Sette anni di attesa e 400 milioni di euro spesi. E’ questo il bilancio dell’opera pubblica incompiuta per eccellenza: la Città dello Sport di Tor Vergata, struttura pensata per i Mondiali di nuoto di Roma 2009. Una storia tutta da raccontare. E’ il 2006, al Campidoglio siede Walter Veltroni, al suo secondo mandato. A febbraio il primo cittadino incarica l’architetto spagnolo Santiago Calatrava di redigere il progetto della struttura, prevista accanto al campus universitario. La società che riceve l’incarico è la Vianini Lavori del gruppo Caltagirone, mentre la gestione dei fondi viene affidata alla Protezione Civile di Guido Bertolaso (che li gestirà di concerto con lo stesso Comune). Il governo Berlusconi designa anche un Commissario delegato per l’organizzazione dell’evento: l’ingegner Angelo Balducci. La realizzazione dell’opera rientra negli interventi dei “Mondiali di nuoto di Roma 2009”, previsti da un’ordinanza della Presidenza del Consiglio (la numero 3489 del 2005).

Un decreto dell’ottobre 2005 stabilisce inoltre che la manifestazione sportiva debba rientrare tra i grandi eventi e quindi di competenza diretta di Bertolaso e di quella che diverrà nota come la “Cricca delle grandi opere”. L’entrata in scena della Vianini Lavori non è casuale. “Negli anni di Tangentopoli – racconta Paolo Berdini, urbanista ed autore de Le mani sulla città – Tor Vergata fa un bando per la costruzione di parte dell’Università. Il bando viene vinto dalla Sogene, braccio operativo della Generali Immobiliare. La Generali poi crolla e dopo poco fallisce anche la Sogene, che viene rilevata dal gruppo Caltagirone. Il concorso di affidamento non viene reiterato e ancora oggi l’istituto della concessione consente al consorzio guidato da Caltagirone l’esclusiva della realizzazione delle opere dell’università”. Il progetto preliminare dell’architetto spagnolo, datato luglio 2006, prevede: un palasport con 8mila posti, un edificio palanuoto con 4mila posti, una piscina olimpionica esterna con tribune fisse per 3mila posti e una pista di atletica.

Rispetto al progetto redatto dal SIIT (Servizi Integrati Infrastrutture e Trasporti) del Lazio – che comporta 120 milioni di euro di spesa (di cui 86 per i lavori) – , quello presentato costa il doppio: 240 milioni di euro. Dopo l’approvazione (settembre 2006) il Comune di Roma chiede però a Calatrava un’ulteriore stesura del progetto, per tentare di candidare la capitale alle Olimpiadi del 2016, col fine quindi di adeguarlo agli standard olimpici previsti dal Comitato organizzatore. La stesura definitiva viene fatta passare dal Comitato Tecnico e Amministrativo del Provveditorato alle Opere Pubbliche il 5 febbraio del 2007. La spesa, come era prevedibile, è di nuovo aumentata, raggiungendo i 323 milioni di euro, di cui circa 239 per lavori. Restava da approvare il progetto definitivo, che viene autorizzato il 25 febbraio del 2009. Da quello iniziale di tre anni prima, erano stati fatti dei cambiamenti: i due edifici vengono alzati a 76 metri e il palazzetto dello sport ingrandito per ospitare 15mila spettatori (7mila in più). L’importo definitivo del prospetto tocca quota 607.983.772 milioni di euro.

Visto già il ritardo nei lavori, i responsabili dell’evento, per rispettare i tempi, decidono di stralciare da quanto progettato alcune opere. Il fine era quello di riuscire a recuperare 256 milioni di euro per completare in tempo almeno le strutture basilari. Verso la fine del 2008 si decide però che la manifestazione si deve tenere al Foro Italico, struttura già pronta ed efficiente. Per le necessarie ristrutturazioni, si attinge dai 256 milioni risparmiati, abbassando il “fondo” a 190 milioni di euro. Nel 2009 i lavori a Tor Vergata hanno una battuta d’arresto per mancanza di fondi, anche se si era speso fino a quel momento una cifra ben lontana dai 60 milioni di euro inizialmente ipotizzati per costruire l’intero impianto. Due anni dopo, con la nuova candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2020, riparte il cantiere (senza una data certa di consegna). La cifra stimata per il completamento sale a 660 milioni di euro.

Passano pochi mesi e spunta l’azienda privata Nec Group International, la quale si impegna con il Campidoglio a versare tra i 380 e i 500 milioni di euro, chiedendo in cambio la gestione degli impianti sportivi per 25 anni e il via libera per costruire attività commerciali di 40mila metri quadrati su un’area disponibile. I lavori si bloccano nuovamente nei primi mesi del 2012, dopo il no del presidente del Consiglio Mario Monti all’appoggio della candidatura di Roma, viste le condizioni economiche in cui si trova l’Italia. Arriviamo ad oggi. Dopo l’avvicendamento di due sindaci e 4 presidenti del Consiglio, rimane solo qualche speranza e una dichiarazione d’intenti del neo assessore all’Urbanistica di Roma, Giovanni Caudo: “Nel primo incontro con il nuovo Rettore di Tor Vergata, Giuseppe Novelli, abbiamo concordato di effettuare un sopralluogo congiunto per capire cosa concretamente si possa fare. L’aver voluto un ‘tavolo tecnico’ che comprenda tutti gli attori coinvolti, indica la volontà di recuperare la struttura per le sue finalità pubbliche”.

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