A Roma, dove la speculazione edilizia prosegue e supera i confini del grande raccordo, c’è un quartiere che resiste e i cittadini si sono organizzati tra di loro per opporsi all’attacco della cementificazione selvaggia. Con qualche insperata vittorie. E’ San Lorenzo, quadrilatero che si estende dalle Mura Aureliane al Cimitero del Verano, noto per essere stato colpito dal bombardamento degli alleati del luglio 1943 e per la successiva partecipazione alla resistenza romana. Oggi la nuova resistenza dei suoi abitanti è fatta delle numerose occupazioni che chiedono la riqualificazione dell’esistente piuttosto che nuove costruzioni. Come spiega Gigliola, combattiva pensionata che nel quartiere è nata e cresciuta, durante l’assemblea dell’ultima occupazione alle ex Fonderie Bastianelli, si tratta di una “legittima occupazione dei cittadini per rivendicare spazi pubblici e servizi per la cittadinanza”. A partecipare all’occupazione tuttora in atto nella ex Fonderia in via dei Sabelli, non ci sono solo gli studenti della vicina Università o i militanti politici di un quartiere storicamente rosso, ma cittadini che si sono riuniti in vari comitati.
Tutto comincia nell’aprile 2012, quando gli abitanti delle palazzine vicine notano gli operai che lavorano alla costruzione di un cantiere. Da lì si scopre che il Comune di Roma ha dato il via libera alla Sabelli Trading per un progetto di abbattimento dello storico edificio per costruire una palazzina di cinque piani, con tre piani sotterranei adibiti a box. Sono i residenti, sottraendo tempo e spazio alle loro occupazioni, a scoprire dopo mesi di ricerche che l’edificio che ospita la ex Fonderia è di interesse storico e architettonico.
 
Un insieme di diverse competenze e professioni – tra cui architetti, urbanisti e avvocati – scopre che le autorizzazioni comunali non contemplano il rispetto della Carta della Qualità, prevista dal Piano Regolatore Generale del 2008, oltre che i vincoli ambientali del Piano Territoriale Regionale Paesistico. E ottengono così dal dipartimento di Urbanistica del Comune la temporanea interruzione del permesso per lo svolgimento dei lavori. Non si tratta però solo di salvaguardare il patrimonio storico del quartiere, ma anche di prevenire danni irreparabili. Innanzitutto proprio sotto l’edificio, dove dovrebbe essere costruito il garage sotterraneo, scorre la falda acquifera di San Lorenzo.
Poi perché i lavori rischiavano di avvelenare i residenti. Quando l’estate scorsa le prime tute bianche degli operai erano al lavoro nel capannone della ex Fonderia, una delle cose fatte nel cantiere è stata lo smantellamento di una tettoia che si è scoperto essere di cemento misto ad amianto: eternit che, pericoloso in sé, prevede anche una procedura particolare di smaltimento per incapsulare i pannelli. Procedura che i residenti dicono non essere stata rispettata. Materiale cancerogeno la cui semplice usura provoca anche a distanza di anni gravi forme di cancro. E di eternit è composta anche la tettoia di un altro capannone occupato nel quartiere: quello di via dei Peligni. Qui, a portare il problema all’attenzione dell’amministrazione comunale e a chiedere una bonifica dell’edificio, sono stati gli studenti di Communia.
 
Del resto, a poche decine di metri dal capannone di via dei Peligni si trovano la scuola elementare e la scuola media della zona. Se nel capannone principale un certificato della Asl avvisa del pericolo, il capannone adiacente, usurato e con evidenti lesioni, è una bomba a cielo aperto. Ancora una volta sono stati i cittadini a sostituirsi alle amministrazioni denunciando il pericolo. E adesso, in via dei Sabelli come in via dei Peligni, chiedono la destinazione d’uso sociale degli edifici occupati. In un quartiere dove la densità della popolazione è già altissima e mancano servizi di base, chiedono asili nidi, palestre, biblioteche, ludoteche, centri anziani e parchi, piuttosto che nuove abitazioni. Come spiega un docente di urbanistica e membro dei comitati di quartiere, questo sarebbe possibile se solo la Regione sbloccasse i fondi acquistando gli edifici dai legittimi proprietari, ma le vie della politica e dell’edilizia a Roma sono imperscrutabili. E spesso camminano a braccetto.
 
A San Lorenzo, intanto, gli abitanti sono riusciti a fare mettere sotto sequestro giudiziario il cantiere per la costruzione di una palazzina in via dei Sardi, impedendo che all’interno di un cortile fosse costruito un edificio che non avrebbe rispettato diversi requisiti minimi. Grazie alle battaglie dei residenti, oggi in via dei Sardi la Polizia Municipale, su mandato della Procura, ha messo i sigilli al cantiere per il reato di art.44 DPR 380/01: ovvero l’illegittimità del permesso di costruire.
 
Una vittoria che segue quella dell’edificio di piazza dei Sanniti, dove nella primavera del 2011 è stato occupato il cantiere che avrebbe voluto trasformare l’ex Cinema Palazzo in un immenso casinò e sala giochi. A farsi garanti dell’occupazione del vecchio cinema, ancora una volta promossa dai residenti del quartiere, sono stati l’Associazione Libera e alcuni membri della Commissione Antimafia, proprio per prevenire possibili infiltrazioni mafiose nel quartiere tramite il gioco d’azzardo e il riciclaggio. L’anno scorso, una sentenza civile ha assolto gli occupanti e legittimato l’occupazione dello stabile, dove oggi si organizzano attività gratuite al servizio del quartiere. Nuove forme di resistenza alla speculazione e alla cementificazione che hanno deciso di riunirsi nella Libera Repubblica di San Lorenzo: un’altra politica possibile, fatta da cittadini al servizio dei cittadini.
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