Sembrava che anche questa volta potesse farla franca Silvio Berlusconi: complicati calcoli sulla prescrizione e motivazioni della condanna di secondo grado sull’applicazione dell’indulto avevano fatto pensare che il Cavaliere, con una possibile fissazione dell’udienza in Cassazione in autunno e con l’ipotesi della rideterminazione della pena con rinvio nuovamente alla corte d’appello di Milano, potesse di fatto rinviare l’uscita di scena politica. Perché la pena accessoria, come previsto dal codice, diventa esecutiva solo quando la sentenza è passato in giudicato e così la temuta interdizione dai pubblici uffici sarebbe stata rimandata a chissà quando.

Ma prima del previsto e dopo le rivelazioni del Corriere della Sera su questa possibilità di scappatoia giudirica per il leader del Pdl è stata fissata immediatamente la data dell’udienza per la discussione del ricorso presentato dalla difesa Berlusconi contro la condanna in secondo grado per la vicenda Mediaset. Si inizierà il prossimo 30 luglio davanti alla sezione feriale della suprema corte e non in autunno o addirittura a fine anno come era stato ipotizzato. Il Cavaliere, in secondo grado, è stato condannato a 4 anni di reclusione (di cui tre indultati) e a cinque anni di interdizione dai pubblici uffici. Proprio per affrontare gli ermellini sulla questione dei diritti tv e la frode fiscale contestata – falso in bilancio e appropriazione indebita si sono estinti già nel primo grado di giudizio grazie alla ex Cirielli – Berlusconi ha “invitato” nel collegio difensivo il professor Franco Coppi. Che con l’avvocato Niccolò Ghedini ha presentato il ricorso il 19 giugno scorso.

Ed è “esterefatto” dalla velocità dei magistrati proprio l’avvocato Coppi: “Penalizza la difesa che, con più tempo a disposizione, avrebbe potuto fare nuovi approfondimenti. Non si è mai vista una cosa di questo genere – afferma il penalista -. Si tratta di una fissazione di udienza tra capo e collo penalizzante”. L’udienza è stata anticipata notevolmente e assegnata alla sezione della Cassazione che lavora anche in estate, appunto quella feriale che quest’anno è la I penale. Quanto alla paventata prescrizione di una parte del reato contestato all’ex premier, Coppi fa notare che “in Cassazione di casi di prescrizione intermedia ve ne sono abitualmente. E in questi casi – spiega ancora – sono i giudici a rideterminare la pena senza dover rinviare l’udienza”. Ad ogni modo, spiega ancora Coppi, “ci batteremo per chiedere un annullamento con rinvio” della sentenza della Corte d’Appello di Milano emessa lo scorso 8 maggio anche se, come ribadisce, “pensavamo di avere più tempo a disposizione”.

“La fissazione dell’udienza nel processo diritti avanti la sezione feriale della Corte di Cassazione dopo un tempo eccezionalmente breve dalla conclusione del processo d’appello non ha precedenti, se non in casi rarissimi con imputati detenuti” dichiara l’avvocato Niccolò Ghedini, secondo cui “il significato di tale decisione è fin troppo evidente. Fra l’altro l’indicazione che la prescrizione maturerebbe al 1 agosto 2013 è del tutto non corrispondente agli atti. In realtà il primo dei due reati si prescriverebbe, valutate le sospensioni, parecchi giorni dopo la fine dei termini feriali del 15 settembre 2013, mentre l’ultima contestazione si prescriverebbe addirittura a fine settembre 2014”.

Secondo i giudici di secondo grado la gestione dei diritti televisivi e cinematografici faceva capo al leader del Pdl. “Era assolutamente ovvio – avevano scritto – che la gestione dei diritti, il principale costo sostenuto dal gruppo, fosse una questione strategica e quindi fosse di interesse della proprietà, di una proprietà che, appunto, rimaneva interessata e coinvolta nelle scelte gestionali, pur abbandonando l’operatività giornaliera”.

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