La procura di Bologna ha chiesto il rinvio a giudizio per 13 attivisti del Cua, il Collettivo universitario autonomo, che il 27 novembre del 2012, durante una manifestazione non autorizzata, irruppero nel Rettorato di Bologna e costrinsero con violenza il rettore Ivano Dionigi ad indossare un cartello con la scritta “Ivano Dionigi non vuole mettere i soldi”. Quel giorno i giovani del Cua interruppero il consiglio di amministrazione dell’Ateneo. Uno degli studenti cercò appunto di mettere al collo del Rettore il cartello. “Le mani addosso no!” sbottò Dionigi, oggi parte lesa nel procedimento. Il consiglio fu interrotto mentre gli studenti urlavano slogan contro i tagli. Il Pm Antonello Gustapane, che ha coordinato l’inchiesta della Digos, formula per due dei tredici l’accusa in concorso di manifestazione non autorizzata. Per tutti invece c’è l’accusa, sempre in concorso, di interruzione di pubblico servizio, di violenza privata aggravata, oltre che di esplosioni pericolose e imbrattamento per il lancio di uova contro i muri dell’ufficio scolastico regionale e dell’Unibo Store, e l’uso di tre grossi petardi in via Zamboni. “E’ stata un’azione oggettivamente violenta nel suo complesso che non poteva rimanere senza conseguenze”, ha spiegato il Procuratore aggiunto Valter Giovannini, portavoce della Procura.

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