Molti punti in comune e un accordo raggiunto a metà: quello sulla Siria. Con la foto di rito di tutti i leader è terminato il G8 irlandese e ciò che esce dal vertice di Lough Erne è un fronte comune sulla questione fiscale e una divergenza con la Russia sulla questione siriana. A sottolinearlo è David Cameron, nella conferenza finale: “Non è un segreto che vi siano state divergenze” al tavolo del G8 sulla Siria ma “tutti vogliamo la fine del conflitto”. E ribadisce: “Si sbagliava chi credeva che al G8 sulla Siria ci sarebbe stata una guerra G7 contro G1, ovvero tutti contro la Russia”. Il suo punto di vista è confermato anche da Vladimir Putin: “La Russia non è rimasta isolata nei colloqui sulla Siria, anche se qualcuno l’avrebbe voluto”.  Su un punto, comunque, Putin rimarca: “Non ci saranno “forniture ufficiali di armi all’opposizione siriana”. Durante i colloqui con gli altri leader e rappresentanti delle organizzazioni internazionali, ha detto il presidente russo, “è stato suggerito di collaborare insieme nel quadro della conferenza Ginevra 2. Occorre mettere fine allo spargimento di sangue e a questo obiettivo si può arrivare con mezzi politici e diplomatici – ha aggiunto Putin – nel formire armi al governo siariano di Bashar Al Assad la Russia rispetta contratti legali. Quello che è certo, ribadisce però Cameron, è che sia “impensabile che Assad possa guidare una Siria unita e stabile”.  Come già annunciato, non c’è alcun riferimento ad Assad: “Rimaniamo impegnati – scrivono i leader – a raggiungere una soluzione politica della crisi siriana”. Molti, invece, i punti di accordo trovati durante il summit: soprattutto su crescita e lotta alla disoccupazione ed evasione fiscale.

SIRIA: “CONDANNA PER USO DI ARMI CHIMICHE E VIOLAZIONE DIRITTI UMANI” – Nel comunicato finale del summit viene ribadita la condanna a “ogni uso di armi chimiche in Siria e chiedono a tutte le parti di permettere l’accesso” ad un team dell’Onu perché indaghi su queste accuse. I leader del G8 “sostengono fortemente la decisione di tenere al più presto possibile la Conferenza di Ginevra sulla Siria per attuare il comunicato del 30 giugno 2012″, che fissa una serie di passi fondamentali, “cominciando con l’accordo su un organo di governo transitorio“. Inoltre il team che indagherà sulle accuse in merito alle armi chimiche dovrà riferire le sue conclusioni al Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Il documento finale del vertice, inoltre,  “sottolinea la necessità di un sicuro stoccaggio di tutte le armi chimiche in Siria, in vista della loro distruzione sotto monitoraggio internazionale”. E “condanna nei termini più forti tutte le violazioni dei diritti umani e gli abusi in Siria, commessi da chiunque, compresi gli attacchi indiscriminati ai civili”. A tutte le parti siriane viene chiesto inoltre “il rispetto delle leggi internazionali umanitarie, notando a questo riguardo la particolare responsabilità delle autorità siriane”.

CONTRIBUTI ALLA SIRIA PER 1,5 MILIARDI DI DOLLARI – Prima della fine del vertice i leader avevano confermato che  tutti i Paesi  avrebbero “contribuito in modo generoso all’ultimo appello dell’Onu per l’aiuto umanitario”. Così dal G8 è stato confermato un contributo di quasi 1,5 miliardi di dollari per affrontare i bisogni umanitari in Siria e nei paesi vicini dove si trovano i profughi.  Nel documento finale si trova anche un’esortazione agli “altri paesi ed organizzazioni a prendere simili impegni”. Per il 2013, ricorda il documento, l’Onu ha lanciato un appello per 5,2 miliardi di dollari di aiuti per la Siria. I leader del G8 “sono determinati a lavorare assieme per fermare con mezzi politici lo spargimento di sangue e la perdita di vite in Siria”. E ricordano come il conflitto sia già costato 93mila morti e abbia portato a 4,2 milioni di sfollati interni e 1,6 milioni di rifugiati in paesi vicini come Libano e Giordania.

