Un nuovo centro commerciale in una delle aree più edificate di Parma in cambio di un asilo nido in città a costo zero. E’ solo una possibilità, ma basta a sollevare un polverone intorno alla giunta Cinque stelle di Federico Pizzarotti. All’attacco c’è l’opposizione in consiglio comunale, i gruppi Pd, Parma Unita, Pci e Altra politica che puntano il dito contro le promesse tradite dell’amministrazione, che si era insediata con la promessa di dire basta ai centri commerciali e al consumo di suolo.

Voci non smentite dalla giunta danno invece per certo un dialogo con la società immobiliare proprietaria del Parma Shopping Park, un’area già costruita da anni nella zona nord della città, intorno a Ugozzolo e quindi a due passi dall’inceneritore, dall’Ikea e dal maxi centro commerciale appena inaugurato Parma Retail. Qui da anni sono stati edificati magazzini e capannoni artigianali, a cui ora la proprietà chiede di aggiungere superfici commerciali per aprire l’ennesimo centro commerciale. In cambio della variante urbanistica, si impegnerebbe a costruire un nuovo complesso scolastico e acquisterebbe un’area edificabile della stessa dimensione del centro commerciale, per poi chiederne la conversione in area agricola. Con la conseguenza però, di trasformare la zona nord della città in un aggregato di maxi centri commerciali.

“Non siamo davanti a un’eredità del passato o al completamento di un’opera già avviata – spiega Fabrizio Pezzuto di Parma Unita, che con il capogruppo Roberto Ghiretti aveva per primo sollevato la questione. Questa è una scelta su una situazione nuova che impatterà pesantemente sull’area dal punto di vista ambientale e sull’equilibrio commerciale della città”. Di fronte a questa possibilità sono insorte infatti le associazioni di categoria Ascom e Confesercenti, che hanno definito il progetto “una follia” che andrebbe a compromettere per sempre la sopravvivenza degli operatori della città ducale, già in gravi difficoltà. Per questo la minoranza chiede chiarezza al sindaco Pizzarotti sulla questione.

E’ vero infatti che per ora non ci sono atti scritti né delibere, ma la giunta non ha negato siano in corso trattative, anche se in un consiglio comunale aveva garantito che non avrebbe fatto concessioni per nuovi spazi commerciali. L’assessore all’Urbanistica Michele Alinovi ha specificato che “non c’è alcun atto amministrativo”, ma che “sono in corso interlocuzioni, com’è doveroso che sia, tese ad affrontare il problema di uno dei tanti interventi edilizi bloccati e luogo di potenziale o reale degrado urbanistico all’interno del territorio”. Il presidente della commissione Urbanistica dei Cinque stelle Roberto Furfaro però ha difeso l’ipotesi dello scambio, definendola “un passo importante nella direzione della diminuzione dell’espansione urbana”. E questo è bastato all’opposizione per capire che il dialogo con la società proprietaria dell’area è più che aperto: “Non si sarebbe nemmeno dovuti arrivare alla trattativa – ha attaccato Maria Teresa Guarnieri di Altra politica. Non c’è coerenza negli ideali con cui i Cinque stelle si sono insediati, non c’è rispetto del consiglio comunale e dei cittadini”.

L’area su cui sorgerebbe il nuovo centro commerciale ha esaurito la superficie per la media e la grande distribuzione commerciale con l’arrivo dell’Ikea, e la nascita di una nuova struttura sforerebbe i limiti imposti dal piano commerciale approvato in Provincia e Regione. A differenza di altre aree commerciali frutto delle scelte delle ex giunte di centrodestra però, in questo caso non ci sono abusi edilizi da sanare, “quindi fare questa variante equivale a una scelta precisa dell’amministrazione” affermano Massimo Iotti e Nicola Dall’Olio del Pd. Il rischio, secondo l’opposizione, è che ci si trovi di nuovo di fronte all’urbanistica “contrattata” del passato, in cui, in un momento di crisi di risorse, chi ha disponibilità propone opere pubbliche in cambio del soddisfacimento di propri interessi privati. “Ma l’unico interesse – concludono – è quello dell’operatore privato, mentre c’è la paralisi totale sulle scelte che dovrebbe fare un’amministrazione”.

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