Finisce in manette il segretario dell’ordine dei commercialisti di Rimini. Questa mattina all’alba l’insospettabile professionista, il 47enne Daniele Balducci, è stato arrestato dalla guardia di finanza nell’ambito di un’inchiesta dalle accuse pesanti: corruzione in atti giudiziari, peculato, interesse privato negli atti di fallimento e frode fiscale. Stimato e conosciuto in Riviera, Balducci in questi anni ha svolto l’incarico di curatore in procedure fallimentari in tribunale a Rimini e ha rivestito la qualifica di pubblico ufficiale. C’è chi assicura che fosse stimato tra le istituzioni.

Sul suo groppone pende ora la quasi totalità dei capi d’imputazione dell’operazione “Giano”, condotta dalle Fiamme Gialle riminesi (che confermano alla stampa il nome dell’illustre indagato) e coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica Davide Ercolani.

Al termine di una complessa indagine (oltre 40 militari al lavoro), all’alba i finanzieri del nucleo di polizia tributaria hanno eseguito un’ordinanza di applicazione della misura cautelare personale nei confronti di cinque persone (di cui due in carcere tra cui appunto Balducci) e sequestrato complessivamente 4,4 milioni di euro. Come stabilito dal gip Fiorella Casadei, il decreto di sequestro preventivo colpisce vari beni mobili e immobili degli indagati: 31 immobili, sette tra auto e moto, l’intero capitale sociale di sei persone giuridiche, investimenti in titoli/fondi/gestioni e certificati di deposito in nove banche.

In città la notizia dell’arresto di Balducci si è sparsa subito e lo stesso ordine dei commercialisti sembra cadere dalle nuvole. Il suo presidente, Bruno Piccioni, dice subito che “le accuse sono gravissime e circostanziate, ci auguriamo che nei prossimi giorni il dottore commercialista spieghi se e quale ruolo ha avuto nell’indagine coordinata dalla procura”. Piccioni annuncia comunque “ogni decisione utile a tutelare l’immagine dell’ordine, della professionalità di centinaia di colleghi”, e già stasera dalla riunione straordinaria del Consiglio dell’ordine sono attesi provvedimenti.

Le indagini sono durate solo sei mesi ma a quanto pare sono state sufficienti per stabilire che, tra il 2008 e il 2012, Balducci avrebbe sottratto circa un milione di euro destinati alle procedure fallimentari attraverso società riconducibili direttamente e indirettamente al suo nome. Il professionista è accusato di aver creato appositamente una compagine, la Gestcredit Romagna, per portare avanti le sue “strategie criminali”, riportano le fiamme gialle che fanno sapere come la stessa società fosse di diritto amministrata da una ‘testa di legno’, un muratore albanese non più rintracciabile e arrestato anni fa per droga.

La Gestcredit si è rivelata uno strumento per produrre fatture per operazioni inesistenti finalizzate a consentire la deduzione di costi e, quindi, l’evasione delle imposte ad alcuni dei clienti di Balducci. Gestcredit sarebbe stata utilizzata anche per produrre falsi contratti di consulenza aziendale, di cui uno appositamente redatto per giustificare i flussi finanziari relativi alla corruzione. Il meccanismo era questo: su mezzo milione di euro di crediti, si dichiarava che la metà erano inesigibili.

Balducci dispone di altri cinque immobili oltre ai 31 sotto sequestro insieme con auto, titoli, fondi, depositi vari. In un caso, secondo l’accusa avrebbe ricevuto somme attraverso attività di corruzione nei confronti del pesarese Oliviero Romani e del morcianese Giuseppe Corbelli, amministratore e legale rappresentante di una società in fallimento, la N&T System srl.

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