Derubato dalla nascita. Il fiocco azzurro non è durato tre giorni appeso al portone di casa: qualche scellerato ha ben pensato di strapparlo. Ignobile atto teppistico nel cuore di Roma: dalla Grande Bellezza all’Immensa Schifezza.
Il furto al piccolo A. sembra poca cosa rispetto alle tragedie quotidiane del Belpaese contemporaneo, ma è emblematica nel rivelare il dilagare di un atteggiamento vandalistico, volgare e distruttivo che sta invadendo la Capitale. E non nelle zone periferiche, certe “borgate” tradizionalmente infarcite di personaggi loro malgrado ridotti ai limiti della legalità e del degrado. Il furto del fiocco di A. si è consumato a San Lorenzo, storico quartiere romano nobilitato dalla Resistenza antifascista, oggi animato dagli studenti universitari per la vicinanza a La Sapienza e che spesso corrispondono a giovani socio-civilmente impegnati, rigorosamente sinistrorsi. Nella leggendaria Via dei Volsci campeggiano ambienti che profumano di battaglie contro le ingiustizie e i soprusi, ad esempio la sede di RadiOndaRossa, “frutto del decennio rosso ’68-’77”, che ha trovato nell’ambiente “caldo e sensuale” di San Lorenzo il luogo adatto per esprimersi.
Nel quartiere sembra respirarsi aria di “stiamo uniti in difesa dei più deboli, ma egualmente aventi diritto”, eppure sempre più spesso gesti di violenza profonda, di cattiveria vera e propria irrompono, di giorno e di notte. Che “bisogno” reale c’era di strappare il fiocco del gioioso annuncio della nascita di un bambino? Non porta soldi, né gloria: un trofeo inutile a chi se lo conquista, un’amarezza frustrante a chi lo subisce. E non solo: in particolare il fiocco di A. apparteneva alla famiglia, essendo quello esposto anni orsono alla nascita dello zio del piccolo. Dunque un ricordo prezioso, un dono che passava “di madre in figlia”, da nonna a neo-mamma. Che schifo.
Lo spiega bene la mamma di A.: “San Lorenzo era un quartiere popolare, famoso per la solidarietà. Ora per lo più patria di ragazzi in cerca di sballo a poco prezzo, stracolmo di finte frutterie che vendono alcolici tutta la notte, assembramenti umani di incivili che fanno chiasso fino all’alba, spaccio di sostanze. Il furto è frutto di questa decadenza. Le forze dell’ordine, chiamate continuamente dai residenti esasperati, qui non arrivano più per non disturbare la criminalità che gestisce i locali e lo spaccio. La chiamano “movida” a me sembra solo degrado”.
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