Prendete del buon cibo e il mare di Napoli, poi accoppiateci un’intuizione ironica e geniale nella sua semplicità. Il risultato è “‘O Mast re Chef”, che suona come uno dei programmi televisivi di cucina più in voga in questo momento, ma si legge con la o ben marcata, tutto d’un fiato e con l’accento sull’ultima e, mica sulla a di “mast”. L’idea di organizzare una gara culinaria fra dilettanti ai fornelli è venuta a un mini team partenopeo formato da Michele Del Vecchio (Studio Tangram) e Lucio Starace (Break Point Adv). Appena due settimane fa nasceva il fortunatissimo nome e da lì il percorso è stato tutto in discesa. Prima tappa, cercare la location: la Sire Ricevimenti d’Autore mette a disposizione un locale con vista sul golfo di Napoli, che risponde al nome di ristorante Donnanna, appena 60 coperti visto che “si tratta di un ristorante gourmet”, ci racconta Lucio Starace.

Come si svolge la competizione?
I concorrenti sono 32 e si affronteranno due alla volta, in gare ad eliminazione diretta. Come in un campionato di calcio: il nostro modello è quello del cartellone della Champions. In realtà volevamo fermarci a 16 partecipanti, ma non ci siamo riusciti: le richieste sono state oltre 60.

In soli quindici giorni?
In una settimana, a dirla tutta. È bastato il passaparola e la creazione di una pagina Facebook, che ha già fatto 12mila visualizzazioni. Il 28 marzo abbiamo organizzato lo chef casting al ristorante Donnanna e lì abbiamo deciso di usare l’ordine cronologico, per non scontentare nessuno. I primi 32 partecipanti che si sono presentati saranno i nostri concorrenti. Li abbiamo “schedati” tutti, fotografandoli con grembiule e cappello da chef.

E gli altri trenta?
Staranno in panchina, pronti a intervenire se ce ne fosse la possibilità. Passeremo agli ottavi, ai quarti, e così via fino alla finalissima, nel mese di luglio. Si comincia il 4 aprile e si va avanti ogni martedì e ogni giovedì.

L’identikit del partecipante a “’O Mast re Chef”?
Un professionista appassionato di cucina. Abbiamo medici, professori, antiquari…

Nessuna casalinga?
No, loro le cuoche le fanno per mestiere. E lo dico con orgoglio: sono figlio di una casalinga che mi ha fatto mangiare benissimo per tutta la vita! I nostri concorrenti devono dimostrare che sono bravi pure a cucinare oltre che nel loro lavoro.

Chi sono i primi due sfidanti?
Zelda Marino, ricercatrice universitaria 37enne, segno zodiacale capricorno. Nella sua scheda ha dichiarato che ama cucinare le gelatine, che odia invece preparare le interiora e che nel tempo libero viaggia. L’altro concorrente è Carmine de Gregorio, 55 anni, ex antiquario. Il suo piatto forte è il pesce. D’altronde fra i suoi hobby ci sono il mare e la pesca. Di curiosità come queste, di settimana in settimana, ne troverete su tutti e 32 i concorrenti nella pagina “Degusto – ‘O Mast re Chef”.

Cosa cucineranno?
Un antipasto, un primo e un dolce, utilizzando secondo la propria fantasia gli ingredienti indicati dagli chef del ristorante. Per il secondo invece dovranno interpretare una portata, sempre suggerita dagli chef professionisti.

Chi giudicherà i piatti?
Ci sarà una giuria tecnica, composta per ciascuna delle serate da tre personalità scelte fra operatori del settore, giornalisti, enogastronomi, rappresentanti delle associazioni di categoria. La giuria popolare è fatta invece dal pubblico, la gente che prenota un tavolo per la serata, soprattutto amici dei due concorrenti ma anche altri avventori. Loro però giudicheranno soltanto con gli occhi: valuteranno le portate dal loro aspetto e dalla simpatia degli chef. Assaggeranno i piatti dei menu ideati dai due concorrenti, ma preparati (per ovvie ragioni legali) dagli chef ufficiali del locale.

Quindi basta prenotare per fare da pubblico e da giuria: ma quanto si paga?
Soltanto 25 euro a testa, per due antipasti, due primi, un secondo, due dolci, bevande comprese: un prezzo basso anche per Napoli. Ma l’abbiamo fatto per invogliare la gente a partecipare a qualcosa di nuovo, per tenere vive le aziende per le quali lavoriamo. Del resto con la flessione registrata a causa di questa crisi, qualcosa bisogna pure inventarsi.

Ci sarà anche un guadagno, però…
Certamente, soprattutto grazie alle aziende agroalimentari che fanno da sponsor. Ma se mi chiede se abbiamo fatto tutto questo per i soldi, la risposta è no. Alla base di questa idea c’è innanzitutto la nostra passione.

di Irene Privitera

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