Sbarchiamo a Olbia prima dell’alba. Le strade sono vuote e c’è ancora un mare d’acqua. Scendiamo verso Sassari per lo spettacolo e due giorni dopo siamo a Cagliari. In mezzo c’è una replica a Nuoro. Giovanni è attore e regista di Bocheteatro «qualche decennio fa non se lo sarebbe sognato nessuno che la Sardegna poteva diventare terra di alluvioni» dice, «in un paese qua vicino si faceva la processione per portare il crocifisso fino al fiume, lo immergevano nell’acqua, era di buon auspicio per la pioggia. Una volta s’è rotto, forse perché il legno s’era bagnato e asciugato troppe volte. Un vecchio ha detto “menzus crepat, ma non proet”». Pioveva poco in Sardegna e pregavano per avere l’acqua, ma non pioveva lo stesso, tanto che al vecchio è scappato “magari crepa, ma non fa piovere”.

Invece nei giorni scorsi ha piovuto tanto. La Sardegna è una regione con meno di 70 abitanti ogni chilometro quadrato. In Veneto ce ne sono 266 e in Lombardia più di 400: lì una bomba d’acqua sarebbe stata ancora più disastrosa.

Girando per quattro giorni chiedo come sia stata aiutata la popolazione. Mi parlano anche di AllertaMeteoSAR su Twitter e Facebook. Penso ad un’operazione pensata dalla Protezione Civile e cerco il loro account. Lo trovo, ma il loro è aggiornato al 2009. Qualcuno che lo gestiva all’inizio di quell’anno aveva scritto”ragazzi siamo diventati davvero tanti! abbiamo superato i 1.000 questo significa che la Protezione Civile in Italia è diventata una realtà davvero importante!” Nel frattempo ha più di 35 mila “mi piace”, ma sembra morto.

Invece AllertaMeteoSar è continuamente aggiornato da volontari che si sono messi in rete. «Stiamo provando a creare un file di raccolta e coordinamento offerte/domande di alloggio per l’emergenza maltempo» dichiarano. Infatti mentre sto scrivendo postano tre messaggi.

“Ciao a tutti, la mia cooperativa vorrebbe poter donare ai bambini di 2 località colpite da questo disastro una mattina o un pomeriggio di gioia e spensieratezza. Siamo di Capoterra, e sappiamo fin sotto la pelle cosa voglia dire essere sfollati e alluvionati”

“A Olbia 30 cavalli da sfamare in loc. “la castagna” – ponte Rio di lana

Il fiume ha distrutto staccionata, deposito mangime, linea elettrica. Per 7 giorni una ragazza si è fatta 2 km a piedi per le campagne infangante, con i sacchi del mangime in spalla”.

“Servono 2/3 persone di mattina e, per il pomeriggio, un autista e almeno 3 persone per andare in zona Oristano domani pomeriggio per caricare/scaricare nelle case di chi ancora non ha ricevuto cose essenziali (materassi e viveri)”.

Riprendendo la nave per tornare a Civitavecchia ho pensato che ci sono molti modi di fare politica. Si può fare attraverso dichiarazioni roboanti, grandi convention all’americana con personaggi sportivi in manica di camicia che parlano come intrattenitori televisivi, si può fare standosene nei palazzi a scrivere norme che servono per elargire cubature di cemento ai palazzinari o fondi per grandi opere devastatrici. Si può fare politica in molti modi, anche pensando che la democrazia diretta sia una buona soluzione, che la Rete può essere un modo veloce per comunicare e condividere, una sponda per azioni concrete.

Questo non significa che la politica tradizionale non sia altrettanto efficiente. Per esempio Cappellacci, il presidente della regione Sardegna, nel piano paesaggistico ha previsto 25 indispensabili campi da golf

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