Chissà che capolavoro avrebbe potuto fare di questa storia Manuel Vazquez Montalban. E quanta ironia e irriverenza, lui che fu un gran tifoso del Barcellona. Ma questa storia è vera, o almeno così raccontano i giornali spagnoli ancora scioccati per l’accaduto. Nella notte è stato arrestato Juan Bautista Soler, ex presidente del Valencia. Soler è accusato di tentato rapimento nei confronti del suo successore alla guida del club, Vicente Soriano. L’imprenditore avrebbe affidato il colpo a un professionista, che però era intercettato. Il piano è saltato e Soler è finito in carcere. In attesa di processo è già stato messo ai domiciliari, ma non potrà avvicinarsi a più di 15 metri dal suo rivale. Vicino, ma non abbastanza per recarsi nell’ufficio di Soriano, che dista 20 metri da casa sua.

Il movente, come nei gialli più appassionanti, è di natura economica: Soriano era in ritardo con il pagamento delle quote societarie acquistate e avrebbe anche fatto un tentativo, a transazione effettuata, di tirare giù il prezzo. Soler, sull’orlo del lastrico, ha optato per la soluzione estrema nel disperato tentativo di recuperare i soldi. Soler non è esattamente il presidente più amato dai sei volte campioni di Spagna. Ma la sua storia racconta bene cosa è stata la crisi economica ai livelli più alti, in un paese e in un settore, quello edilizio, dove la contrazione si è fatta sentire in modo particolarmente feroce. Nato a Valencia 58 anni fa, guida un gruppo che in passato ha costruito importanti complessi residenziali nel sud del Paese. Era uno degli imprenditori più noti di Spagna dieci anni fa, quando si comprò la squadra della sua città. Si dimise quattro anni dopo senza grandi gioie da raccontare. A cavallo del nuovo millennio los Ches avevano vissuto la loro era degli eroi.

Nel 1999 Claudio Ranieri conquistava la Coppa del Re, un titolo che mancava da 19 anni nella Comunidad Valenciana. Poi fu la volta di Hector Cuper e infine di Rafa Benitez. Quella squadra era fenomenale: c’erano Mendieta e Claudio Lopez, Farinos e Angloma. Arrivarono due finali di Champions e due Liga assieme al trionfo in Uefa. L’organico era già stato in buona parte smantellato nell’autunno 2004, quando Soler forzò le dimissioni dell’allora presidente Ortì e prese il potere. Investì molto nell’utopia di poter continuare a competere con i Galacticos del Real e con il Barcellona. Arrivarono David Villa e Silva con gli italiani Di Vaio, Corradi e Tavano. Non i successi. Tra le prime operazioni ci fu la costruzione dello stadio, il Nuovo Mestalla. Annunciato nel 2006, l’avvenieristico impianto prevedeva oltre 73 posti a sedere.

Non è ancora terminato e non si sa nemmeno se terminerà. Il 12 marzo del 2008 Juan Baptista Soler rassegnava le dimissioni. I lavori dell’arena sono fermi dal 2009 per mancanza di soldi e il lungo stop rischia di danneggiare pure la parte di opera già completata. Il Valencia, nel frattempo, è entrato in una fase buia. Dall’addio di Soler alla guida del board si sono succeduti altri due uomini e nessuno di loro pare in grado di trovare un tappo sufficiente per coprire il maxi buco di bilancio lasciato in eredita da un passato glorioso e insostenibile. Le prestazioni negli anni sono rimaste di buon livello: le grandi del futbol spagnolo con i loro conti drogati sono ormai lontane anni luce, ma il Valencia ha sempre centrato le coppe. Ancora oggi è ai quarti di Europa League, anche se l’eliminazione con il Basilea appare a un passo. Peggio è andata a Juan Baptista Soler. Dal 2008, dal suo mesto addio al calcio, sono passati sei anni. Sei anni di recessione e di crediti non goduti dopo l’ex presidente è finito sulle prime pagine dei giornali come mandante di un sequestro da operetta.

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