La commozione e gli applausi nell’Aula s’impastano in un’atmosfera di benevolenza umanitaria che strappa a un’ex parlamentare il paragone: “Laura come Francesco”. La Camera di carità pervasa elegge una donna che ha “sempre rappresentato i diritti degli ultimi” (definizione personale): “Con la Boldrini ha vinto l’Italia migliore”, afferma un commosso Vendola – dato da molti come ghostwriter del discorso della neo-presidente – nel cui partito la 52enne marchigiana era candidata (seppur il Governatore pugliese avesse affermato la notte prima di esser favorevole a un 5Stelle). Ha vinto di certo il Partito democratico per il quale la notte ha portato il consiglio di dirottare la scelta su una figura dal profilo così umanitario che certo non può esser sgradita ai deputati grillini, attenti ai temi sociali come no global 2.0. Dagli scranni dei 5Stelle sono arrivate le salve di applausi più intensi dei 22 battimani contati in 20 minuti di discorso.

Eppure “la presidenta” è stata eletta con 327 voti, 18 in meno di quelli che poteva raccogliere al massimo.

Comunque Laura Boldrini siede sulla poltrona che fino al giorno prima era di Gianfranco Fini – che lei ricorda nelle sue frasi lette sui fogli tenuti ben stretti in mano, e rilette ogni volta che la sua frase viene interrotta dagli applausi – l’ex alleato di Berlusconi e autore della legge sugli immigrati che porta il suo cognome unito a quello dell’ex leader leghista Bossi: una legge che la Boldrini nei molti anni (1998 – 2012) come portavoce dell’Unhcr ha contrastato e criticato senza risparmiarsi.

La pasionaria dei diritti era già definita ieri nella sorpresa dai toni positivi dei media (più critici, e ironici, i commenti sui social network, soprattutto Twitter: Qualcuno informi #Boldrini che è presidente della Camera, non della Caritas, per fare un esempio). Ma in piedi davanti all’aula di Montecitorio Laura Boldrini ha impresso subito un’allure istituzionale, parlando in terza persona dei suoi compiti come presidente, delineando un programma “alto”, dai netti risvolti sociali, forse non così facilmente attuabile – e criticato da diversi esponenti dell’opposizione – in questo complicato e incerto inizio di legislatura. Emozionata al punto da avere la voce talvolta rotta, cercando con lo sguardo di abbracciare l’intero emiciclo, ma anche di fissare punti di riferimento alla sua sinistra, snocciola un Vangelo di impegni laici, missionaria umanitaria di uno Stato in crisi e di un paese in “sofferenza sociale”.

Spaesata subito dopo la fine del suo primo impegno istituzionale, ricevuta con un applauso amichevole all’ingresso del ristorante parlamentare, dopo la prima visita all’ufficio di presidenza: “Andrò avanti sul sentiero di sempre”. Sentieri professionali che l’hanno portata spesso nel Terzo Mondo, dall’Africa (Angola, Ruanda) all’Asia (Afghanistan, Iran, Iraq, Pakistan), e soprattutto nell’isola-simbolo dell’immigrazione italiana: Lampedusa (è in Sicilia che ha passato parte della sua campagna elettorale come capolista di Sel, oltre che nel collegio elettorale marchigiano).

Scelta naturale quella di Sinistra ecologia e libertà per Boldrini che così spiegava due mesi fa il suo impegno politico, sottolineando di “non essere una paracadutata”: “A Nichi potevo dire di no. Avevo il mio lavoro e potevo tranquillamente continuare a farlo. Inoltre Sel ha sempre mantenuto ferma la sua posizione sulle tematiche relative alla migrazione. Così non si può dire degli altri partiti di opposizione, che non mi sembra abbiano fatto granché per frenare le derive del centrodestra. Stavano zitti per paura di perdere consenso”. Mediaticamente presente a ogni recrudescenza dell’emergenza immigrazione, pronta nel ruolo di portavoce dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati a rispondere alle dichiarazioni di politici e ministri (come La Russa sui Ctp, i famigerati Centri di permanenza temporanea), nell’ambiente delle Ong è riconosciuta per le sue abilità di valutare l’opportunità politica del momento, insomma capacità di “navigazione” nei delicati rapporti con la politica nazionale. Nel mondo della comunicazione umanitaria si ricordano anche i “Boldrini tour” organizzati per i colleghi giornalisti sui fronti caldi delle emergenze nei Paesi in via di sviluppo. La sua professione ha affinato le capacità di persuasione suadente e di moderazione che si ritrovavano ieri nel dovuto accenno a Moro, poiché ieri cadeva l’anniversario della sparatoria con la scorta e il rapimento del fautore del “compromesso storico” democristiano. Attualissima invece la volontà di proporre come prima legge del nuovo Parlamento “per la tutela dell’immagine femminile nei mezzi di comunicazione”.

Nata in una famiglia della buona borghesia di Macerata (famiglia con attività antiquarie), cosmopolita con base a Roma, base di partenza e palcoscenico principale delle sue dichiarazioni onusiane. Per molti anni ha vissuto nel quartiere Monteverde, di recente si è trasferita a Trastevere, insieme al nuovo compagno, una figlia dalla precedente unione con un collega – ha lavorato alla Rai negli Anni ‘80 – e che ora studia a Londra.

Il Fatto Quotidiano, 17 Marzo 2013

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