Collegio uninominale, unico nazionale o intermedio? Proseguono le discussioni sulla legge elettorale, e mentre Forza Italia e Partito democratico cercano l’accordo tra Parlamento e incontri a margine, il Movimento 5 Stelle continua per la sua strada in rete. Parte oggi il secondo referendum online per scegliere il tipo di collegio del sistema di voto. Gli iscritti certificati votano per il secondo punto, dopo la scelta tra proporzionale e maggioritario che ha visto prevalere il proporzionale: quello che riguarda i collegi. Come l’altra volta, sarà possibile votare dalle 10 alle 19. Il professor Aldo Giannulli, in un video, argomenta i pro e i contro delle tre possibilità e ha risposto alle domande durante l’ultima settimana sul suo blog e via mail. Dal sito di Beppe Grillo è possibile vedere o rivedere la registrazione prima del voto.

Arriva così il terzo esperimento di democrazia diretta per il Movimento 5 Stelle. Il primo richiamo alle urne virtuali era stato due settimane fa, per decidere se sostenere o meno l’emendamento al ddl depenalizzazioni per l’abolizione del reato di immigrazione clandestina. La seconda consultazione invece è stata dedicata alla discussione sulla legge elettorale: volete un sistema maggioritario o proporzionale? Gli iscritti votanti, circa 30mila, hanno scelto la seconda opzione. 

Il Movimento 5 Stelle in Parlamento aveva già presentato due disegni di legge a proposito della riforma del sistema di voto. Il primo in Senato per il Parlamento pulito e che chiedeva la non ammissione dei condannati nelle liste, mentre il secondo depositato a Montecitorio e che proponeva un sistema elettorale proporzionale a circoscrizioni piccole e con distribuzione dei seggi secondo il metodo D’Hondt. Ma i fondatori Grillo e Casaleggio hanno ritenuto più corretto chiedere l’opinione della base per avere un testo da portare a firma 5 Stelle e che fosse il più possibile espressione della rete. Dopo la decisione di procedere con il proporzionale, nel corso di questa consultazione dovranno esprimersi sul tipo di collegio. I pregi e i difetti sono spiegati dal professore Giannuli: “Abbiamo due estremi”, dice nel video di presentazione, “il collegio uninominale con un solo candidato (come in Inghilterra) oppure il collegio a livello nazionale che comprende tutti i candidati (Israele). Tante invece le soluzioni intermedie“. C’è da smentire, continua il professore, l’idea che i sistemi proporzionali debbano andare per forza con il sistema su lista e non con l’uninominale. “Da valutare sono invece le diverse opportunità: il collegio con un candidato permette di avere deputati espressione del territorio, ma anche molto legati alle dinamiche locali e facilmente influenzabili dalla criminalità. Mentre il collegio unico nazionale permette di esprimere una classe dirigente di più alto livello culturale, ma poco legate alla zona di elezione. Le versioni intermedie invece, dipendono dal sistema elettorale e alla redistribuzione dei seggi”. La decisione degli iscritti a 5 stelle sarà comunicata in serata sul blog di Grillo.

La linea ufficiale è quella di non aprire alle discussioni con Renzi per modificare il testo base voluto da Pd e Forza Italia. I parlamentari continuano ad essere convinti dell’importanza di consultare la rete, ma i più critici soffrono la mancanza di dialogo con le altre forze politiche. Così Lorenzo Battista, senatore 5 Stelle a SkyTg24 ha dichiarato: “Sul non partecipare alla discussione sulla legge elettorale mi sono trovato un po’ in disaccordo con i miei colleghi. Dal momento in cui Matteo Renzi fa una proposta, con tre modelli sui quali iniziare un discorso, se il giorno dopo c’è un post di Grillo in cui risponde con una pernacchia, lì non esiste nessuna discussione”. E ha concluso: “Diciamo sempre che le leggi vanno fatte in Parlamento – ha proseguito il senatore – ma nulla vietava che i nostri capigruppo chiedessero a Renzi di venire in Parlamento. Almeno iniziare così una discussione, un confronto, poi si poteva arrivare ad un nulla di fatto. Io sono sempre per andare a sentire cosa ha da dire l’avversario fare le nostre proposte e magari metterlo in difficoltà. Dubito che Renzi ci avrebbe detto di sì se noi gli avessimo proposto i tre punti del ‘Parlamento pulito‘”.

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