No all’esenzione dell’Imu per le case dichiarate inagibili a causa di calamità naturale. La maggioranza (Pd, Pdl e Scelta Civica) ha bocciato le proposte di Movimento Cinque Stelle e Fratelli d’Italia per cambiare la legge una volta per tutte: i governi continueranno a decidere, volta per volta, con provvedimenti d’urgenza se sospendere il pagamento dell’imposta. Attualmente la legge ordinaria prevede che gli edifici dichiarati inagibili o inabitabili usufruiscano solo di una riduzione del 50%. Poi accade che l’esecutivo di turno decida di sospendere del tutto il pagamento dell’Imu con una misura specifica. E’ successo, per esempio, per l’Emilia: il pagamento dell’imposta è sospeso fino al 2014. “Il nostro emendamento – spiega il deputato emiliano del M5S, Michele Dell’Orco – sarebbe andato non solo a colmare questi vuoti riguardati la situazione emiliana ma avrebbe anche definito una regola valida, in tutti gli stati di emergenza, evitando lentezze procedurali e soprattutto forme di arrembaggio della classe politica che, come abbiamo visto purtroppo di sovente in questi anni, tenta di ottenere visibilità spacciando per una conquista diritti sacrosanti dei cittadini”.

Era stato Sebastiano Barbanti (M5S) a presentare l’emendamento. Ma la proposta ha incontrato il parere contrario dal relatore di maggioranza Maino Marchi (Pd, emiliano), che ha ribadito come “il problema non esiste perché l’Imu per case inagibili, inabitabili, distrutte già non si paga”. 

Alla protesta dei Cinque Stelle si aggiunge anche Fratelli d’Italia: “Questo emendamento – spiega Fabio Rampelli – avrebbe permesso di cancellare una palese ingiustizia, dopo averlo sostenuto in Commissione nei giorni scorsi, purtroppo con esito analogo. I costi per le casse dello Stato sarebbero stati irrisori, perché il gettito dell’Imu, per poche decine di migliaia di terremotati, rappresentava un costo accessibile; tuttavia la maggioranza di governo, che avrebbe dovuto fare ogni sforzo per dare un segnale di attenzione verso famiglie già colpite da un disastro naturale, ha invece preferito far prevalere la logica del fisco famelico che colpisce tutti, senza distinzioni. Siamo esterrefatti e solidarizziamo con tutti i soggetti ingiustamente colpiti da questa gabella”.

L’altra notizia di giornata è che il Pdl ha votato no all’abolizione dell’Imu. Naturalmente pesano gli equilibri interni alla maggioranza, ma la misura era stata proposta di nuovo dal Movimento Cinque Stelle che ora ha buon gioco nel dire che il partito di Berlusconi “ha costruito una campagna elettorale sull’abolizione dell’Imu prima casa e ora che fa? Vota in aula assieme al Pd contro la nostra proposta di modifica al decreto Imu-Cig che prevedeva proprio la cancellazione della patrimoniale sulle abitazioni principali. La maggioranza dell’inciucio prende in giro i cittadini e le imprese”.

Dunque alla fine la maggioranza compatta ha dato il via libera alla Camera (447 sì, 21 astenuti e nessun no) al decreto che prevede tra l’altro il rinvio della prima rata dell’imposta sugli immobili al 16 settembre, il rifinanziamento con 700 milioni degli ammortizzatori sociali e il divieto di incassare un doppio stipendio allargato a viceministri e tecnici. Le misure chiave del decreto legge che ora passerà all’esame del Senato prevedono innanzitutto la sospensione del versamento della prima rata dell’imposta municipale propria che vale anche per fabbricati rurali e agricoli, ma non per le case di lusso (ville, castelli, palazzi di pregio storico o artistico). Il decreto introduce la deducibilità a fini Ires dell’imposta pagata sugli immobili utilizzati per attività produttive, ma prevede una clausola di salvaguardia. Il Governo farà la riforma dell’intero settore entro 31 agosto o si pagherà comunque dal 16 settembre con saldo a dicembre. Sulle coperture per la sospensione dell’Imu – ha spiegato lo stesso presidente del Consiglio Enrico Letta – i Comuni sono stati messi in salvaguardia per la rata di giugno e in una logica che rispetta le aliquote messe dai vari comuni. Si ricorrerà ad anticipi di tesoreria.

Quanto al rifinanziamento di oltre 700 milioni per gli ammortizzatori sociali in deroga, è passato un ordine del giorno della Lega Nord che impegna il governo a stanziare ulteriori risorse. E’ rimasta in piedi la possibilità di una proroga dei contratti a termine al 31 dicembre, anche in deroga al limite di 36 mesi previsti dalla legge, per garantire i servizi pubblici essenziali. Proroga anche al 31 luglio 2014 per i maestri degli asili e delle scuole materne

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