Una volta era la Democrazia Cristiana che “abitava in sacrestia”, ora la Lega si è sistemata sul pulpito. In cattedrale a Verona il pulpito, infatti, si è colorato di verde nella notte di Natale. Dopo la celebrazione della messa, il vescovo Giuseppe Zenti ha invitato i fedeli a trattenersi per ascoltare le parole del sindaco Flavio Tosi. Non che il sindaco avesse da dire chissà che cosa. Due parole in croce, quasi di circostanza e un po’ scontate: “Emozionato per il fatto di trovarmi a parlare in questo luogo sacro e in tale circostanza. In città contiamo la situazione difficile di molte aziende. È in questi momenti che si deve dimostrare di far parte di una comunità e ciò significa aiutarsi gli uni con gli altri”.

A Verona lo hanno soprannominato il “vescovo verde” per i tanti assist che monsignor Giuseppe Zenti offre alla Lega Nord e al sindaco di Verona, Flavio Tosi. Eppure la predica di monsignor Zenti aveva toccato le corde di una città che soffre la crisi economica e si era scagliato contro “la politica e la finanza malate”. Già il giorno prima, davanti a 205 cassaintegrati aveva tuonato contro la disoccupazione  – “si deve pregare incessantemente per chi non ha il lavoro” –  e aveva sollecitato “chi, con le proprie scelte, decide il destino di tante famiglie: che il Signore infiammi di pietà il suo cuore”.

Ma il giorno della messa di Natale il vescovo Zenti non è riuscito a trattenersi e si è buttato nella mischia politica, come spesso gli piace fare. Sicuramente ha imbarazzato molti fedeli, mentre potere temporale e spirituale si confondevano sotto il crocefisso. Se il sindaco voleva parlare alla città della grave scrivi aveva altri palcoscenici, dichiara chi in chiesa quella sera c’era e non si aspettava quella sorpresa. Ma ha suscitato clamore anche in chi non c’era e ha scritto alle redazioni dei giornali locali. “L’atmosfera non poteva che essere surreale”, scrive un lettore. Sembrava, dicono, di essere tornati indietro negli anni, quando la Chiesa sponsorizzava la Dc nelle urne elettorali, parlando dal pulpito.

Prima di Tosi, il vescovo aveva concluso la sua predica rivolto “a tante famiglie, questo Natale non reca spensieratezza. E qual è la causa? L’egoismo. L’egoismo eretto a sistema, entrato nella politica e nell’economia, fino a provocare la crisi di entrambe”. Ovviamente non si riferiva a Tosi e alla Lega

 

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