All’indomani della riammissione forzata dei delegati Fiom in fabbrica, la Fiat rafforza l’asse con Cisl e Uil. Rassicurato dai quali torna a promettere investimenti a Mirafiori. E’ quanto emerge da una nota congiunta del Lingotto e delle organizzazioni sindacali firmatarie del contratto contestato dalle tute blu di Maurizio Landini che, nel corso di un incontro a Roma “hanno confermato il loro impegno nella difesa e nel rafforzamento dello strumento contrattuale, riconoscendo che esso rappresenta una condizione imprescindibile per l’impegno industriale della Fiat in Italia”.

A tale proposito, quindi, Cisl, Uil, Fim, Uilm, Fismic, Ugl, Uglm e Associazione Quadri e Capi “esortano ancora una volta la Fiom-Cgil ad accettare le regole basilari della democrazia industriale, aderendo ad un contratto firmato dalle Organizzazioni Sindacali largamente maggioritarie in Fiat”, si legge nella nota. L’esortazione dei sindacati di Luigi Angeletti e Raffaele Bonanni segue l’intervento dell’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, che ha sottolineato “come il contratto sia stato uno strumento determinante per il rilancio qualitativo e produttivo degli stabilimenti Fiat in Italia” e che “anche grazie ad una piena applicazione delle regole innovative dell’accordo è stato possibile portare gli stabilimenti italiani, come Pomigliano d’Arco, Grugliasco, Melfi e Sevel ad un livello di eccellenza nel panorama automobilistico internazionale”.

Ricevute le debite assicurazioni e “sulla base di questo reciproco rinnovato impegno“, Marchionne ha quindi comunicato che “l’azienda darà inizio immediatamente al piano di investimenti necessario ad assicurare il futuro produttivo ed occupazionale dello stabilimento di Mirafiori; a questo fine sarà richiesta la proroga dell’attuale Cassa integrazione straordinaria“.

“Abbiamo fatto un accordo che ribadisce lo strumento che garantisce gli investimenti in Fiat, che cominceranno a Mirafiori nelle prossime settimane”, ha detto  Angeletti all’uscita. “E’ un ottimo risultato”, ha aggiunto per poi spiegare che comunque “ci vorrà la cassa integrazione perchè ci vorrà del tempo per cambiare le linee e prepararsi a produrre vetture molto diverse a Mirafiori. Oggi siamo solo all’inizio, poi, seguirà Cassino. Nelle prossime settimane intanto cominceranno i lavori di ristrutturazione per essere pronti nel 2014 a produrre il nuovo Suv di Maserati (il lancio è previsto nel 2015, ndr). Ci sarà un riassorbimento graduale dei lavoratori e, sarà completato, con la produzione di un’altra vettura a Mirafiori”.

A quantificare l’investimento ci ha invece pensato il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella. “Fiat investirà poco meno di 1 miliardo di euro per la produzione nello stabilimento di Mirafiori – ha detto – Nei prossimi giorni si aprirà il confronto sul contratto nazionale e sulla cassa integrazione per la riorganizzazione dello stabilimento”. Dal canto suo il segretario generale della Fim Cisl, Giuseppe Farina,si è affrettato a puntualizzare che “la Fiom Cgil con i tribunaliriporta i delegati Fiom negli stabilimenti, la Fim Cisl insieme agli altri sindacati, con i buoni accordi sindacali porta investimenti e lavoro”.

Intanto a monte della catena di controllo della Fiat è tempo di passare all’incasso. Secondo quanto riportato dal Sole 24 Ore, la Giovanni Agnelli & C Sapaz, la cassaforte degli eredi dell’avvocato che detiene il 51,5% del capitale di Exor, la holding a capo del gruppo Fiat, ha staccato un assegno di 24 milioni per i suoi azionisti. Questo dopo aver chiuso i conti dello scorso esercizio con un utile di 38,2 milioni, in calo rispetto a quello dell’anno prima quando i profitti avevano raggiunto i 52 milioni. Della cedola complessiva, quasi 9 milioni finiranno alla Dicembre, lo scrigno controllato dal presidente della Fiat, John Elkann che è primo azionista della cassaforte di casa Agnelli con una quota che a fine ottobre arriverà a quasi il 37 per cento. La Sapaz nel 2012 ha registrato una contrazione dei profitti di 14 milioni principalmente a causa di “minor dividendi incassati”, spiega la relazione della gestione. Tale trend è destinato però a invertirsi rapidamente.

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