La Grecia letteralmente in ginocchio, anche per il nubifragio record sull’Attica (il peggiore dal ’61 a oggi, che ha fatto una vittima di 23 anni), attende la nuova “visita” della troika che dica sì alla prima tranche dell’anno da 2,3 miliardi di euro. E intanto la “casta” ellenica continua ancora a sprecare il denaro pubblico. E’ il caso della Fondazione della Camera dei Deputati, istituita nel 2003 per offrire un vettore di comunicazione tra il parlamento ellenico e i cittadini attraverso la produzione e fornitura di progetti di alta qualità in campo culturale, storico e istituzionale, ma con costi fino a oggi proibitivi. Il bilancio dello scorso anno è stato di 2.508.900 euro, in zona Cesarini ridotto a 1.988.853 euro, utilizzati per progetti preventivati ​​con le scuole (480mila euro), stipendi del personale, pubblicazioni (347mila euro), 415mila euro per programmi educativi, 170mila euro per le spese amministrative. Per l’anno appena iniziato si pensava che l’istituzione fosse tra quelle soppresse e invece la casta ha pensato bene di limarne solo il budget, scendendo a 1.856.000 euro. E con un programma niente affatto sobrio, tra cui spiccano l’omaggio a Manos Hadjidakis, con progetti e proposte culturali del compositore e in primavera il cinquantesimo anniversario dell’assassinio di Gregoris Lambrakis, l’atleta e uomo politico fondatore del “Comitato greco per la pace internazionale” assassinato a Salonicco nel 1963.

Alla voce “uscite” vanno poi aggiunti i costi esorbitanti per gli immobili del parlamento. Venti giorni fa al presidente della Camera, Evangelos Meimarakis, è stato sottoposto un report da parte di emissari della troika in cui si evidenziavano in rosso le spese macroscopiche evitabili. Il riferimento è ai canoni di locazione per gli uffici del Parlamento nella centralissima piazza Syntagma ad Atene, che per il solo 2012 sono stati di 4 milioni e rotti. I numeri sono scoraggianti: nonostante la crisi, negli ultimi tre anni a carico dell’erario ellenico ci sono stati 406mila euro al mese per gli edifici in affitto, per un totale consolidato di 4.340.000 euro nel 2012. Emblematico è il caso dell’edificio governativo situato in Odòs Amalìa con un affitto di 96.500 euro che ospita l’Ufficio dei programmi europei e gli studi televisivi della Camera, un canale digitale dove sono impiegati venticinque tra giornalisti e operatori dotati delle tecnologie all’ultimo grido, ma che in tempi di magra come questi sembrano uno sproposito. Altra nota dolente è l’edificio situato in Vasilissis Sofias con vista sul Parco nazionale, dove è allocato il cuore del meccanismo amministrativo e finanziario del parlamento, che pesa per un canone mensile di 140mila euro.

Il tutto mentre accade una cosa alquanto singolare: nonostante lo Stato abbia in cassa 4 miliardi di euro e il vice ministro all’economia Staikouras abbia firmato mandati di pagamento per arretrati vari (contratti con la pubblica amministrazione, forniture, debiti dello Stato verso ordini professionali e imprenditori) per quasi un miliardo di euro, sono stati pagati solo 140 milioni.

Intanto anche la Commissione europea “si accorge” che l’anno che si è aperto è stato drammatico per l’occupazione in Grecia con prospettive ancora meno incoraggianti per il 2014: in particolare il tasso di disoccupazione in questi primi due mesi è schizzato al 27% (è del 61% fra i trentenni), ovvero di tre punti percentuali pieni (circa 150.000 persone) rispetto al mese di novembre. Solo pochi mesi fa la stessa Commissione aveva previsto che la disoccupazione sarebbe scesa almeno di un paio di punti. L’istituzione comunitaria si è detta preoccupata per il calo della domanda, che influenzerà investimenti e occupazione. In parallelo, stima che gli investimenti continueranno a diminuire in Grecia nel corso del 2013, e le imprese avranno da affrontare un problema ancora maggiore di liquidità. Infine, l’inflazione, negativa non solo quest’anno, ma anche nelle previsioni per il 2014.

Una possibile soluzione? Potrebbe essere lo sfruttamento degli idrocarburi di cui è ricco il mar Egeo, ma proprio in questi giorni riemergono vecchie ruggini con la Turchia per la zona di sfruttamento esclusivo. Tema sul quale ieri sera è intervenuto il compositore Mikis Teodorakis con una frase sibillina: “Siamo a mezzo metro dalla sorgente, ma non riusciamo a bere l’acqua”.

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