A quasi un anno di distanza dal debutto sotto le due Torri (era il febbraio del 2013) Marco Travaglio torna a Bologna con il suo “È Stato la Mafia”, in programma sabato 11 gennaio al Teatro Duse. La storia è tristemente nota, e traccia l’arco temporale che inaugurato dalle bombe del ’92 e ’93 arriva fino ai giorni nostri: una sequenza di eventi che, come fotogrammi concatenati, ricostruiscono la visione d’insieme tristemente nitida del noir italico. E lo fa con una visione riveduta e corretta dello spettacolo teatrale che lo ha visto impegnato nel corso di tutto il 2013 in oltre venti città italiane, chè di acqua sotto i ponti ne è passata. Allora si era alla vigilia delle elezioni politiche, che avrebbero condotto all’epilogo del governo Letta delle larghe intese: l’ennesima e desolante riproposizione, nelle liste, degli impresentabili eligendi, compromessi e ricattabili, a rassicurare il mondo della criminalità.

Poi le condanne e la decadenza di Berlusconi, simbolo sommo di quella trattativa Stato-mafia intimamente legata alla scena politica italiana: trattativa reale e non presunta, al netto del rassicurante aggettivo con cui la maggior parte degli organi di informazione smercia la notizia. Uno dei motivi per cui Travaglio ha voluto fortemente la realizzazione dello spettacolo. “Non si comprende perché” dice Travaglio “si continui a parlare di ‘presunta’ trattativa, quando nelle deposizioni i protagonisti dell’una e dell’altra parte parlano limpidamente di trattativa. Un paradossale rovesciamento delle parole di Pasolini sulle stragi, che muta il celebre ‘io so ma non ho le prove’ nella situazione opposta: abbiamo le prove dei fatti ma non sappiamo, perché chi dovrebbe farci sapere continua a confondere le acque”. Un oggi che assomiglia tristemente a quella fase di trapasso che vent’anni fa squarciò il cielo con il rumore delle bombe, e che merita ancora una volta di essere raccontata.

Ancora una volta Travaglio è accompagnato sul palco dalle musiche dal vivo di Valentino Corvino, mentre Isabella Ferrari, sua compagna di scena per oltre due anni, passa il testimone all’attrice Valentina Lodovini. E a fare da contrappunto al monologo del giornalista i testi di Gaber, Pasolini, Calamandrei, Pertini e Flaiano: parole sulla buona politica, quella che rifiuta ogni trattativa e compromesso con il malaffare, testi che riletti a distanza di anni risuonano di drammatica autenticità e riscuotono le coscienze dal rischio sempre incombente dell’apatia e della morte dell’indignazione.

Per informazioni e biglietti si rimanda al sito www.teatrodusebologna.it.

 

 

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