Sono combattuto: fare la “grana” sul Papa (mi) fa schifo? Me lo domando da giorni, da quando in tutte le edicole e per una tiratura di mezzo milione di copie è uscito l’ultimo, pregevolissimo prodottino Mondadori dal titolo Il mio Papa, un settimanale patinato che intende raccontare, in una sorta di fenomenologia da Novella 2000, vita, opere, miracoli, vecchi fidanzamenti, nuove passioni, di questo stravagante ed eclettico Bergoglio. Nella catena di comando Mondadori non dev’essere sfuggito un dato assolutamente concreto e che ci riporta allo sprofondo economico di una città come Roma, a un default sostanzialmente accertato al quale l’iniezione statale, nell’ordine di 570 milioni generosamente versati, potrebbe sortire l’effetto di un brodino senza sapore.

L’unica cosa che “marcia” attualmente a Roma è lui, il simpaticissimo Francesco. Lo dicono i numeri, gli ingressi in città da quando è stato nominato Pontefice. Da tutto il mondo si vuole venire a Roma per vederlo, ma non solo. Si è messo in moto anche un movimento esclusivamente fisico, che va oltre l’idea di miracolo. Si parte da un atollo sperduto del mondo con la speranza concreta addirittura di “toccarlo”, abbracciarlo fisicamente e da lui essere muscolarmente ricambiato. Capite vero? Un’autentica rivoluzione (non è un caso che “Il mio Papa” esca in edicola proprio il mercoledì, la giornata in cui Francesco riceve in udienza generale e, se gli gira, si sgranchisce le gambe intorno alla Basilica tra lo stupore generale).

È anche vero che oggi i turisti arrivano a Roma disponendosi a una minima spesa, mangiando esclusivamente al sacco, camminando incessantemente, ma perdiana, si dovrà pur dormire da qualche parte, la sera una amatriciana o una carbonara andrà pur spazzolata, insomma se c’è un aspetto che attualmente nella Città Eterna registra un clamoroso più, è la voce attiva “Papa Bergoglio”.

Ecco, si diceva che a Mondadori qualche orecchio fino deve aver percepito un certo elemento di suggestione, messo nero su bianco quattro conti, immaginato che l’attenzione spasmodica che gira intorno a questo nuovo Pontefice potesse produrre addirittura il prodigio di una pubblicazione tagliata su di lui. E così è stato, con il che formalizzare che si può fare tranquillamente la “grana” su un Papa vivo, anziché celebrarne uno morto. E del resto, di vivi e contemporanei adesso ce ne sono ben due, Ratzinger e Francesco.

Non è cosa da poco e soprattutto ribalta il concetto che si debba necessariamente aspettare l’aldilà per celebrare la memoria del de cuius, come per esempio si è sempre fatto con i grandi personaggi della storia. In questo caso, Papa Francesco rivive da vivo, splendido caso di scuola che autorizzerebbe a toccarsi, se non fosse un po’ cafone e assai poco cristiano.

Sui santi tutti ci marciano da tempo immemorabile e l’industria miliardaria che gira, per esempio, intorno a Padre Pio ha più o meno il Pil del Belgio. Parliamo naturalmente sempre di un morto, e che morto, su cui però sarebbe consigliato non approfittarsi. Capitò anni fa, che a una banda di profittatori a buon mercato venisse l’idea meravigliosa di aprire una sala Bingo a San Giovanni Rotondo. Il ragionamento era suggestivo ancorché spericolato: se anche solo una minima percentuale di quelli che sbarcano da queste parti si gioca un soldino, noi svolteremo. Ebbene, la conclusione fu che i quattro vennero additati come ignobili speculatori di credulità altrui, per cui ricacciarsi in gola lo sterco del diavolo che ne aveva animato le intenzioni. Fallirono e quella sala Bingo chiuse.

Ecco, non si augurerà qui la medesima sorte al prodottino Mondadori, ma certo un profumino di speculazione celeste si spande nell’aere. E papa Francesco ha già fatto sapere che certe idealizzazioni gli piacciono poco. Regolatevi voi…

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