Secondo turno per la scelta dei candidati alle Europee del Movimento 5 Stelle. La democrazia diretta grillina si trova di fronte all’ennesima prova, tra regole, risultati in ritardo e qualche inconveniente tecnico. A rendere più complesso il processo questa volta, anche le dinamiche territoriali tra gli “arrivisti” dell’ultimo minuto e chi viene accusato di “essere sconosciuto tra i militanti”. Gente piovuta dal cielo? Le accuse sono prontamente smentite anche se sul web si scatena l’attenta analisi dei singoli curriculum dei primi nomi. I venti più votati (e già automaticamente in lista) stanno procedendo con l’organizzazione della campagna elettorale. Francesco Attademo, eletto in Piemonte, ha fatto sapere di aver rifiutato l’invito a Ballarò per la prossima settimana, perché “sarà poi il gruppo a decidere”. Ma a preoccupare parlamentari e staff ora sono le crisi locali. In Sicilia, i meetup di Catania e provincia chiedono che vengano eliminati dalle candidature ufficiali i nomi sponsorizzati da alcuni parlamentari (Nuti e Di Vita). Una richiesta che nasconde un regolamento di conti interno, ma che è già arrivataanche in Parlamento. Secondo alcune fonti, un gruppo di eletti avrebbe richiesto un’assemblea congiunta per punire i deputati che hanno apertamente sostenuto una o l’altra candidatura. Polemiche anche in Emilia Romagna. La prima più votata è la bolognese Silvia Piccinini. Mentre al secondo turno non è arrivato nessuno di Bologna. E da Parma fanno sapere che uno dei nomi, Roberta Cecchin sarebbe sconosciuta al gruppo di attivisti.

Sicilia, polemiche sulle sponsorizzazioni di voto: “Chiediamo intervento parlamentari”
Il regolamento di conti dei meetup siciliani continua. Dopo le espulsioni dei senatori Francesco Campanelle e Fabrizio Bocchino in Parlamento (arrivate anche in seguito alla sfiducia del gruppo di Palermo), sul territorio non mancano i malumori tra le diverse fazioni. A creare problemi questa volta è stata l’elezione al primo turno per le Europee di Paola Sobbrio. I più critici sono andati a pescare direttamente nel suo passato, quando sembrava essere l’assessore designato per la renziana Annamaria Angileri, candidata a Marsala. Ma la vera polemica riguarda le sponsorizzazioni di voto arrivate direttamente da due deputati e due consiglieri regionali che non sono piaciute agli attivisti. “Durante la procedura di voto dei candidati alle elezioni europee del 31/03/2014”, si legge nel documento che il meetup di Catania sta cercando di far arrivare a Roma raccogliendo più firme possibili, “Riccardo Nuti, Claudia La Rocca, Giorgio Ciaccio e Giulia Di Vita hanno fornito indicazioni di voto nei confronti di alcuni candidati siciliani sui loro profili e fanpage personali di Facebook e su Twitter. Nonostante le numerose critiche scaturite da tali pubblicazioni, i portavoce hanno ritenuto opportuno non intervenire su questi “endorsement”, mantenendoli visibili per tutto il tempo ancora disponibile per la votazione”. E per questo chiedono l’intervento dei parlamentari in assemblea congiunta. A Roma intanto, il gruppo di senatori e deputati che chiede un incontro per parlare del caso Nuti si allarga. Al momento non c’è alcuna convocazione, ma la richiesta della base potrebbe cambiare gli equilibri.

Parma, bufera sul metodo. Gestore meetup “disconosce” la candidata Cecchin
L’altro punto di crisi è ancora una volta in Emilia Romagna. Dopo le perplessità espresse dallo stesso sindaco Pizzarotti sulle modalità di selezione, è la volta degli attivisti che mettono in dubbio i nomi scelti. L’attacco arriva dal presidente del gruppo parmigiano Andrea D’Alessandro, già candidato alle comunali e poi primo dei non eletti alla Camera alle politiche del 2013. Con una nota ufficiale diffusa sulla pagina Facebook di Parma in Movimento, D’Alessandro lancia una stoccata alla candidata Roberta Cecchin, dopo avere appreso i nomi di chi ha passato il secondo turno alle votazioni: “Ci tengo a precisare, in qualità di gestore del meetup di Parma e iscritto di Parma in MoVimento – scrive il presidente – che la candidata Cecchin che scrive nel suo profilo ‘collaboro nel mio piccolo da tempo con il gruppo di Parma”, ha partecipato alla nostre attività saltuariamente solo nel 2012 come verificabile dal suo profilo meetup e in nessun modo ha aiutato o collaborato attivamente con il gruppo di attivisti di Parma”. Sotto il post, altri attivisti del Movimento confermano le affermazioni di D’Alessandro. “Non è una socia di PIM (Parma in Movimento) e noi non l’abbiamo mai vista”, aggiungono altri, rinfocolando le polemiche.

Nei giorni scorsi era stato proprio il sindaco Pizzarotti a sollevare le criticità sul metodo di selezione dei candidati, parlando del pericolo di ritrovarsi persone poco attive o poco conosciute dal gruppo nel territorio. Stessa critica mossa anche dal capogruppo in consiglio comunale Marco Bosi, che sul suo blog aveva paventato il medesimo rischio: “Quando ho avuto accesso al portale per valutare i candidati sono rimasto sbalordito: 33 solo nella provincia di Parma, molti dei quali non hanno mai partecipato alle attività del meetup di Parma o di quelli della provincia – aveva scritto all’indomani delle votazioni – È questo il Movimento 5 Stelle che vogliamo? Il Movimento prima ancora che stare sulla rete sta nelle piazze, si incontra e si confronta, fa un percorso che permette ai suoi attivisti di formarsi e maturare”. Per questo Bosi aveva esplicitato pubblicamente due dei suoi voti: Francesco Rossi, ex assessore di una lista civica del Comune di Fornovo che ha passato la prima selezione insieme alla Cecchin, e Peppe Carpentieri, attivista della prima ora a Parma e membro del Movimento ancora prima di tanti consiglieri che oggi siedono nella maggioranza del palazzo comunale. Nonostante sia una delle persone più conosciute tra i Cinque stelle del territorio però, Carpentieri non è stato scelto al primo turno. Qualche dubbi anche per l’altro potenziale candidato dal parmense, Francesco Rossi: nonostante le sue passate collaborazioni con i consiglieri regionali M5s per questioni ambientali del territorio, qualche attivista punta il dito su una sua possibile vicinanza al Pd.

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