Il primo gruppo partecipato dallo Stato a entrare nel programma di privatizzazioni del governo sarà l’Eni. L’esecutivo – secondo quanto riporta l’agenzia Reuters citando fonti vicine al dossier – sta valutando di cedere il 4,3% del Cane a sei zampe (controllato dal Tesoro con il 4,3% e dalla Cassa depositi e prestiti con il 25,7%) entro la fine dell’anno per dimostrare che “si sta facendo qualcosa” per ridurre l’elevata mole di debito pubblico, schizzato a oltre il 133% del Pil. Per il momento, invece, non sarebbe in programma la cessione di quote di Enel e Finmeccanica.

Il progetto di dismissioni su cui lavora l’esecutivo non è, d’altronde, una novità. Lo stesso Enrico Letta ha annunciato nei giorni scorsi in un’intervista al Washington Post che potrebbe presto vendere in un’unica operazione il 4,9% di Terna. La partecipazione pubblica tramite la Cassa depositi e prestiti si fermerebbe così al 24%, in modo da mantenere la presa sulla società. Il presidente del Consiglio aveva già annunciato alla fine di luglio un “importante piano di privatizzazioni” in arrivo in autunno, sulla scia delle dichiarazioni del ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni sulla possibile cessione di quote Eni, Enel e Finmeccanica.

Le compagnie controllate dallo Stato, intanto, sono pronte alla privatizzazione. “Per quanto ci riguarda non è ancora stata data alcuna indicazione dal governo: nel caso in cui venga data un’indicazione in tal senso, noi siamo pronti per potere affrontare il problema”, ha spiegato alla fine di agosto Mauro Moretti, amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, replicando a chi gli chiedeva un commento sull’ipotesi di cessioni di quote da parte dell’esecutivo in aziende partecipate.

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