Aveva un fatturato di più di ottanta milioni di euro, ma nemmeno un euro di tasse versate. Il Gruppo ‘Viesse international holding‘ composto da dieci società con quartier generale a Usmate Velate, in provincia di Monza e il suo fondatore, un imprenditore monzese di 43 anni, sono finiti nel mirino della procura della Repubblica di Monza e dei militari della guardia di finanza di Milano. Magistrati e finanzieri, infatti, hanno indagato su una frode fiscale di grandi dimensioni, un’evasione di imposte e di contributi previdenziali quantificata in 50 milioni di euro, basata sulla falsificazione della contabilità e sull’illecito utilizzo delle compensazioni tra crediti e debiti tributari. L’imprenditore monzese al termine delle indagini è stato arrestato e sono stati perquisiti i suoi beni, fra cui una villa, un attico in Sardegna, vari terreni e un conto corrente.

Le indagini sono partite da alcune segnalazioni sul conto di società del Gruppo Viesse, trasmesse dall’Inps e dall’Agenzia delle Entrate di Monza alla Procura per irregolarità rilevate nel pagamento di debiti previdenziali. Agli inizi del 2013 le fiamme gialle monzesi hanno notificato i primi avvisi di garanzia a sette tra amministratori e rappresentanti legali delle società del Gruppo Viesse e sono scattate le perquisizioni ordinate dai Pubblici ministeri presso le sedi delle aziende e delle abitazioni degli indagati. Sono stati necessari alcuni mesi ai finanzieri per esaminare tutta la contabilità delle aziende (sedici quelle coinvolte) e per ricostruire l’ingegnoso meccanismo evasivo utilizzato.

Nonostante un fatturato di tutto rispetto – oltre 82 milioni di euro – e 2.200 collaboratori sparsi in tutt’Italia, le aziende del Gruppo non hanno versato praticamente né imposte all’Erario né contributi all’Inps ed all’Inail. I debiti tributari e previdenziali maturati dalle società sono stati azzerati, ossia compensati con crediti Iva del tutto inventati oppure gonfiati (le fatture ricevute venivano annotate sui registri Iva con importi decisamente maggiorati, per aumentare il credito Iva delle singole società). Dopo le indagini il Gip ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di colui che è ritenuto il reale beneficiario della frode, ordinando il sequestro, finalizzato alla confisca, dei beni a lui riconducibili. L’imprenditore è attualmente detenuto nel carcere di Monza e deve rispondere delle accuse di evasione fiscale, indebite compensazioni d’imposta, omessi versamenti di ritenute fiscali operate nei confronti dei propri dipendenti.

Intanto la guardia di finanza ha sequestrato un vero e proprio patrimonio immobiliare di cui l’imprenditore disponeva direttamente o attraverso familiari e società: villa con piscina, sauna e bagno turco a Lesmo (Mb) dove l’imprenditore vive con la famiglia, di un attico in Sardegna, ad Alghero, 6 villette realizzate a Villasanta (MB), 13 appartamenti, 43 capannoni industriali e 40 terreni distribuiti tra le provincie di Milano, Monza, Bergamo, Lecco e Sassari. Inoltre sono stati sequestrati contanti per circa 100mila euro. Complessivamente il valore del sequestro è di circa 50 milioni di euro, pari all’importo della frode contestata.

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