Sabato sera a Milano, alle Colonne di San Lorenzo, uno dei luoghi più affollati della movida milanese. Centinaia di ragazzi s’incontrano, chiacchierano, bevono una birra. Nella spiazzo tra la basilica e le colonne romane, un piccolo palco, due riflettori, un microfono. Alcune ragazze prendono la parola. Brevi interventi, letture di brani di libri o articoli di giornale. Raccontano che nella movida, qui in città, c’è un protagonista segreto, ma molto attivo: la mafia. Dicono ai loro coetanei che quando, nella notte milanese, comprano del fumo, pagano una birra, entrano in una discoteca, c’è un’alta probabilità che finanzino un boss di Cosa Nostra o della ‘ndrangheta. I casi giudiziari sono ormai molti, più d’una le indagini su locali e discoteche controllate dalle cosche. Qualche vetrina è saltata, il fuoco si è mangiato qualche locale e qualche camion che vende panini. I sigilli del giudice sono comparsi sulle porte di qualche discoteca sequestrata. Qualche nome noto è finito sui giornali: Shocking Club, Luminal, Café Solaire… Le inchieste stanno accertando i legami tra i loro amministratori visibili e l’invisibile Guglielmo Fidanzati, figlio di Gaetano, boss storico di Cosa Nostra. Insomma, dicevano i ragazzi sul palco, la mafia è tra noi, la sfioriamo ogni notte, qui, a Milano. La scena, in uno dei luoghi più belli della città, mi ha ricordato altre scene, viste a migliaia di chilometri da qui: a Palermo, dove i ragazzi di Addiopizzo stanno da anni diffondendo informazione e promuovendo quello che chiamano “consumo critico”: frequentiamo, dicono, soltanto negozi e locali che garantiscono di essere mafia-free. Togliamo alle cosche il loro potere più grande, che è quello di fare soldi con i nostri soldi, con le nostre vite. A Palermo, Addiopizzo è ormai diventa una realtà importante, che si vede e si sente. Partita nel 2004 con un manifestino anonimamente affisso nella notte (“Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità”), in quasi dieci anni ha cambiato, almeno in parte, il modo di pensare in città.

A Milano ancora niente di tutto questo: siamo indietro di almeno dieci anni. Adesso però qualcosa si nuove. Sabato scorso è stata una “Notte contro le mafie”, alle Colonne. A organizzarla, i giovani di Facciamo Rete (associazione delle associazioni giovanili, promuove i contatti con la pubblica amministrazione) e i giovani del Pd, con l’adesione della Federazione degli studenti, di Libertà e giustizia e dell’Anpi Porta Genova (i partigiani tesserati in questa sezione hanno una media d’età inferiore ai 30 anni). Era presente anche il presidente della commissione comunale antimafia, David Gentili. Obiettivo: informare sulle infiltrazioni criminali. E poi passare all’azione. Per esempio compilando una mappa dei locali “a rischio” e assegnando un “bollino qualità” (come quello palermitano di Addiopizzo) ai locali “virtuosi” che garantiscono di essere mafia-free. Il percorso non sarà breve, ma almeno anche a Milano è iniziato. Ora vedremo se i giovani di questa città hanno a cuore il loro futuro.

twitter: @gbarbacetto

Il Fatto Quotidiano, 9 maggio 2013

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