Sarà ballottaggio tra il sindaco uscente Adriano Paroli (38,00 % con il Pdl) e il candidato del centrosinistra Emilio Del Bono (38,06 % con il Pd) per la poltrona a sindaco di Brescia. Un risultato sostanzialmente in linea con le attese della vigilia quello che si è delineato in questa prima tornata elettorale nella Città della Loggia. Pdl e Lega hanno lasciato sul terreno la fetta più grossa dei consensi, incassando una sonora battuta d’arresto. Tiene invece il Partito Democratico, che rimane abbondantemente il primo partito della città (doppiando o quasi il dato del Pdl). Delude il Movimento cinque stelle che anche a Brescia arriva a malapena a rasentare l’8%. Fanno bene le due principali coalizioni civiche, quella di Francesco Onofri e quella di Laura Castelletti, appaiati attorno al 7%. Ora la strada verso il secondo turno è tutta in salita per il sindaco uscente, che arriva al ballottaggio con un gap enorme da colmare e poche cartucce da sparare. E la preoccupazione gli si legge in volto quando tenta di dare la colpa della cattiva prestazione alla campagna elettorale “diffamatoria” operata dal suo principale avversario che, per contro, parla già da vincitore. Forse la differenza l’ha fatta proprio la capacità di marcare la distanza con la politica romana. Mentre il Pdl ha fatto di tutto per portare a Brescia i vertici del partito, da Berlusconi in giù, il Pd ha volutamente tenuto lontani i big, preferendo una campagna elettorale a misura di territorio: “abbiamo chiuso la campagna elettorale con i nostri parlamentari del territorio e con i sindaci del centrosinistra della nostra provincia, il lavoro ha premiato, la gente ci ha capito”. Il segretario cittadino del Pd Giorgio De Martin se la spiega così la buona affermazione del suo partito, mentre il segretario provinciale e sindaco di Leno Pietro Bisinella, in un moto di entusiasmo aggiunge: “a Roma dovrebbero ascoltatrici di più. È così che si vince, è parlando chiaro, evitando divisioni inutili e strumentali. La gente lo vede. Bisogna parlarsi e interpretare le istanze del territorio per essere credibili”  di Alessandro Madron

Articolo Precedente

Don Gallo e la rovina del Pd

next
Articolo Successivo

Da Formigoni a Maroni: la Regione che non cambia

next