Capitali opachi e soci ambigui” nelle banche italiane. C’è anche questo allarme nella relazione dei Servizi segreti al Parlamento. Ed è l’aspetto nuovo e più sorprendente della informativa che gli 007 italiani hanno individuato in quelli “classici” per la sicurezza del nostro paese. Nel documento si segnala la possibilità di “attentati spettacolari” da parte degli anarco-insurrezionalisti, il rischio che la crisi innalzi ulteriormente la tensione sociale, ma anche l’aggressione da parte di gruppi esteri del “made in Italy“. Livello di attenzione per gli appalti Expo2015, le grandi opere e il settore energia. 

L’allarme sulle banche italiane e la “distorta gestione del credito”. In alcune banche italiane emergono profili di rischio “per le opacità dei capitali apportati”, per l’ingresso di nuovi soci “dal profilo ambiguo” e per la “distorta gestione del credito da parte di esponenti aziendali sleali” segnalano i servizi segreti al Parlamento che hanno inoltre guardato con attenzione alla nascita in Italia delle prime filiali di banche asiatiche che, “rivolte oggi principalmente ai propri connazionali residenti in Italia, possono costituire la premessa all’ampliamento della concorrenza allogena nel nostro Paese, con rischi di erosione di importanti quote di mercato per gli operatori nazionali”.

Il rischio aggressione per il “made in Italy”. La crisi economica rafforza“l’azione aggressiva di gruppi esteri” che puntano a acquisire “patrimoni industriali, tecnologici e scientifici nazionali”, nonché “marchi storici del “made in Italy”, a detrimento della competitività delle nostre imprese strategiche” avvertono gli 007. L’attività informativa, nota la relazione preparata dal Dis guidato da Giampiero Massolo, , “ha confermato il perdurante interesse da parte di attori esteri nei confronti del comparto produttivo nazionale, specialmente delle piccole e medie imprese, colpito dal prolungato stato di crisi che ha sensibilmente ridotto tanto lo spazio di accesso al credito quanto i margini di redditività”. Gli 007 puntano l’attenzione su alcune manovre di acquisizione effettuate da gruppi stranieri che, se “da una parte fanno registrare vantaggi immediati attraverso l’iniezione di capitali freschi, dall’altra sono apportatrici nel medio periodo di criticità”. Ciò per il “rischio di sostituzione, con operatori di riferimento, delle aziende italiane attive nell’indotto industriale interessato dall’investimento diretto ovvero proprietarie di tecnologie di nicchia, impiegate nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza nazionali, come pure nella gestione di infrastrutture critiche del Paese”.

La minaccia degli anarco-insurrezionalisti e il rischio dell’innalzamento delle tensioni sociali. La minaccia anarco-insurrezionalistarimane “estesa e multiforme”, in grado di tradursi in una “gamma di interventi” che può comprendere anche “attentati spettacolari”, è ancora reale. Il “massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali” ha contribuito a contenere le tensioni che sono andare accumulandosi in diversi ambiti, dalla protesta degli autotrasportatori in Sicilia alla campagna contro Equitalia, dalla Tav alla scuola. Ora però, “in assenza di segnali di un’inversione del ciclo congiunturale – si legge nella Relazione predisposta dal Dipartimento informazioni e sicurezza diretto da Giampiero Massolo – l’incremento delle difficoltà occupazionali e delle situazioni di crisi aziendale, potrebbe minare progressivamente la fiducia dei lavoratori nelle rappresentanze sindacali, alimentare la spontaneità rivendicativa ed innalzare la tensione sociale, offrendo nuove opportunità ai gruppi dell’antagonismo”, per “intercettare il dissenso e incanalarlo verso ambiti di elevata conflittualità”. In questo ambito, affermano gli 007, “si prospetta il rischio di un’intensificazione delle contestazioni nei confronti di esponenti di governo e personalità di rilievo istituzionale, nonché rappresentanti di partiti politici e sindacali considerati non sufficientemente impegnati nella difesa dei bisogni emergenti”. Una situazione che ha portato i movimenti antagonisti ad una “rinnovata disponibilità al confronto” e che, di fronte ad “un eventuale aggravamento dello scenari congiunturale” potrebbe “costituire fattore di aggregazione e generalizzazione del dissenso, favorendo l’azione delle frange antagoniste che mirano alla radicalizzazione dell’offensiva sociale”. Se la situazione economica nondovesse migliorare c’è il rischio concreto di un “innalzamento delle tensioni sociali” e un’intensificazione delle contestazioni a “esponenti di governo, nonché rappresentanti di partiti politici e sindacali”. Il ferimento dell’Ad dell’Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi ha segnato “l’innalzamento del livello della minaccia” portata dagli anarco-insurrezionalisti, affermano gli 007. E l’attuale situazione economica viene vista in quegli ambienti come “potenzialmente favorevole” al progetto che vede al centro “l’azione diretta”.

