Leggo e rileggo, sbalordito, la colomba paquale di Napolitano. Sbalordito solo per la sgradevole impudenza che la caratterizza, ma devo dire che mi aspettavo qualcosa di simile.

Condivido le parole di chi, come Flores D’Arcais, ha definito questo tramonto del peggior presidente della storia repubblicana come una “manovra eversiva”. Napolitano è andato molto oltre le prerogative costituzionali che gli sono attribuite e entro le quali avrebbe dovuto essere costretto.  
Si mette il Parlamento sotto tutela. La “trovata” della “maggioranza certa” è illegale sotto ogni profilo. Dove sta scritto, in Costituzione, che il presidente della Repubblica decide lui cosa sia una maggioranza certa? E’ il Parlamento che deve dirlo, quanto sia certa, o precaria.  

Il cosiddetto “comitato di saggi” non è neanche una foglia di fico sopra l’imposizione al paese di un governo inciucio Pd-Pdl. Quei nomi sono uno schiaffo all’intero paese. Il governo Monti rimane in carica senza che il Parlamento abbia potuto esprimersi. E il governo Monti è il risultato di una catastrofica decisione dello stesso Napolitano. Che ora cerca di imporne un’altra, se possibile peggiore. 
Siamo fuori dalla Costituzione. 

Grillo
ha, per insipienza, per presunzione, offerto il destro a una tale aberrazione. Lo ha fatto non proponendo il nome di un “suo” premier (e, aggiungo io, di un suo “governo ombra”). 
Che si svegli, o che qualcuno lo faccia svegliare. 
Ma l’insipienza di Grillo non assolve Napolitano. Un comico può sbagliare. Se sbaglia, dopo avere ottenuto oltre il 25% dei voti, è una brutta faccenda.

Un presidente della Repubblica non sbaglia. Se attenta alla Costituzione lo fa per scelta. Dobbiamo temere lui e coloro che, dietro di lui, sopra di lui, a fianco a lui, lo consigliano. 

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