“Secondo l’Unesco, Napoli dovrebbe essere città patrimonio dell’umanità, ma non so cosa ci può essere di umano in una città così maltrattata”. Proprio nei giorni in cui a Napoli si inaugura il Maggio dei Monumenti, che ogni anno apre ai turisti i luoghi d’arte partenopei, Antonio Vitale, presidente dell’Associazione Napoli Centro Storico, ci accompagna in un tour alternativo per le strade della città antica: quello dei monumenti chiusi, abbandonati, saccheggiati o anche ‘solo’ vandalizzati. Ben 200 chiese (su 500) nel centro storico della città sono chiuse semplicemente perché vanno a pezzi. Perché non ci sono i soldi per metterle a posto. Ormai sono state abbandonate al loro destino. Uno scempio. A partire dal Piazza del Plebiscito, dove tra una scritta e un’altra i bambini giocano a calcio sotto al colonnato della chiesa di San Francesco di Paola, passando per il monastero di Santa Chiara, nei cui giardini esterni trovano rifugio senza fissa dimora e tossicodipendenti. E poi Palazzo Penne, un rudere che avrebbe dovuto essere ristrutturato con fondi europei, e Largo Banchi Nuovi, luogo storico diventato un vero e proprio campo di calcetto con tanto di porte ai lati della semidistrutta chiesa dei Santissimi Cosma e Damiano. Un ‘tour del degrado’, che si chiude con la ormai ex chiesa di Sant’Arcangelo a Bajano: non più luogo di culto, ma abitazione privata con tanto di balcone che spunta dalla facciata. Il servizio prende spunto dall’inchiesta che domani leggerete in edicola sul Fatto del lunedì dal titolo ‘Un Paese senza centro (storico)’   di Andrea Postiglione

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