Sono appena state assegnate a Tokyo le Olimpiadi del 2020 che in Italia già si pensa a un’eventuale candidatura nel 2024. Anche il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, dopo gli auspici del premier Enrico Letta e del sindaco di Roma Ignazio Marino, nella sua dichiarazione a ilfattoquotidiano.it frena, ma non troppo: “E’ prematuro parlare di una candidatura di Milano, c’è tempo per decidere. Quando si dovranno fare le scelte dopo l’Expo terremo conto anche della possibilità di una candidatura della città”. Pisapia esclude uno scontro intestino con Roma sulla possibile sede – alimentato dalle parole dell’assessore allo Sport della Regione Lombardia, l’ex canoista Antonio Rossi che ieri aveva proposto di trasformare le strutture di Expo 2015 in una Cittadella sportiva propedeutica alla candidatura di Milano – e dice: “In casi come questo la possibilità di vincere la sfida per l’assegnazione dei Giochi del 2024 è data solo dalla sinergia tra governo e città ospitante. Per questo ho una piena condivisione con Marino: nessuno scontro e anzi una possibile futura sinergia. Nel caso le Olimpiadi dovessero andare a Roma, anche Milano sarebbe a disposizione con le sue eccellenze nelle infrastrutture sportive”.
Era il febbraio 2012 quando l’allora presidente del Consiglio Mario Monti decide di ritirare la candidatura della Capitale per i Giochi del 2020, consapevole che in tempi di crisi una tale macchina organizzatrice e potenzialmente speculativa può rappresentare un salasso controproducente per le disastrate casse dello Stato italiano. I sostenitori di Roma 2020 di allora (a febbraio 2012 Enrico Letta, poco prima che Monti ritirasse la candidatura, attraverso la sua fondazione ‘Vedrò’ ne era stato tra i più fervidi fautori, sono tornati allo scoperto. Il 7 settembre a Buenos Aires il neo presidente del Coni Giovanni Malagò, che già il mese scorso aveva parlato di Roma 2024, ha rilanciato l’idea. Passano meno di 24 ore e domenica 8 da Cernobbio il premier Letta dichiara: “Quanto è successo in Argentina mi fa pensare che nell’agenda 2024 l’Italia possa candidarsi alle Olimpiadi. Siamo un Paese grandioso, ma se abbiamo delle scadenze ci impegniamo meglio. E’ un tema, quello dei Giochi, su cui lavorerò”.
Molti gli applausi, cambiano i pareri dei detrattori. Il primo a mutare opinione è il sindaco di Roma Ignazio Marino che il mese scorso, all’indomani dell’intervista alla Gazzetta dello Sport in cui Malagò annunciava l’idea di Roma 2024, risponde piccato: “Io credo che Malagò debba fare il suo mestiere, e lo sta facendo molto bene, ma per quanto riguarda il Comune sarebbe per me inopportuno adesso pensare a una cosa del genere”. Una frase da tutti considerata una bocciatura in piena regola che però, un mese dopo, viene dimenticata per diventare l’esatto contrario: “Ci sono le condizioni per candidare Roma a ospitare i Giochi poiché la città possiede i requisiti necessari”. Gli fa eco il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, che twitta: “Pronti con il sindaco Marino e al fianco di Roma per le Olimpiadi 2024, l’anno giusto per vincere”.
Da Milano si fa sentire allora Rossi, ex campione olimpico di canoa e oggi titolare dell’assessorato regionale allo Sport, che a nome del centrodestra lancia una candidatura milanese: “Non voglio accendere diatribe con Roma. Ma Milano ha le strutture dell’Expo, e con la costruzione di uno stadio e una piscina nella zona, dopo il 2016, avrebbe ancora più chance. Ne parlavamo appunto con il presidente Roberto Maroni”. il sindaco di Milano Pisapia sentito da ilfattoquotidiano.it smentisce seccamente di voler entrare in concorrenza con Roma, ma non boccia del tutto l’idea olimpica: “Ho parlato questa mattina con Ignazio Marino dopo aver sentito le dichiarazioni del premier Letta che leggo come un segnale di ottimismo per una uscita dalla crisi dell’intero Paese. La scelta dovrà essere una e condivisa”.
Chiusa la diatriba Roma-Milano, resta da chiedersi perché l’Italia voglia le Olimpiadi, nonostante sia stato ampiamente dimostrato da molteplici studi accademici come l’organizzazione dei Giochi moderni da Barcellona ’92 in poi, abbia rappresentato una “mazzata” per i conti pubblici dei paesi che le hanno ospitate e una fonte di guadagno per pochissimi investitori privati stranieri. E nonostante il fatto che le recenti Olimpiadi di Londra 2012 siano state finora solo una spesa enorme per i cittadini britannici, e che altri soldi pubblici saranno ancora utilizzati per cercare di limitare le perdite.
Un esempio italiano lo abbiamo dalle Olimpiadi invernali di Torino 2006 con la pista da bob di Cesana, i trampolini di Pragelato e lo stadio di Sauze d’Oulx, tutte strutture costate moltissimo, ma rimaste inutilizzate. O i 400 milioni spesi per i Mondiali di nuoto 2009 a Roma, molti dei quali per la costruzione della Città dello sport a Tor Vergata, i cui costi inizialmente stimati in 65 milioni sono poi lievitati oltre i 600: senza che l’impianto sia mai stato completato.
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