I consumi delle famiglie italiane tornano ai livelli del 2000. L’indicatore di Confcommercio ha registrato a marzo un calo del 3,4 per cento in termini tendenziali e dello 0,1 per cento rispetto a febbraio che segna un nuovo record negativo. La flessione più marcata è ancora quella relativa ai beni e servizi per la mobilità, la cui domanda scende dell’8,5 per cento. Mentre l’unico segmento relativo ai beni e servizi per le comunicazioni mostra una tendenza espansiva nei confronti dell’analogo mese dello scorso anno (+3,1 per cento).

“Il dato segnala il permanere di una situazione fortemente critica che interessa tutti i segmenti che compongono il comparto e che non sembra essere ancora giunta ad un punto di svolta”, avverte l’organizzazione. Riduzioni dei consumi particolarmente significative hanno interessato anche i beni e servizi ricreativi (-5,6 per cento), gli alimentari, le bevande e i tabacchi (-3 per cento), gli alberghi i pasti e le consumazioni fuori casa (-2,8 per cento).

La Confederazione generale italiana del commercio stima inoltre che l’inflazione sarà stabile intorno all’1,5 per cento nei prossimi mesi. “Sulla base delle dinamiche registrate dalle diverse variabili che concorrono alla formazione dei prezzi al consumo, per il mese di maggio si stima una variazione congiunturale dell’indice dei prezzi al consumo dello 0,1 per cento”, ha spiegato l’organizzazione. “Con un tasso di crescita tendenziale pari all’1,3 per cento, in contenuto aumento rispetto all’1,2 per cento del mese precedente”.

Articolo Precedente

Monte dei Paschi, fondazione in rosso per 200 milioni taglia ancora erogazioni

next
Articolo Successivo

Imu, Squinzi: “Più importante tagliare le tasse sul lavoro”

next