In questi quattro anni, dalla sua scomparsa, ho spesso pensato a quello che avrebbe potuto ancora scrivere Edmondo Berselli. Ho provato ad immaginare con quali parole avrebbe descritto certi passaggi politici, istituzionali, ma anche sociali, sportivi o musicali. Perché Eddy, per gli amici, sapeva parlare di tutto ma non era un tuttologo. Era competente in ogni singola materia; mai generico ma sempre preciso come un tiro diretto, e fantasioso con quei tiri ad effetto che spiazzavano il lettore con ragionamenti raffinati e non certo scontati.

Lo stile di Berselli è certamente caratterizzato da una vivacità elegante e incisiva: la descrizione perfetta del contesto osservato da diverse angolature quelle non visibili ai superficiali.

Berselli era un vero Maestro che sapeva giocare in ogni ruolo con la capacità di chi riesce a stare in campo studiando la partita con abili schemi sempre vincenti. Attaccante di razza, ma anche un eccellente “libero” che poteva muoversi con la sua scrittura forte di una conoscenza tale che gli permetteva di citare, con disinvoltura, i classici sulla musica dei Beatles.

Come non pensare a quel suo sguardo sull’economia anticipando temi che sarebbero diventati di scottante attualità. Nel suo gioiello L’Economia Giusta, l’autore argomenta, autorevolmente, il diario di una crisi che avrebbe poco tempo dopo riempito le cronache mondiali, con la differenza che Berselli aveva già intuito le molte strade sbagliate che sono state poi percorse.

“Come per la moneta, c’è un’inflazione anche per il valore delle parole, che le logora e le svaluta a mano a mano che aumenta la loro circolazione”. Questa visione chiara e lucida si ritrova in ogni suo scritto con pensieri che presi singolarmente danno immediatamente il senso di ogni circostanza; ad esempio, quando, dalla parte dei più deboli, si chiede: “Può vivere bene, può lavorare con dignità un Paese spaccato a metà, in cui le due parti di guardano con diffidenza che spesso diventa sospetto, e talvolta rancore?” E come non pensare, alla vigilia di un’importante consultazione elettorale a parole, scritte all’alba degli anni novanta, dedicate alla crisi della rappresentanza?: “A malincuore, e con la consapevolezza che la condizione di questi partiti è tale da non autorizzare speranze troppo complesse, i cittadini italiani dovrebbero augurarsi un altro paradosso politico, e cioè che – per paura – i responsabili del degrado riescano a diventare i restauratori, gli autori dello sperpero i risanatori, gli scialacquatori della morale i moralizzatori. Per garantirsi una sopravvivenza è l’ultima strada che hanno di fronte.

Il Comitato “Amici di Edmondo Berselli”, che si è costituito nel dicembre del 2011, ha organizzato anche per quest’ anno due importanti eventi: il 17 aprile la presentazione, presso la casa Museo Enzo Ferrari di Modena, di Quel Gran pezzo dell’Italia, programma televisivo in sei puntate realizzato con le idee di Edmondo Berselli in onda su Rai 3 a partire dall’8 maggio.

Il 12 maggio, invece, al Teatro Fondazione San Carlo di Modena, vi sarà la presentazione del portale web con l’archivio completo delle sue opere.

Di Berselli mi mancano molte cose. Anche l’email che non gli ho mai scritto nell’attesa di un incontro che non c’è mai stato. Ogni anno, in questi giorni tutto si rinnova e lo “vengo a cercare”, come direbbe Battiato, tra le sue pagine con la speranza di trovare la frase giusta, da applicare a questa Italia ancora bella “nonostante tutto”. 

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