Agitazione, nervosismo, battibecchi, insulti, richieste di sospensione. Ma anche momenti soporiferi, nei quali un senatore si addormenta sulla propria sedia. E ancora: lunghe file per andare in bagno, sgambetti ai colleghi, scherzi goliardici: “Abbiamo votato in tua assenza”. Il destino di Silvio Berlusconi si decide in un’aula chiusa: la Camera di consiglio al Senato, che si riunisce per deciderne la decadenza, mentre fuori si respira l’aria di un lungo ciclo finito, con Berlusconi destinato a lasciare il Parlamento. La seduta si chiude con 15 voti a favore della decadenza e 8 contrari.

Ma chi crede che il conclave dei 23 senatori sia stato impregnato della tensione che “si taglia con il coltello” si sbaglia. In quelle sei ore è accaduto un po’ di tutto. Il Pdl tenta di giocarsi qualsiasi carta per mandare all’aria i lavori. Ed è noto che il post anti Cavaliere, pubblicato da Vito Crimi del M5S sulla sua pagina Facebook, offre l’assist al Pdl per chiederne la sospensione. E la prima è Maria Elisabetta Alberti Casellati, seguita dai colleghi di partito, Carlo Giovanardi e Giacomo Caliendo. Richiesta che il presidente Dario Stefàno rispedisce al mittente.

E’ solo una scintilla, si passa agli insulti: “Stai zitta, sei una bugiarda”, urla Giovanardi, contro Doris Lo Moro del Pd, mentre esponeva la sua posizione – si suppone – favorevole alla decadenza di Berlusconi. Interviene Enrico Buemi del gruppo per le autonomie propone di aspettare prima di decidere. “Aspettare cosa?” chiede un collega. Lui, sottovoce: “Aspettiamo l’interdizione di Berlusconi da parte della magistratura”. Sovrapposizione degli interventi. Confusione sulle procedure. Insomma: se fuori, in diretta streaming, le premesse di una discussione caotica potevano solo intuirsi, dentro, lontano dalle telecamere, il caos si materializza in tutta la sua potenza. Il post anti Berlusconi di Crimi arriva come la ciliegina sulla torta, eccitando da una parte e terrorizzando, dall’altra, gli animi dei presenti.

Ma in realtà gli aneddoti si sprecano. In un clima teso come quello di ieri, c’è chi, come Mario Ferrara del Gal (Grandi Autonomi e Libertà), riesce a schiacciare anche un pisolino: viene svegliato dal richiamo della Casellati. E ancora: per impedire fughe di notizie, ed eventuali contatti con l’esterno, i commessi di Palazzo Madama scortano i senatori alla toilette. E li sorvegliano. Sei ore sono lunghe e ognuno ha le sue impellenze.“Aspetti il suo turno per parlare, senatore”, ripete spesso Stefàno durante la seduta, ma c’è chi gli risponde: “Veramente ho alzato la mano per andare al bagno, presidente”. Anche per Crimi arriva il turno della toilette: in sua assenza, alla sua collega cinque stelle, Serenella Fuksia, viene in mente un’idea. Fargli uno scherzo: al suo rientro gli dice che hanno votato senza di lui, gettandolo così in una fulminea, quanto passeggera disperazione, che si scioglie tra le risate, mentre la votazione si chiude e si ricompone l’aura del momento storico: 8 senatori contro e 15 favorevoli alla decadenza di Berlusconi.

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