PRIORITA’ E’ CRESCITA – La nostra “urgente priorità è promuovere la crescita ed il lavoro, particolarmente per i giovani ed i disoccupati a lungo termine”, . E la ricetta per la crescita dei leader individua tre ingredienti principali: “Sostegno alla domanda, sicurezza delle finanze pubbliche e riforme”. “Le riforme strutturali sono fondamentali per migliorare la crescita sostenibile e gli standard di vita nel lungo periodo – si legge ancora nelle bozza di conclusioni del vertice di Lough Erne – per rafforzare la competitività, per fornire canali di credito ben funzionanti per gli investimenti, anche alle piccole e medie imprese, e per rafforzare la fiducia”. Di qui l’impegno ribadito da tutti i leader di “fare le riforme necessarie nelle nostre economie per sostenere sistemi finanziari più forti, mercati del lavoro sani, occupazione e crescita e per sostenere il commercio mondiale“.

LOTTA ALL’EVASIONE –  L’evasione fiscale era uno dei temi caldi sul tavolo. Il punto di convergenza massimo si è raggiunto proprio nella decisione di alcuni punti per contrastare l’evasione, nella lotta ai paradisi fiscali  e in alcune risoluzioni che diano un’accelerata alla crescita. Punto focale è il contrasto al riciclaggio e alle società di comodo, utilizzate come strumento di evasione. I leader, inoltre, hanno deciso di impegnarsi  in “uno scambio automatico di informazioni tra autorità fiscali in base a nuovi standard mondiali”. I Paesi  lavoreranno con l’Ocse per “sviluppare rapidamente un modello multilaterale” che faciliti il processo. Per gli evasori fiscali, ha detto Cameron non dovrebbero esserci luoghi “in cui nascondersi”. I governi si impegneranno per garantire che le aziende siano sottoposte a un “adeguato” prelievo fiscale.

DIECI PUNTI PER LA CRESCITA –  Quello che esce dal summit dei grandi della Terra è un vero e proprio vademecum per “dare linfa” all’economia, alla crescita e al lavoro. Ecco i 10 punti fondamentali: 1 – Le autorità fiscali di tutto il mondo dovrebbero condividere, automaticamente, le informazioni per combattere la piaga dell’evasione fiscale; 2 – I paesi dovrebbero cambiare le regole che consentono alle loro società di spostare i propri profitti oltre frontiera per evitare di pagare le tasse mentre le multinazionali dovrebbero rendere noti dove realizzano i propri profitti e a che tipo di tassazione sono sottoposti; 3 – Le aziende dovrebbero essere consapevoli della propria struttura societaria, che dovrebbe anche essere chiara per le autorità; 4 – I paesi in via di sviluppo dovrebbero avere le informazioni e la capacità di raccogliere le tasse che sono loro dovute e di loro competenza, e gli altri paesi hanno il dovere di aiutarli; 5 – Le compagnie operanti nel settore dell’estrazione dovrebbero comunicare ogni pagamento a tutti i governi e questi ultimi dovrebbero pubblicare le entrate derivanti da queste società; 6 – I minerali dovrebbero essere ricercati in modo legittimo e non estratti nelle zone di conflitto; 7 – Le compravendite di terra dovrebbero essere trasparenti nel rispetto dei diritti di proprietà delle comunità locali; 8 – I governi dovrebbero astenersi da atteggiamenti protezionistici e promuovere nuovi accordi commerciali per sostenere la crescita ed il lavoro mondiale; 9 – I governi dovrebbero tagliare le burocrazie inutili alle frontiere e rendere più rapidi i movimenti di beni tra i paesi in via di sviluppo; 10 – I governi dovrebbero pubblicare le informazioni sulle leggi, i bilanci, le spese, le statistiche nazionali, elezioni e appalti pubblici in modo che sia più facile per i cittadini venirne a conoscenza.

PREOCCUPAZIONE PER L’IRAN –  Dal vertice esce anche viva preoccupazione per il programma nucleare iraniano, che continua ad andare avanti “in violazione con le risoluzioni” Onu e le indicazioni della Aiea. L’auspicio è che Teheran collabori “pienamente e senza altri ritardi” con le indicazioni internazionali. I leader del G8, poi,  prendono atto dell’elezione del nuovo presidente iraniano Hassan Rohani e invitano l’Iran a “utilizzare questa opportunità per superare le differenze con la comunità internazionale”.

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