con i compari di Dell’Utri e Cosentino (sotto processo per reati di carattere mafioso). In maniera subdola, come sempre negli ultimi anni, il PD nasconde il suo accordo con FI sfruttando le parole di Roberti, Procuratore Nazionale Antimafia (“la norma è perfetta”). In contrasto con la sua opinione, oltre a Gratteri, anche il sindaco di Bari ed ex magistrato Emiliano: “L’abbassamento della pena sul voto di scambio è un segnale orribile che non può essere scambiato con riforme di altra natura”.

30.000 cittadini hanno aderito alla campagna www.fuorilamafiadallostato.org inviando in totale oltre 2 milioni di email ai senatori Pd nelle quali chiedevano di sostenere l’emendamento del Movimento 5 Stelle per ripristinare le pene di 7 -12 anni per i politici collusi con le mafie. Non sono stati ascoltati. Il provvedimento è passato.

Non è demagogia, è guardare le cose per quelle che sono: un inciucio per tenere in piedi il patto sulle riforme fatto tra Renzi e Berlusconi. Il PD sembra cambiar faccia, quella di Renzi, ma continua inesorabilmente il suo declino. Riesce a perdere ancora una volta l’occasione di una svolta, rovinando l’Italia con le leggi volute da Berlusconi. 

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