Talmente «sporche» da essere inagibili. O meglio, da mettere a rischio la sicurezza dei bambini. E quindi chiuse preventivamente. Sta accadendo nella provincia di Venezia, dove a rischio chiusura nelle prossime settimane potrebbero essere una settantina di scuole, tra elementari e scuole dell’infanzia. Il primo portone sbarrato, però, c’è stato venerdì mattina: l’istituto comprensivo Grimani di Marghera, che comprende i plessi di scuola elementare Grimani e Visintini e le scuola dell’infanzia Giovanni Paolo I e Collodi per più di 1000 bambini rimarrà chiuso fino a martedì prossimo. Ad annunciarlo giovedì a genitori, docenti, al personale Ata ma anche agli uffici preposti del Comune di Venezia è stato il dirigente scolastico, Claudio Marangon.

«Alla ripresa dell’attività didattica dopo la pausa natalizia ci siamo trovati di fronte ad una situazione di criticità grave del servizio di pulizia, che in questi giorni non è stato effettuato come stabilito – spiega Marangon -l’entità del disservizio per il quale si sta valutando l’ipotesi di rivalersi nei confronti della ditta appaltatrice è tale che pur consapevoli dell’inevitabile disagio, siamo costretti a disporre la sospensione delle attività didattiche dalla giornata di domani (oggi ndr) fino a lunedì 13 compreso e, comunque, fino a comunicazione ufficiale della ripresa dell’attività». Il problema, insomma, è che la scuola non viene pulita abbastanza dal servizio di pulizia, che nell’ultimo appalto è stato affidato a Manutencoop e quindi il preside ha preferito lasciare a casa i piccoli, piuttosto che rischiare sulla loro pelle.

«Penso che sia stato un atto coraggioso – dice Angelo Pietrobon, rappresentante dei genitori nella scuola in questione – il preside lo fa per tutelare i bambini e questo è certamente anche nell’interesse delle famiglie. Chiediamo anche noi che venga risolta la situazione, se le scuole non sono pulite, qualcosa dev’essere fatto dalle istituzioni per risolvere l’emergenza». Questa mattina a Mira anche il sindaco cinque stelle Alvise Maniero ha organizzato un sopralluogo alla scuola Leopardi per controllare lo stato dell’igiene dei locali. Se dovesse «andar male» i battenti potrebbero chiudere anche lì. Intanto in qualche plesso i genitori hanno già cominciato a organizzarsi per portare da casa stracci e scope e pulire le aule con le loro mani, mentre a Cavarzere sono stati chiamati, dalle liste di collocamento alcuni lavoratori socialmente utili che alle scuole non costano quasi nulla.

Rimedi, questi, solo parziali. E il problema starebbe nei tempi delle pulizie. Meno fondi per le scuole e quindi meno ore a disposizione per le lavoratrici della Manutencoop, la ditta che ha in gestione le pulizie delle scuole (in tutta la provincia sono circa 600 gli addetti). L’impresa ha vinto l’appalto proponendo un costo standard per metro quadro e per orario. Ma gli stanziamenti del Ministero sarebbero diminuiti e, di conseguenza, le scuole avrebbero meno budget a disposizione da stanziare per le pulizie. Tant’è che con il nuovo appalto le lavoratrici si sono viste ridurre le ore di lavoro in alcuni casi anche dell’80%. E, con così poco tempo a disposizione pulire diventa un’impresa. «Riusciamo a malapena a svuotare i cestini e passare i bagni – dicono Anna e Maria della scuola Marco Polo di Spinea – i banchi? Non c’è tempo per farli». «Io a scuola a pulire ci vado anche – dice Luciana (il nome è inventato, la donna preferisce rimanere anonima) – il problema è che non abbiamo nemmeno il detersivo. In questi giorni per pulire i wc abbiamo usato i getti d’acqua ma non è la stessa cosa».

Questi sono solo alcuni esempi, ma basta fermarsi un attimo a parlare con le addette per sentire racconti, quelli sì rigorosamente anonimi, che hanno del surreale. «Ho un contratto da sette ore – dice una lavoratrice di Borbiago – mi vergogno di andare a scuola praticamente per non lavorare, ho fatto questo lavoro tutta la vita, ho garantito ai bambini di molte generazioni delle condizioni igieniche ottime, ora non posso farlo, ho una dignità e così la calpesto». Tecnicamente una parte del problema-igiene arriva anche dallo «sciopero» indetto dai sindacati, che dopo un’assemblea che si è tenuta nei giorni scorsi, hanno deciso di bloccare gli straordinari. Ognuno dei lavoratori, insomma, sta facendo soltanto le ore previste nel contratto (decurtato). «Deve emergere l’incongruità della proposta, dev’essere fatta un’azione eclatante – ha detto Alessandro Visentin della Uil – questi lavoratori sono quelli dimenticati da tutti ma la loro presenza è indispensabile». «Si tratta di ordine pubblico – dice Monica Zambon della Cgil di Venezia – non è più solo una questione di stipendi. Avvertiremo dunque, vista la situazione, l’autorità competente, il prefetto Domenico Cuttaia».

Il direttore dell’ufficio scolastico regionale Gianna Miola ieri, preoccupata della piega che sta prendendo la situazione, ha convocato per lunedì Manutencoop a Riva de Biasio, nella sede centrale. «Qualcosa va fatto – dice Gianna Miola – la situazione è oltre i limiti della tollerabilità. Siamo in contatto con il Ministero, abbiamo già fatto le nostre rimostranze visto che è una situazione più ampia. L’appalto è stato vinto da Manutencoop in tutto il nord. Il problema però è soprattuto a Venezia perché su 150 scuole, 68 sono in questa provincia». Intanto però, in attesa di soluzioni, come in un effetto domino, le 70 scuole veneziane coinvolte potrebbero essere costrette a restare chiuse. I bambini probabilmente festeggeranno, i genitori certamente no.

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