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Magistratura, alcuni privilegi da abolire subito

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Sarebbe bello se il primo provvedimento di questo parlamento (il primo con il M5S) fosse una legge seria contro i privilegi ingiusti.

Infatti, in questo periodo si parla molto di privilegi dei parlamentari, i primi con i quali i nuovi cittadini eletti nelle fila dei senatori e dei deputati dovranno confrontarsi. Ma nei meandri della pubblica amministrazione si celano moltissimi altri privilegi, alcuni dei quali sconosciuti ai più, e rispetto ai quali sarebbe doveroso intervenire quanto prima, per rispetto nei confronti di tutti coloro che della crisi risentono davvero e sono costretti a fare enormi sacrifici.

Ne cito solo alcuni, augurandomi che tutti (cittadini, tecnici e personale amministrativo) vogliano collaborare a segnalare i privilegi di cui sono a conoscenza: il primo passo è una informazione ed una pubblicità completa e trasparente. Ecco una prima lista:

1) le propine (emolumenti) degli avvocati dello Stato: tale categoria percepisce già lo stipendio equiparato a quello di magistrato, pur non essendo tali, non paga per uffici e strutture (in quanto pubblici dipendenti) e, oltre a tutto ciò, prende anche una sostanziosa parte degli importi che i giudici liquidano in caso di vittoria. Insomma, se perdono paga lo Stato (cioè noi), se vincono paga ancora lo Stato, ma direttamente a loro.

2) il carico di lavoro dei magistrati amministrativi. Da poco vige anche un divieto espresso di lavorare di più, ma allo stesso tempo vengono autorizzate decine e decine di incarichi ogni anno dall’organo di autogoverno della magistratura amministrativa

3) la presenza in ufficio dei giudici amministrativi, che vanno in ufficio … due giorni al mese! Loro si difendono dicendo che lavorano a casa, con un carico enorme. Avendo fatto quel lavoro ed avendo denunciando da sempre che non è vero, mi permetto di fare una proposta: almeno 4 giorni a settimana in ufficio, per almeno 8 ore (con cartellino e tornelli) e almeno 3 udienze a settimana, come fanno i giudici ordinari.

4) l’indennità giudiziaria di avvocati dello Stato e magistrati amministrativi: i giudici penali ed i pubblici ministeri ricevono minacce, vivono scortati, hanno una vita fortemente condizionata dal loro ruolo, specie nelle regioni del sud. È giusto che abbiano una indennità per la funzione. Non altrettanto per i giudici amministrativi, che fruiscono di questa indennità senza alcuna ragione.

5) il ricco stipendio aggiuntivo che si sono autoattribuiti i membri del Consiglio di presidenza della Giustizia Amministrativa, con una mera delibera interna.

6) unificazione delle strutture e degli uffici giudiziari e divieto di affittare palazzi storici da destinare a sedi dei magistrati amministrativi e degli avvocati dello Stato.

7) un tetto massimo onnicomprensivo per gli stipendi pubblici, senza eccezioni di sorta, sul modello svizzero.

8) un tetto massimo di guadagno per i notai, che sono pur sempre pubblici ufficiali.

9) riduzione dello stipendio del Primo presidente della Corte di Cassazione (che prende circa il triplo della media dei magistrati): così si eviterà la favola che gli stipendi dei parlamentari (e di molti altri) sono parametrati a quelli dei magistrati, mentre sono invece parametrati a quello dell’unico magistrato super-pagato

10) i doppi, tripli e quadrupli incarichi “extra” presso pubbliche amministrazioni da parte di avvocati di Stato, magistrati amministrativi e magistrati della Corte dei Conti, che per legge devono difendere o decidere sulle cause delle amministrazioni: mai conflitto di interesse è stato più evidente.

 

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