«Donne anarchiche ce ne sono sempre state tante e fin dall’inizio della lunga storia dell’anarchismo. Donne che, sostenendo ideali di giustizia sociale e libertà individuale, hanno compiuto una scelta forte e impegnativa, tanto da farne per molte di loro il tratto distintivo della propria esistenza. Alcune sono diventate altrettanto famose di alcuni personaggi anarchici maschili, altre hanno raggiunto una certa notorietà solo nel luogo e nell’epoca in cui hanno agito, altre ancora sono state semplici militanti, come molti anarchici uomini, altre sono state libertarie o hanno simpatizzato per le idee dell’anarchia e altre ancora sono state anarchiche “solitarie” senza aderire in modo specifico al movimento anarchico propriamente detto. Nonostante ciò ancora oggi sono poco conosciute o in gran parte dimenticate. L’osservazione per cui anche la storia dell’anarchismo sia stata per lungo tempo declinata al maschile, può essere una prima risposta alla lacuna nei confronti della presenza femminile. E anche quando in passato la storiografia ha prestato attenzione a queste donne, ne ha parlato limitandosi a descriverle nel ruolo comprimario di solidale, figlia, moglie o compagna, seguendo una certa iconografia stereotipata, presente anche in molta memorialistica anarchica. Certo, fu anche questo, ma non soltanto e non solo».

Così inizia il libro di Lorenzo Pezzica Anarchiche, sottotitolo Donne Ribelli del Novecento. Un libro (come sottolinea, nella prefazione, Ida Faré, insegna antropologia del quotidiano al Politecnico di Milano) che racconta di «donne dalle vite vagabonde che spaziano dall’Europa agli Stati Uniti, all’America Latina, sono legate da una rete che incarna davvero la canzone anarchica per cui “nostra patria è il mondo intero, nostra legge è la libertà”, sono denunciate, imprigionate, esiliate, una di loro, Noe Ito, viene picchiata e uccisa insieme al suo compagno».

Ed ecco i ritratti di quindici donne straordinarie. Alcune sono conosciute anche al di fuori dell’ambito anarchico come Maria Luisa Berneri (1918-1949), instancabile scrittrice (è nelle redazioni di importanti periodici libertari come Spain and the WorldWar CommentaryFreedom) e conferenziera, figlia di Camillo Berneri ucciso dagli stalinisti spagnoli nel 1937 a Barcellona, o Emma Goldman (1869-1940). Goldman, come scrive Pezzica, «rappresenta ancora oggi una delle voci più importanti del movimento anarchico internazionale e anarcofemminista. La sua vita è uno degli esempi più significativi del rapporto fra sfera personale e ambito pubblico che va ben oltre una coerente militanza, e riguarda il rapporto politica-vita come nodo principale».

Senza dimenticare Luce Fabbri (1908-2000) che, come sottolinea Pezzica, «è oggi considerata una tra le figure intellettuali più significative dell’anarchismo italiano e internazionale del Novecento».

Insomma, Pezzica ci racconta con la puntualità dell’archivista e dello storico (collaboratore della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, del Centro studi libertari/Archivio Giueseppe Pinelli e della Fondazione Anna Kuliscioff) la vita avventurosa e troppe volte drammatica di quindici donne che hanno segnato la storia dell’anarchismo, ma non solo.

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