E’ in quest’ottica infatti, dicono i Servizi, che si registrano appelli ed esortazioni a “superare le esitazioni” e mettere in atto “interventi conflittuali” che puntino al “sovvertimento del sistema”. Gli arresti di diversi presunti anarco-insurrezionalisti, è la lettura che danno gli 007, hanno però frenato questo progetto: “da allora si registra infatti una stasi operativa della Federazione Anarchica Informale, con tutta probabilità ascrivibile alla necessità di non evidenziarsi in una fase di accentuata pressione investigativa“. Ciò non significa però che il movimento è stato sconfitto. Anzi: “si ritiene che la minaccia rimanga potenzialmente estesa e multiforme, suscettibile di tradursi in una gamma di interventi. Eventualità che – scrivono gli 007 – può comprendere sia attentanti ‘spettacolari’ potenzialmente lesivi come quelli tradizionalmente messi in atto dai gruppi Fai, sia iniziative di non elevato spessore ad opera di altre sigle eventualmente emergenti, non dotate delle medesime capacità tecnico operative, come anche attacchi non rivendicati, in linea con la visione classica dell’anarco-insurrezionalismo”. Gli 007 individuano anche i possibili “scenari di scontro”: i poteri economico-finanziari, le forze dell’ordine e le forze armate, le lotte ambientaliste, l’opposizione al ‘dominio tecnologic0, gli autori delle riforme del welfare e del lavoro, le espressioni di quella che i Servizi chiamano “società del benessere”.

Quanto alla minaccia rappresentata dagli eredi delle Br, gli 007 affermano che quegli ambienti, soprattutto nel settore carcerario, hanno fatto arrivare diverse sollecitazioni ma “non sono sembrati in grado di condurre un’efficace opera di infiltrazione, proselitismo e reclutamento”. Non è affatto escluso però che un inasprimento delle tensioni sociali “potrebbe indurre queste componenti a tentare di inserirsi strumentalmente in realtà aziendali caratterizzate da forti contrapposizioni”. Così come “restano ipotizzabili azioni di propaganda di modesto spessore operativo, rivendicate anche da sigle inedite, per alimentare una progressiva radicalizzazione delle istanze contestative”. 

La minaccia del cybercrime “complessa, impalpabile e pervasiva”. Il cybercrime rappresenta una minaccia “complessa, impalpabile e pervasiva” capace di produrre “ricadute peggiori di quelle ipotizzabili a seguito di attacchi convenzionali” e di “incidere sull’esercizio delle libertà essenziali per il sistema democratico” scrivono gli 007 nella relazione. L’attenzione deve dunque essere massima in quanto la minaccia interessa molteplici aspetti: “dai sistemi complessi e strutturati dello Stato e delle grandi aziende, ai computer e agli smartphone dei singoli cittadini”. Senza dimenticare che  la “soluzione al problema è di non facile individuazione e applicazione, poiché gli attori, i mezzi, le tecniche d’attacco e i bersagli mutano più velocemente delle contromisure”. La minaccia nel cyberspazio, dicono i Servizi, può arrivare da diversi soggetti: gruppi terroristici e criminali e singoli hacker, Stati o ‘insider’, personaggi che “grazie al loro ruolo e alla loro qualifica possono accedere ai sistemi informatici dell’ente pubblico o privato per il quale lavorano”. Quanto agli obiettivi degli attacchi cibernetici, gli 007 indicano in primo luogo il settore militare, dove si è registrato nel 2012 un aumento del numero di attacchi, lo spionaggio industriale ed economico, il crimine finanziario digitale. “Comincia inoltre a diffondersi sul web – dicono ancora i Servizi – una nuova forma di minaccia cibernetica rappresentata dal ‘randsomware’, ovvero un attacco informatico con richiesta di riscatto in denaro per il ripristino dei sistemi attaccati”.

Due, secondo gli 007, i “livelli” su cui deve basarsi il contrasto al cybercrime: la “cooperazione internazionale e la codificazione di regole e pratiche per assicurare reciprocità di risposta e di gestione delle fasi acute di crisi” da un lato; porre al “centro della strategia di contrasto il concetto di sicurezza partecipata” e “garantire un approccio di sistema” dall’altro. Oltre a ciò, affermano ancora i servizi, deve essere considerato un “asset strategico” la “diffusione di una cultura della prevenzione cibernetica” con iniziative per sensibilizzare i cittadini e per promuovere la formazione.

