Si allarga il fronte degli investitori stranieri di Mps. Dopo l’ingresso nel capitale della banca senese di Blackrock, la Fondazione cede per poco più di 180 milioni il 6,5% del Monte dei Paschi di Siena ai fondi Fintech Advisory Inc (4,5%) e BTG Pactual Europe (2%). A Palazzo Sansedoni, che fino a tre anni fa aveva in mano il 51% di Mps, resta appena il 5,5% dell’istituto di credito. Ma l’ente presieduto da Antonella Mansi gioca un’ultima carta per tentare di avere un peso anche in futuro sulla banca guidata da Fabrizio Viola: la Fondazione ha infatti stretto un patto di ferro con i nuovi soci per la gestione congiunta di una quota del 9% di Rocca Salimbeni.

I dettagli dell’intesa che legherà l’ente, per il 2,5% di Mps, ai due nuovi soci non sono ancora noti: verranno diffusi fra cinque giorni e saranno sottoposti al via libera del ministero dell’Economia e di Bankitalia. Ma è evidente sin da subito che l’accordo, siglato per “contribuire alla stabilità dell’assetto societario” e “preservare il significativo legame con il territorio”, darà più peso all’investimento dei due fondi già noti in Italia perché come Blackrock hanno interessi nella partita Telecom Italia: Fintech Advisory, con sede a New York, è infatti la società di David Martinez Guzmàn, il finanziere messicano che ha comprato Telecom Argentina a prezzi stracciati proprio mentre Blackrock partecipava, con corsia privilegiata, al prestito obbligazionario covertendo di Telecom; BTG Pactual Europe, basata a Londra, è invece capofila di una gruppo di investitori interessati a comprare Tim Brasil da Telecom Italia.

Intanto la Fondazione non esclude ulteriori cessioni, ma si impegna a mantenere “il 2,5% che è sicuramente la quota con cui parteciperemo all’aumento di capitale” come ha spiegato la presidente Mansi facendo riferimento alla ricapitalizzazione da 3 miliardi che la banca ha in programma dopo il 12 maggio. “In questa fase poter pensare di avere ancora una partecipazione in banca Mps è in assoluto il più grande lusso che noi abbiamo e di cui dobbiamo avere piena consapevolezza” ha aggiunto il presidente che nell’intesa con i nuovi soci ha fissato, oltre a delle regole di gestione congiunta sulla quota del 9%, anche dei limiti alla cessione delle rispettive quote(lock­up). Per la Mansi l’operazione realizzata é “qualcosa in più di una vendita perché abbiamo dato un futuro e delle fondamenta solide all’ente”. Forse anche un esempio per il mondo delle Fondazioni attaccato su più fronti.

Non a caso il lavoro fatto da Palazzo Sansedoni ha anche incassato la benedizione del presidente della Fondazione Cariplo e dell’Acri, Giuseppe Guzzetti, che ha elogiato l’operato della Fondazione senese che “sta operando bene salvaguardando il suo patrimonio”. Con la progressiva cessione di azioni Mps, la Fondazione, che punta a “creare condizioni di redditività sufficiente per poter fare le erogazioni”, è riuscita a ripagare i propri debiti e a raccogliere il denaro necessario per partecipare all’imminente aumento di capitale delle banca presieduta da Alessandro Profumo.

Un’operazione sostanzialmente di successo, insomma, che non solo ha evitato il fallimento dell’ente, ma gli ha anche permesso di giocare ancora un ruolo nella stanza dei bottoni della banca. Tuttavia sull’intera cessione, avvenuta a prezzi vicini a quelli di bilancio e quindi senza grossi scossoni per l’ente, c’è l’ombra di un’indagine della Consob sulle movimentazioni del titolo fra il 5 e il 18 marzo scorso. Nell’ambito dell’inchiesta, la sede dell’ente è stata perquisita il 26 marzo dalla Guardia di Finanza sull’ipotesi di insider trading, ovvero abuso di informazioni privilegiate allo scopo di influenzare l’andamento del titolo in Borsa.

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