L’Italia è il primo mercato di beni di lusso in Europa, il sesto consumatore al mondo di champagne e ha oltre il 5% della ricchezza del pianeta. Ma si tiene stretta un altro triste record: un’evasione fiscale che incide sul 27% delle entrate fiscali. Un caso unico al mondo, quello italiano, a cui si è potuti arrivare soltanto grazie alla complicità dei governi, disposti a tutto pur di aiutare a evadere i lavoratori autonomi, che considerando anche i familiari rappresentano un bacino elettorale prezioso da oltre 10 milioni di voti. E la medaglia d’oro va a Silvio Berlusconi, che con l’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha cancellato i tentativi della sinistra di combattere l’evasione.

“In tutti i governi di centrodestra sale la differenza tra pressione fiscale apparente ed effettiva, l’indicatore più utilizzato per misurare l’evasione fiscale, mentre con i governi di centrosinistra succede il contrario”, afferma Stefano Liviadiotti, giornalista de L’Espresso, che nel libro “Ladri, gli evasori e i politici che li proteggono” edito da Bompiani ha ricostruito il legame tra governi ed evasione, arrivando alla conclusione che “il campione è senza dubbio Berlusconi”.

La sinistra cerca di combattere l’evasione, B. passa un colpo di spugna
Decisivo contro la lotta all’evasione è stato il maxi condono del 2002-2004, “che ha regalato dieci anni dopo 4 miliardi di euro ai furbetti della dichiarazione”, spiega Liviadiotti. “Passati due anni, Romano Prodi ha introdotto con Pierluigi Bersani l’obbligo per i liberi professionisti di pagamento tracciato e di versamento in un fondo dedicato. Provvedimenti che, quando sono stati introdotti nel 2006, hanno portato a una crescita del Pil del 3,9% e a un aumento dell’imposta sul reddito dei lavoratori autonomi pari al 12,1 per cento. Ma Tremonti ha presto fatto saltare queste norme e nel 2008 il Pil è cresciuto soltanto dell’1,35%, mentre l’imposta sul reddito dei lavoratori autonomi è scesa del 2,97 per cento”.

Il voto dei lavoratori autonomi, però, non interessa soltanto al centrodestra. “Tutti i partiti stanno molto attenti perché sanno che si tratta di voti preziosi e stanare gli evasori vuol dire perdere il loro consenso”, prosegue il giornalista. “La conferma è stata la reazione al redditometro, annunciato dall’Agenzia delle entrate nel 2013: l’allora premier Mario Monti parlò di una bomba a orologeria piazzata da Berlusconi sotto Palazzo Chigi, mentre Bersani prese subito le distanze per non perdere voti e Beppe Grillo incitò le folle a dare direttamente fuoco a Equitalia“. Non è da escludere neanche l’attuale presidente del Consiglio, Enrico Letta, che poco più tardi finì per far saltare la famigerata Imu.

Il M5s scalza il centrodestra e diventa il partito preferito dagli evasori
Ed è proprio il Movimento 5 Stelle che a un certo punto è diventato il “partito di riferimento” degli evasori. “Nel 2008 il 56,7% di imprenditori e liberi professionisti ha votato il centrodestra e al centrosinistra è andato il 34,4% dei voti. Berlusconi, però, è stato poi costretto ad appoggiare Monti, che ha basato per due terzi il suo programma su aumenti di tasse. Ed è qui che commercianti e liberi professionisti si sono sentiti traditi dal Cavaliere e hanno votato per Grillo. Nel 2013, infatti, il 25% degli imprenditori ha votato per il M5s, il 23% per il centrosinistra e solo il 17% dei consensi è andato al centrodestra”.

I regali dei politici hanno portato a un’evasione stimata in Italia di 180,2 miliardi all’anno, circa un quinto dei soldi sottratti al Fisco in tutta Europa. “Nel 2009 (ultimo dato disponibile) gli italiani hanno speso 918 miliardi ma ne hanno dichiarati solo 732 miliardi lordi”, spiega Liviadiotti, precisando che – per fare alcuni esempi – “solo considerando la mancata emissione degli scontrini (e non considerando i prezzi gonfiati), i dentisti evadono 639 milioni, gli avvocati 387 milioni e gli idraulici 312 milioni”. Un fenomeno che danneggia prima di tutto gli italiani dipendenti e i pensionati, che “pagano 3.200 euro all’anno a causa dell’evasione”. Secondo Confindustria, infatti, se tutti pagassero le tasse gli italiani dovrebbero al Fisco il 16% in meno.

518 italiani dichiarano meno di 20mila euro, ma possiedono un jet privato
Tutto questo avviene sotto gli occhi del Fisco, “consapevole che 518 persone dichiarano meno di 20mila euro l’anno e possiedono un jet privato: è quindi chiaro che manca la volontà di lottare l’evasione”, aggiunge il giornalista. Ben diverso è quanto accade negli Stati Uniti, dove il rapporto tra richezza e reddito è di otto a uno, mentre in Italia è di cinque a uno. “Se avessimo i controlli del Fisco severi come negli Stati Uniti avremmo 56 miliardi di gettito in più all’anno”, conclude Liviadiotti, sottolineando che “i lavoratori autonomi italiani sono 5 milioni e i controlli annuali solo 200mila. Quindi un imprenditore sa di poter essere beccato una volta ogni 25 anni. E anche in questo caso non succede nulla. Su 50mila evasori denunciati tra il 2005 e il 2010, infatti, ci sono stati meno di mille arresti”.

Il seguente grafico, tratto dal libro, mostra come è variata negli anni la forbice tra pressione fiscale apparente ed effettiva, ovvero un indicatore usato dagli economisti per misurare l’evasione

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