Il fenomeno dello spionaggio industriale, paradigmatico di una condotta che spesso coniuga la dimensione cyber con quella di carattere economico-finanziario, costituisce una delle manifestazioni più espressive della caleidoscopica, ma sempre più attuale, minaccia cibernetica in grado di incidere sulla sicurezza, sulla continuità di funzioni essenziali del Paese, sull’economia e sulle libertà dei cittadini”.“Lo sviluppo tecnologico e la dimensione di ipercompetizione -sottolinea la Relazione- hanno accentuato l’importanza delle informazioni relative alle innovazioni industriali, ai dati commerciali e a quelli finanziari, che costituiscono il vero discriminante concorrenziale delle imprese nell’attuale scenario, fluido e globalizzato, sempre più esposto agli appetiti anche dei circuiti illegali”. Nell’ambito dell’iter finalizzato alle operazioni di acquisizione, fusione o partnership, quali quelle di ‘due diligence’, le aziende nazionali, come già rilevato nella Relazione del 2011, “possono risultare maggiormente esposte a dispersioni informative di dati sensibili, attestati per lo più nel cyberspazio”. 

Il pericolo per le grandi opere, Expo2015 da parte della criminalità organizzata. In ambito nazionale, “la minaccia più insidiosa per il tessuto economico-produttivo resta l’infiltrazione della criminalità organizzata di stampo mafioso, sempre più pervasiva su tutto il territorio nazionale”. Secondo le indicazioni raccolte dal comparto intelligence, “i gruppi criminali continuano a ricercare contatti collusivi nell’ambito dell’Amministrazione Pubblica, funzionali ad assicurarsi canali di interlocuzione privilegiati in grado di agevolare il perseguimento dei loro obiettivi economici e strategici, quali il controllo di interi settori di mercato e il condizionamento dei processi decisionali, specie a livello locale”. “L’accentuata mobilità territoriale dei sodalizi – rimarcano gli 007 – consente loro di inserirsi ormai agevolmente in circuiti collusivi in grado di soffocare l’imprenditoria sana ed inquinare le iniziative di sviluppo, anche attraverso l’aggiramento della normativa antimafia sugli appalti”. Perciò “rischi in tal senso possono emergere nel quadro di progetti infrastrutturali e finanziari afferenti: grandi opere di edilizia pubblica, specie nella riqualificazione della rete stradale/autostradale e ferroviaria; l’Expo milanese del 2015; il settore delle energie rinnovabili”.

La camorra e la forza del clan dei Casalesi. “La camorra casalese, nonostante le importanti e destabilizzanti attività di contrasto, si conferma dotata di risorse umane, forza militare e capacità collusiva e di condizionamento tali da assicurare la persistente operatività nelle aree di origine e in quelle di proiezione, tra cui Emilia Romagna, Toscana e basso Lazio”. “La camorra partenopea – scrivono gli 007 – più in generale appare connotata “dalla crescente precarizzazione degli assetti clanici che, specie a Napoli nord, sta alimentando conflittualità violente per l’assunzione del controllo delle piazze di spaccio. La carenza di leadership e i vuoti di potere determinatisi a seguito di arresti, condanne e omicidi appaiono favorite tale instabilità, lasciando spazi all’ascesa di nuove leve aggressive ed ambiziose ma priva di capacità strategica”.

