Una volontaria delle cucine lo abbraccia, lui arrossisce. Qui a Imola ti vogliono bene più che al partito stesso, gli dice qualcuno. “È un cruccio”, si lascia sfuggire lui. Pier Luigi Bersani arriva alla festa de l’Unità della cittadina romagnola acclamato come fosse ancora il segretario e per prima cosa difende le ultime mosse del Pd: “La proposta di legge Mucchetti può risolvere il problema del conflitto di interessi di Berlusconi. Questo non c’entra niente con quella che è la sua situazione giudiziaria e la Cassazione in arrivo. Per quello se la vedrà con la magistratura”. Poi l’ex segretario lancia un appello al Movimento 5 stelle: “Su questa proposta la maggioranza si può trovare. Voglio credere che qualche volta i 5 stelle votino qualcosa di positivo”.

Video di David Marceddu

In 300 sono arrivati ieri sera a sentir parlare Bersani. Lo hanno atteso per oltre mezzora, trepidanti. L’ex segretario ha avuto un guasto alla macchina, ma qui nessuno si lamenta: alcuni volontari hanno chiuso addirittura gli stand per andare ad ascoltarlo. “È una risorsa del partito, mica è da buttare via”, è il commento più comune tra il pubblico, “Bersani non è il passato”. Non ci sono solo anziani. Silvia, 22 anni, iscritta da quando ne aveva 14, è una dirigente dei Giovani democratici di Imola. Lei sta ancora dalla parte del suo ex segretario, che da premier avrebbe potuto risolvere molti problemi del Paese: “Però vorrei chiedergli un parere su quello che sta succedendo”, racconta mentre i suoi accesi occhi celesti incorniciati da due treccine si accendono. “Vorremmo sapere cosa c’è dietro”, dice anche Riccardo, 20 anni.

Quando Bersani arriva, acclamato dal suo pubblico, accontenta subito le richieste di chiarimento: “C’è gente che ha votato Grillo per dare un segnale, convinta che il Pd ce l’avrebbe comunque fatta. Oggi queste persone mi incontrano per strada e mi chiedono scusa, ma io dico loro che non ho modo di assolverli dai loro peccati”. Poi però l’ex candidato premier ammette gli sbagli: “L’errore che ci ha portato a perdere? Forse, quando Berlusconi ha staccato la spina al governo Monti, una riflessione in più avremmo dovuto farla e comportarci di conseguenza. Da quel momento qualcosa ha cominciato ad andare storto e io in campagna elettorale lo percepivo”.

A Bersani non va giù neppure la mancata elezione al Colle di Franco Marini, l’inizio della fine per i suoi sogni di diventare premier. “Quella a Prodi è stata la coltellata più grossa, ma ragioniamo anche su Marini, un uomo che veniva dal mondo del lavoro, che poteva essere eletto con una maggioranza di due terzi. Anche in quel caso è partita la storia dell’inciucio ed è saltato tutto. Siamo sicuri che avrebbe fatto male al Quirinale? Forse la vicenda poteva andare diversamente”. Bersani mastica amaro ricordando gli ammutinamenti nelle elezioni per il Capo dello Stato che, secondo lui, hanno definitivamente affossato la sua carriera politica: “E dire che Napolitano era convinto di mollare – assicura lui – l’ho visto coi miei occhi, aveva fatto materialmente gli scatoloni per lasciare il Quirinale”.

La gente ascolta attenta. Ma in molti sono scettici. L’affetto verso Bersani non fa dimenticare il malcontento verso il partito, soprattutto dopo il voto in parlamento di mercoledì: “Roba da buttar via la tessera”, spiega Ortensia, una militante iscritta da 41 anni. “Un fatto per cui si potrebbe anche cambiare partito. Macché arginato Berlusconi, lo abbiamo salvato e perdiamo consenso”, le fa eco suo marito Moreno. “L’alleanza col Pdl mi ha dato fastidio. Noi dovremmo essere un partito che pensa a studenti e lavoratori”, spiega Wanda, cuoca volontaria alla festa e iscritta da 43 anni. C’è una linea oltre la quale il Pd non può andare, oltre la quale una tessera si può buttar via? No, a queste latitudini il partito è quasi come un marito fedifrago, ma comunque un marito: “È l’unico partito per me”.

 

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