Lo spionaggio dell’Europa da parte degli Stati Uniti deve cessare “immediatamente”. Lo chiede a Washington il presidente francese Francois Hollande. Parole dure, almeno quanto quelle del portavoce del governo tedesco: “Bisogna ricostruire la fiducia con gli Stati Uniti”. Spiegazioni e chiarimenti. Così l’Unione europea si sveglia sotto controllo dopo la rivelazione del caso di spionaggio e annuncia prese di posizione. “Una ricerca di informazioni non inusuale”, si è giustificato il segretario di Stato Usa, John Kerry, con la collega europea, Catherine Ashton. Kerry, dal Brunei, non ha voluto fare un commento diretto sulla controversia suscitata dallo scandalo delle intercettazioni, Datagate, ma ha annunciato come – dal suo punto di vista – la situazione non sia per nulla fuori dal comune.

La risposta arriva da Pia Ahrenkilde, portavoce della Comissione europea: “Se saranno dimostrate vere le notizie sullo spionaggio americano nei confronti dell’Ue sono inquietanti. Ci aspettiamo dalle autorità americane chiarezza e trasparenza”. L’Alto rappresentante della politica estera della Ue ha sollevato la questione con le autorità Usa a Bruxelles e a Washington e si aspetta che gli Stati Uniti facciano “chiarezza” e che siano “trasparenti come la Ue si aspetta dagli alleati”.

Il presidente americano Barack Obama ha invece risposto dicendosi pronto a “fornire agli alleati europei tutte le informazioni che vogliono riguardo alle accuse di spionaggio”. E ha ribadito come le autorità statunitensi, attraverso i normali canali delle forze di polizia, stanno lavorando per convincere la Russia ad estradare Snowden, da giorni rifugiato all’aeroporto internazionale di Mosca. Mentre il premier russo Vladimir Putin ha precisato che “la Russia non sta estradando nessuno e non lo farà”, sottolineando che “se Snowden vuole stare in Russia deve cessare il suo lavoro volto a danneggiare i nostri partner americani”.

Mentre il capo del consiglio di sicurezza Nikolai Patrushev ha dichiarato alla tv statale Rossia 24 che Putin e Obama hanno incaricato rispettivamente il direttore dell’Fsb Aleksandr Bortnikov e il direttore dell’Fbi Robert Muller di restare in contatto permanente e di trovare delle soluzioni al caso Snowden”. Intanto il “fuggitivo” – secondo Elen Barry, corrispondente da Mosca del New York Times – ha chiesto asilo politico alla Russia. La richiesta di Snowden è stata consegnata ieri sera al consolato russo nel terminal F dell’aeroporto Sheremetevo di Mosca da Sara Harrison, l’attivista di Wikileaks che viaggia insieme a Snowden.

LA POSIZIONE ITALIANA – In campo anche il ministro degli Esteri Emma Bonino che annuncia la richiesta di chiarimenti a Washington: “Già da subito ci siamo messi in contatto con le autorità Usa. Siamo fiduciosi che nello spirito di collaborazione e amicizia che caratterizza il rapporto tra i due Paesi, verranno fornite tutte le informazioni e assicurazioni necessarie”. Della stessa opinione Mauro Mauro, titolare del dicastero alla Difesa: “E’ bene che la discussione cominci dalle istituzioni europee, forse per la prima volta si vedrà se esiste una politica estera europea. Di solito l’Europa cresce se viene messa con le spalle al muro. Bisogna chiamare le cose col loro nome: se siamo alleati, non è accettabile che qualcuno si comporti in questo modo”. Dal Partito democratico, arrivano le parole di Andrea De Maria, segretario d’aula del gruppo del Pd alla Camera: “Se le notizie di questi giorni si confermassero vere – afferma in una nota – saremmo di fronte ad una situazione imbarazzante e molto grave. Presenteremo un’interrogazione e attiveremo anche il Copasir, il Comitato parlamentare sulla sicurezza della Repubblica, perché vogliamo una ricostruzione dettagliata della vicenda e capirne le eventuali conseguenze”. A preoccuparsi per primo della situazione era stato, di prima mattina, Giorgio Napolitano, che ha posto l’accento sul rapporto tra le istituzioni dell’Unione europea e l’amministrazione Usa. “E’ una questione spinosa che dovrà trovare delle risposte soddisfacenti”