“Terroristi self starters” incognita maggiore per la sicurezza. “Singoli soggetti” o “gruppi isolati” potrebbero “autonomamente decidere di ‘passare all’azione’ contro soft target o obiettivi simbolo, sulla spinta della propaganda che incita al martirio contro ‘cristiani, apostati ed ebrei’ specie in relazione ad eventi percepiti come un aggressione o un’offesa all’Islam”. E’ l’eventualità paventata dai servizi segreti nell’ultima Relazione annuale. In Italia – ammettono gli analisti – dove sin qui non è stata rilevata la presenza di “reti autoctone strutturate” né’ di “cellule organiche a gruppi estremisti attivi all’estero” , “l’incognita maggiore resta legata al fenomeno dei terroristi ‘self starters‘”. Un dato, questo, che “parrebbe aver trovato conferma, nel 2012, nelle due operazioni di polizia giudiziaria riguardanti rispettivamente un internauta italofono di origine nordafricana cresciuto nel nostro Paese e un cittadino italiano convertito alla visione jihadista, entrambi indagati per attività di proselitismo radicale ed addestramento ‘operativo’ sul web”. Il quadro disegnato dall’intelligence ha infatti “posto in luce l’ininterrotto attivismo sulla rete di giovani, per lo piu’ completamente formati dal punto di vista ideologico o che sono ancora in fase di auto-indottrinamento, sia appartenenti alla seconda generazione di immigrati sia cittadini italiani convertiti caratterizzati da una visione intransigente dell’Islam e da atteggiamenti di insofferenza verso i costumi occidentali”. Il web è sempre più strumento di comunicazione e propaganda anche per il terrorismo di matrice qaedista, “la cui strategia mediatica nel 2012 e’ parsa finalizzata da un lato a ‘compensare’ il significativo ridimensionamento delle capacità operative del nucleo storico di Al Qaeda e dall’altro a ‘recuperare terreno’ rispetto alle Primavere arabe che, a due anni dalle prime rivolte, mostrano spazi di permeabilita’ alle istanze salafite piu’ radicali”. “La pubblicistica e gli interventi circolanti su siti, forum e chatroom – si legge nella Relazione – continuano a rappresentare un fattore di primo piano nei processi di radicalizzazione sia nel mondo islamico sia nei Paesi occidentali. Profilo questo che a tutt’oggi concorre a delineare la minaccia terroristica in territorio europeo”, qualificata soprattutto dal cosiddetto ‘terrorista solitario’ e dal fenomeno del ‘reducismo’, ovvero dal “rientro in patria dei volontari di ritorno dai teatri di crisi i quali, in possesso di un background jihadista, possono trovare impiego sia come reclutatori e istruttori sia per la condotta di attentati”.

Gli sms la nuova frontiera del finanziamento al terrorismo. Sono gli sms la nuova frontiera del finanziamento al terrorismo. La novità emerge dall’ultima Relazione annuale dei servizi segreti al Parlamento, che individua “modalità di trasferimento di valuta attraverso normali cellulari, previa creazione di appositi account presso compagnie telefoniche collegate con banche convenzionate o società finanziarie”. Il sistema, già operativo in Afghanistan, Pakistan e Somalia, “permette il trasferimento di denaro mediante la semplice trasmissione di un sms dal cellulare del mittente a quello del destinatario che in tal modo si vede accreditare la somma indicata all’interno del messaggio”. Per gli 007, “la semplicità del sistema e la discrezione dell’operazione potrebbero trasformare questo strumento in un canale privilegiato di trasferimento di fondi per attività illecite”.

Nelle aree metropolitane bande giovanili cinesi e sudamericane. L’attività informativa dell’intelligence “ha confermato la progressiva affermazione, nelle principali aree metropolitane, di articolate aggregazioni giovanili banditesche di matrice cinese e sudamericana, alimentate dal crescente bacino di giovani connazionali emarginati e disoccupati”. Le bande asiatiche “gestiscono attività illecite incentrate soprattutto sul traffico di droghe sintetiche, sullo sfruttamento sessuale e sul controllo del gioco d’azzardo e delle estorsioni, avvalendosi anche dei consolidati rapporti con altri circuiti presenti nei Paesi del nord e del centro Europa”. Le gang latino-americane, invece, “appaiono risolute ad imporre il controllo del territorio e delle attività illecite in seno alle diaspore di riferimento ed hanno dato luogo a violente contrapposizioni a Genova, Milano e Perugia. Nel corso dell’anno si sono delineati progressivi rapporti con analoghe ma più strutturate formazioni presenti in Europa e in madrepatria, in grado di veicolare sul territorio nazionale disegni criminali di maggior respiro, sebbene sempre legati al controllo delle attività all’interno delle diaspore sudamericane”. All’attenzione dell’intelligence, poi, “le organizzazioni etniche di matrice balcanica, che appaiono dotate di un marcato profilo paramilitare e di elevati livelli di efficienza e di aggressività nei settori del narcotraffico, dell’immigrazione clandestina, del traffico di esseri umani, dello sfruttamento della prostituzione, del riciclaggio e del gioco d’azzardo. Potendo beneficiare di un discreto livello di radicamento nel tessuto sociale, sono da tempo protagoniste di un trend evolutivo che ha permesso loro sia di instaurare rapporti di collaborazione con organizzazioni autoctone ed esogene già operanti in Italia, sia di rendersi autonome nella gestione dei traffici illeciti”.

Rimane ”elevato” il livello di minaccia in Afghanistan. Nella regione Ovest, dove operano i militari italiani, evidenzia la Relazione, si è registrato un incremento degli episodi ostili contro il contingente nazionale, che nel 2012 ha contato sette morti.

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