Ci avviamo verso una stagione politicamente imprevedibile ma è certo che questa Terza Repubblica inizia sulla scia di un presidenzialismo di fatto, senza però che ad esso siano posti i dovuti contrappesi. La legittima e democratica scelta dei grandi elettori è una forzatura emergenziale (come ammesso in tempi non sospetti dallo stesso Napolitano) che cerca le sue giustificazioni nella gravissima crisi economica e nello stallo del sistema politico.

Non è mio compito, come magistrato, dare valutazioni su quanto sta accadendo, ma mi sembra a questo punto irrinunciabile cominciare a riflettere sulle proposte dei saggi, posto che con ogni probabilità saranno la base di azione del futuro governo Letta (e lasciamo anche perdere il fatto che ormai tutta l’azione legislativa dipenda quasi esclusivamente dal Governo e non dal Parlamento, che finisce per essere quasi sempre eterodiretto… con buona pace della separazione dei poteri).

Da dove dovrebbe cominciare secondo voi il paragrafo dedicato alle riforme nel campo della giustizia penale per rilanciare il Paese?

Dal ripristino del falso in bilancio per cominciare da lì una lotta contro la corruzione e gli scandali finanziari?! No…

Allora da una revisione della disciplina della prescrizione, diventata sempre più breve e che ammazza migliaia di processi ogni anno allargando ulteriormente le fette di impunità?! No…

Allora forse i saggi hanno messo l’accento sulla necessità di arrivare a una sentenza in tempi ragionevoli, depenalizzando per un verso i reati minori e investendo in sistemi di notifiche finalmente moderni e in procedure diversificate per non fare il processo alla “Perry Mason” anche per un reato fiscale?! No…

Hanno forse chiesto di implementare quello che sarebbe previsto dalla legge ma è ancora nel libro dei sogni, ovvero l’ufficio del giudice e del pm, creando quindi un gruppo di persone che consentano davvero ai magistrati di lavorare sulle cose più serie e diventare sempre più produttivi ma puntando sulla qualità e non solo sui numeri?! Nemmeno…

Il primo problema che i saggi affrontano è quella grave piaga costituita dalle intercettazioni… (sic)

Non vengono usati termini netti ma di fatto si chiede di ridefinire e limitare questo strumento abusato (in ipotesi non dimostrata…).

Intendiamoci, la norme sulle intercettazioni possono essere migliorate, può essere meglio definito il criterio con cui si selezionano i soggetti da intercettare, deve essere individuata un’udienza filtro che eviti la diffusione di dialoghi non rilevanti per il processo (come proposto dall’ANM)…ma resta uno strumento decisivo in moltissime indagini e solo grazie ad esso la magistratura ha potuto portare il suo controllo di legalità anche nelle stanze del potere osceno, nascosto.

Nel prosieguo del paragrafo sulla giustizia penale vengono anche accennate alcune proposte assolutamente condivisibili (come la revisione della contumacia e del processo agli irreperibili o agli istituti che consentono tecniche dilatorie), ma è significativo che il primo punto e quello più ampiamente trattato è proprio la riforma delle intercettazioni…

Come questo possa aiutare la lotta alla corruzione, che ci costa 60 miliardi di euro all’anno e ci pone ai confini del terzo mondo), non mi è chiaro… ma evidentemente non sono abbastanza saggio.

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