Daniele Manca arriva in piazza Matteotti fresco come una rosa. La faccia parla da sola. Scampato pericolo. Il Pd di Imola scollina al primo turno il macigno delle elezioni amministrative 2013, respingendo di netto il ballottaggio con il Movimento 5 Stelle che sembrava cosa fatta.

Bastano poche sezioni per capire che aria tira. La prima infornata di dati dà il delfino di Vasco Errani al 49,4%, poi le sezioni raddoppiano e supera il 50%, infine a 40 seggi elettorali su 61, con un’oramai abbastanza variegata composizione geografica e sociale dei votanti, Manca si attesta sul 53,6%. “Non lo prendono più”, dicono alcuni dei suoi più fidi collaboratori. E la fuga in avanti è evidente. Fuga impattante nel giorno del calo degli elettori dall’84% di cinque anni fa al 59,5% di oggi, identico calo anche dalle Politiche di febbraio 2013.

“Sono un candidato che ha saputo unire, la nostra è una scelta di responsabilità che potrà essere utile anche come modello nazionale”, spiega Manca sindaco per la seconda volta. Nonostante la scissione a sinistra di Giorgio Laghi, che raccoglie il 6,8%, Manca è riuscito ad allargare la coalizione che l’ha sostenuto comprendendo Sel (poco più del 2%) e la lista Fornace Viva, vicina a Comunione e Liberazione, che ha segnato un risultato altissimo attorno al 4,2%.

“Se non fidelizzi la protesta e la trasformi in proposta, poi i cittadini non tornano a votarti”, chiosa Manca spiegando il quasi annullamento del pericolo 5 Stelle e del ballottaggio che si paventava. E sono proprio i ragazzi del Movimento a mostrare il loro rammarico per un’occasione storica che sembrava a portata di mano: “Abbiamo perso, è inutile girarci attorno”, dice il candidato sindaco a 5 Stelle, Claudio Frati, “Vince il modello Manca. Alle amministrative gli elettori seguono interessi più concreti, legittimi, ma meno generali”. E l’andamento modesto della lista di Grillo, dato evidente in ogni angolo dell’Emilia Romagna, spinge al giubilo il Pd, premio anche dall’alleanza con il Pdl al governo di Roma: “Stiamo vivendo una fase di cambiamento epocale e noi ci candidiamo a governarla”, è la versione del neosindaco che dopo Imola sarà un buon sostituto del governatore Errani anche nell’aver accolto da bersaniani, l’appoggio di Renzi: “Sì, ho fatto le primarie contro di lui, ma costruiremo insieme un’identità solida per il futuro del Pd. Sul resto dico che solo che mi sono impegnato con Imola e non ha senso parlare di altre candidature”.

Salsomaggiore, vince il renziano Fritelli, ma si va al ballottaggio. Grillo quarto partito. Per Salsomaggiore Terme, nel parmense, i tempi non sono maturi per la rivoluzione Cinque stelle che l’anno scorso ha investito il Comune capoluogo. Nella città termale storica roccaforte del centrosinistra, a giocarsela al ballottaggio il 9 e 10 giugno saranno il candidato renziano del Pd Filippo Fritelli (31,77 per cento con 2,930 voti)) e Matteo Orlandi della lista civica Cambiare Salsomaggiore (17,36 per cento con 1601 voti), che ha staccato solo per una manciata di voti l’avversario del centrodestra Marco Caselgrandi, civico che era riuscito a riunire sotto il suo nome in un’unica lista Pdl, Lega Nord, Udc e La Destra, e che ha raggiunto il 16,87 per cento (1556 voti).

“I cittadini hanno premiato il percorso che abbiamo fatto a partire dalle primarie e l’apertura verso la società civile e verso il rinnovamento – ha commentato il candidato alla fascia tricolore – Questo risultato dimostra che i partiti politici possono essere qualcosa di positivo quando sanno stare in mezzo alla gente e portare avanti le istanze dei cittadini”. Priorità del programma di Fritelli sono il rilancio del settore termale e della promozione a livello turistico del territorio, con una nuova politica che parta proprio dalle terme.

Un punto fermo anche del programma di Orlandi, arrivato secondo con il 17 per cento delle preferenze. Ex assessore della giunta di centrosinistra di Stefano Tedeschi, Orlandi da anni lavora al di fuori dei partiti con il movimento Cambiare Salsomaggiore, con cui si era candidato anche nel 2011, arrivando a sedersi tra i banchi dell’opposizione con il 9 per cento dei voti.

I cittadini hanno dunque bocciato, anche se di poco, la coalizione che aveva già fallito con l’ex sindaco leghista Giovanni Carancini, caduto dopo appena un anno e mezzo di mandato. Deludente anche il risultato del Movimento di Beppe Grillo, che alle politiche di febbraio era la prima forza politica alla Camera, che ha visto eliminato dalla corsa elettorale il candidato Francesco Sozzi. “Tutto cambia per non cambiare niente” è stato il commento amaro di fronte ai primi risultati, anche se il Movimento rispetto alle amministrative del 2011 ha quasi raddoppiato le preferenze, passando dal 6 al 12,36 per cento delle preferenze (1.140 voti).

Serramazzoni: primo un candidato di centrosinistra, grillini solo terzi. Con il 25,9% vince Roberto Rubbiani, che solo un anno fa era candidato sindaco del Pd (sconfitto da Sabina Fornari, scaricata sempre dal Pd a poche settimane dal voto nel 2012, e poi indagata), ma che ha corso senza endorsment del partitone che gli aveva preferito il cavallo vincente delle primarie, Valter Giovannini. Quest’ultimo solo quarto con il 15,7. Al secondo posto con il 21,6% dei voti Claudio Bertolacelli e la sua lista civica di centrodestra (Bertolacelli era già stato sindaco prima del Pd, Ralenti, indagato prima della Fornari). La candidata 5 Stelle è soltanto terza con il 17,72% dei voti, quando il Movimento di Grillo solo due mesi fa era diventato primo partito.

Romagna, flop 5 Stelle, avanza il Pd. Anche la Romagna registra, oltre a un calo generalizzato dell’affluenza, un flop del Movimento 5 Stelle. Nella cesenate Sarsina il nuovo sindaco è Luigino Mengaccini, del centrodestra, e Lucilla Satanassi del Movimento 5 Stelle si piazza terza su tre candidati: per lei solo 240 voti (11,35%). Le 5 Stelle brillano poco anche nella forlivese Galeata: qui è stata eletta Elisa Deo del centrosinistra, già sindaco fino al commissariamento dell’anno scorso, e tra gli altri candidati il ‘grillino’ Mattia Foschi si piazza quarto con 65 voti (dietro di lui solo Giuseppina Chicchino, di una lista di sinistra con la falce e il martello, con appena 43 voti). A Gemmano (Rimini) il nuovo sindaco è Riziero Santi, militante Pci-Pds-Ds-Pd ma candidato con una civica; a Bagnara di Romagna (Ravenna) vince Riccardo Francone del centrodestra.

di Silvia Bia e Davide Turrini

Articolo Precedente

Elezioni amministrative 2013, a Siena il centrosinistra in vantaggio (41,3%)

next
Articolo Successivo

Elezioni amministrative 2013, i 5 stelle: “Colpa di comunicazione e stampa”

next