COMMISSIONE UE, GERMANIA E FRANCIA ALL’ATTACCO – Interviene anche la Commissione europea che domani farà il punto nella riunione a Strasburgo. “La questione del datagate è spinosa e dovrà trovare risposte soddisfacenti”. Così la Germania, che attraverso la voce del portavoce tedesco Steffen Seibert, fa sapere: “Se le notizia di stampa sono vere, spiare gli amici è inaccettabile. Bisogna ricostruire la fiducia: la Germania vuole l’accordo commerciale con gli Stati Uniti, ma questo richiede una fiducia reciproca”. E a questo proposito il presidente francese Hollande attacca: “Non ci saranno negoziati sull’accordo di libero scambio con Washington senza “garanzie” sullo spionaggio”. Antonio Tajani, vice presidente della Commissione Europea cerca di calmare gli animi, ma non nasconde alcune difficoltà che potrebbero sorgere a livello diplomatico. “Certamente se fosse confermato – ha aggiunto Tajani – questo caso non agevolerebbe la trattativa sul libero scambio, ma siamo ancora all’inizio della trattativa, l’accordo dovrebbe essere firmato nel 2015, quindi esistono ancora margini, anche perché per far saltare un accordo vanno verificati bene i fatti, quali siano le responsabilità, se esiste o no una responsabilità oggettiva degli Stati Uniti, i quali devono far chiarezza”. In particolare, per il commissario Ue, bisogna accertare come si sono svolti i fatti, se l’iniziativa è partita dal governo Usa “oppure se tutto è frutto di iniziative personali di qualche dirigente dei servizi segreti Usa. E questo cambierebbe nettamente la prospettiva, quindi dobbiamo essere cauti, anche se ovviamente questo fenomeno non accelera i negoziati”.

BUSH: “DA SNOWDEN DANNI GRAVI, MA OBAMA SAPRA’ GESTIRE” –  L’ex presidente americano George W. Bush ritiene che Edward Snowden abbia sì danneggiato gli Stati Uniti, ma crede anche che Obama saprà gestire la cosa adeguatamente. “Credo che (Snowden) abbia danneggiato la sicurezza del Paese”, ha detto Bush in una rara intervista alla Cnn, in cui ha anche difeso la sua scelta di avviare dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001 il programma segreto di sorveglianza elettronica. “Ho avviato il programma per proteggere il Paese. Una delle certezze era che le libertà civili venivano garantite”, ha affermato, aggiungendo di credere che “c’è la necessità di un equilibrio e, come ha spiegato il presidente (Obama), c’è un appropriato equilibrio”. Bush ha anche detto che Obama “gestirà” la situazione, ma non ha voluto aggiungere altro, perché, ha detto, “non credo che farlo sia una cosa buona”. Fare il presidente “è un lavoro duro. Ha già l’agenda piena. E’ difficile. Un ex presidente non deve renderlo ancora più duro. Altri presidenti hanno preso decisioni diverse. Questa è la mia”.

Un quadro completo della vicenda arriva da Vincent Cannistraro, ex direttore del Centro antiterrorismo della Cia, intervistato da Il Messaggero e Il Corriere della Sera: “Programmi come Prism rientrano nelle operazioni antiterrorismo che gli Usa fanno in pieno accordo con la Nato, programmi che esistono allo scopo di proteggere le vite dei nostri cittadini. Chi crede che stiamo qui ad ascoltare le vostre telefonate – spiega – sbaglia di grosso: le comunicazioni vengono raccolte in masse gigantesche, e ascoltate solo ed esclusivamente quando fanno scattare certi campanelli d’allarme”. Certo, ammette, “non tutte le parti di un governo sanno quel che un governo fa. Questo è vero per vari governi europei, anche della Germania e dell’Italia. Certe operazioni segrete devono rimanere segrete. Quindi non escludo che ci siano parlamentari meravigliati o indignati”. 

Tutto nasce dalla conferma, come scrive il giornale britannico Guardian, del fatto che i servizi della National Security Agency (Nsa) spiassero anche l’ambasciata italiana a Washington. Uno dei documenti cita come “obiettivi” 38 ambasciate e missioni diplomatiche. Non si tratta solo di tradizionali avversari, ma anche di Paesi amici. E fra questi, scrive il Guardian, vi sono le ambasciate d’Italia, Francia e Grecia, oltre a Giappone, Messico, Corea del Sud, India e Turchia. La lista in possesso del quotidiano non cita Gran Bretagna, Germania o altri paesi europei. L’ambasciata italiana a Washington, si apprende dai documenti, era chiamata in codice “Bruneau” e “Hemlock. Intanto, a decidere della sorte di Edward Snowden, la fonte del Datagate, sarà Putin, il presidente della Russia in un incontro con il collega venezuelano Nicolas Maduro, che nei giorni scorsi si era detto disponibile a concedere asilo politico all’ex agente della Cia.

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