L’inceneritore di Parma brucia rifiuti da appena tre giorni, ma da Comune e Provincia è già arrivato il primo stop e il forno di Ugozzolo è di nuovo fermo. Per l’amministrazione Cinque stelle all’impianto manca il certificato di agibilità e così l’ente provinciale, competente sull’attività del Polo ambientale integrato in cui c’è il forno, ha comunicato ad Iren “l’obbligo di sospendere l’attività di smaltimento rifiuti nell’impianto”.

Un nuovo colpo di scena nella querelle che da oltre un anno vede da una parte Iren e dall’altra l’amministrazione di Federico Pizzarotti, da sempre contrario all’inceneritore. Secondo i dettami della Provincia, la multiutility ha spento l’impianto e non potrà bruciare rifiuti almeno fino a quando non avrà conseguito l’agibilità, come era già stato deciso nell’ultima Conferenza dei servizi.

Da settimane tutto ruota intorno al certificato che deve essere conferito a Iren dal Comune di Parma, unico ostacolo alla messa in moto dell’impianto di combustione, che ad oggi non è ancora stato messo nero su bianco. Le motivazioni sono che secondo l’amministrazione i lavori a Ugozzolo non sono ancora completati e ci sono irregolarità sul permesso edilizio. Dopo mesi di comunicazioni e richieste di documentazioni, il braccio di ferro con la società è arrivato al punto di rottura il 28 giugno, quando Iren ha chiesto di poter accendere il forno con il rilascio di un’agibilità parziale. Il Comune guidato da Federico Pizzarotti ha dato parere negativo, comunicando a mezzo stampa l’inammissibilità della richiesta. Gli atti formali di diniego però ad Iren non sono arrivati (così come nemmeno il via libera) e quindi la multiutility poche ore dopo la richiesta andata a vuoto ha deciso di tirare dritto e sabato 29 giugno ha acceso il camino per dare il via alla fase preliminare di smaltimento che durerà fino a settembre.

L’assessore all’Ambiente Gabriele Folli aveva promesso azioni contro questa partenza forzata, contraria ai dettami dell’amministrazione, ma intanto il fumo è cominciato a uscire da Ugozzolo, giusto in tempo per la società per rientrare nella scadenza del 30 giugno utile ad ottenere gli incentivi statali, i famosi “certificati verdi” del valore di 4,5 milioni per 15 anni. Il ministero al momento ha escluso l’inceneritore di Parma dal provvedimento, ma se il Tar del Lazio dovesse dare ragione a Iren, in questo modo i fondi sarebbero assicurati.

L’inceneritore aveva cominciato a bruciare rifiuti come da programma, ma a pochi giorni dalla partenza la società deve ritornare sui propri passi. Il Comune in questi giorni ha avviato un’istruttoria per analizzare la richiesta di agibilità parziale e ha ritenuto “improcedibile la domanda di Certificato di conformità edilizia e di agibilità Parziale presentata da Iren”. Un ultimo paletto che rende vani tutti gli altri permessi e via libera rilasciati dalla Provincia e dagli altri enti. Da piazzale della Pace è stata quindi inviata alla multiutility la comunicazione che intima di sospendere l’attività di combustione fino all’ottenimento dell’agibilità.

A comunicare lo stop è stata la stessa Iren, che ha spiegato di avere ricevuto il provvedimento dirigenziale del Comune di Parma e quindi la successiva nota della Provincia con la richiesta di messa in atto delle operazioni volte al fermo dell’esercizio provvisorio del Pai. “In relazione alle comunicazioni ricevute – si legge nella nota – Iren Ambiente ha provveduto al fermo del sistema impiantistico”. La guerra con l’amministrazione Cinque stelle però non è finita. La società infatti ha anche spiegato di avere avviato le procedure per impugnare davanti all’autorità giudiziaria competente i provvedimenti, ritenuti “illegittimi e gravemente pregiudizievoli anche dal punto di vista economico”.

 

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