La chiamano “penetrazione informativa” nel burocratese dell’intelligence. In parole più comprensibili una vera attività di infiltrazione. L’ex Sisde – oggi Aisi – ha avuto un ruolo attivo nell’emergenza dei rifiuti campani e nel controllo delle commesse dei cantieri Tav. Riscontrando, in Val di Susa, “un tentativo fortissimo da parte della ‘ndrangheta di entrare nel tessuto organizzativo per potersi appropriare dello smaltimento dei materiali di risulta dei cantieri”. Lo ha raccontato l’attuale direttore dell’agenzia di sicurezza interna prefetto Giorgio Piccirillo alla commissione bicamerale d’inchiesta sui rifiuti presieduta, nella scorsa legislatura, da Gaetano Pecorella, in una audizione del 12 luglio 2011.

Verbali rimasti sotto segreto fino al 28 febbraio scorso, quando i parlamentari, nell’ultima seduta, hanno deciso – senza grande clamore – di desecretare una piccola parte dei tanti dossier riservati, raccolti nel corso dei lavori. Pochissimi i dettagli che è possibile oggi raccogliere dalle due pagine di verbale pubblicate sul sito del Parlamento, in coda alla lunga relazione finale della commissione. Certo, però, è il dato storico.

Siamo nel 2003, quando in Campania infuria una delle tante emergenze rifiuti. La camorra – come racconteranno dopo alcuni anni molte inchieste della magistratura – aveva un ruolo attivo in quella situazione. In commissariato era di casa Cipriano Chianese, l’avvocato di Parete inventore, secondo l’antimafia di Napoli, dell’ecomafia in Campania. A lui arrivarono commesse dalla struttura di governo. In quell’anno “il direttore pro tempore Mario Mori – spiega Piccirillo – venne sollecitato dalla commissione parlamentare d’inchiesta, presieduta da Paolo Russo, ad effettuare attività informativa al fine di individuare eventuali infiltrazioni camorristiche nella gestione dell’emergenza”. Risultati? Molto probabilmente ancora secretati, perché nell’audizione non se ne trova traccia. Cosa fecero i nostri agenti segreti? “Furono contattati e strutturati alcuni informatori all’interno del commissariato – prosegue il direttore dell’Aisi – e dei tecnici di consulenza del commissariato di allora per sviluppare un’attività informativa. Quest’attività fu sospesa nel 2004 e fu riferito allora direttamente”. Non è però chiaro a chi l’allora Sisde fornì le informazioni raccolte. Paolo Russo, presidente di quella commissione, oggi deputato di Forza Italia, spiega: “Noi chiedemmo ai servizi segreti di agire per quanto di loro pertinenza in quella situazione, Mario Mori fu ascoltato dalla nostra commissione nel 2003. Gli esiti di quel lavoro? Non era nei compiti della bicamerale che presiedevo”. Una seconda incursione avvenne tre anni dopo, nel 2007 “su richiesta del prefetto Pansa, allora commissario delegato all’emergenza, che interessò l’allora direttore di Aisi per una nuova penetrazione informativa, finalizzata a sostenere i processi decisionali di quel commissario”. Proprio il fattoquotidiano.it aveva dedicato due inchieste al ruolo dei servizi segreti nel commissariato di governo. In particolare Giulio Facchi – nel biennio 2003-2004 era subcommissario, oggi sotto processo per diversi reati – raccontò di aver avuto diversi contatti: “Mi ero incontrato con un altro funzionario, almeno tre quattro volte, l’agente A.C. Sono certo che i servizi, dopo il 2004, riuscirono alla fine a piazzare un loro uomo all’interno del commissariato, una persona che era già stata consulente di un consorzio casertano”.

Soggetto, nonostante la nostra inchiesta, che mai nessun parlamentare o esponente governativo ha voluto individuare per capire i risultati ottenuti e gli esiti investigativi di quella infornata di 007. Non solo. Facchi raccontò anche di essere stato prelevato da agenti segreti e portato a Gaeta dove fu interrogato per oltre sette ore, colloquio che fu registrato. Il giorno dopo Facchi fu raggiunto da una telefonata: “Dal commissariato mi chiesero di quel colloquio, a riprova che i servizi avessero un canale aperto anche con i vertici”.

Sia il Fatto che la giornalista Rosaria Capacchione sul Mattino, oggi senatrice Pd, hanno raccontato di una possibile trattativa sui rifiuti. Capacchione ha documentato incontri segreti, tra il 2007 e il 2009, tra il potente boss, allora latitante, Michele Zagaria o un suo emissario, uomini dei servizi, e delegati del commissariato. Vertici che sarebbero stati finalizzati a subappalti in cambio del silenzio per la realizzazione di siti di smaltimento. Domande e circostanze ancora senza risposta.

di Andrea Palladino e Nello Trocchia

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