Internet “va garantito come diritto umano fondamentale”, la banda larga “è indispensabile”, ma è bloccata da interessi politici che hanno portato a stanziare per tutta l’Agenda digitale una cifra “inferiore al valore di villa Certosa”. A parlare è Arcangelo Ferri, caporedattore centrale di RaiNews24 e ora candidato con Rivoluzione Civile alla Camera.

Banda larga, l’Italia è indietro, perché?
“Il problema della banda larga in Italia ha radici antiche. Da una parte il monopolista da sempre si oppone allo scorporo della rete, dall’altra non fa gli investimenti necessari per adeguarla. Il Governo inoltre si è occupato di digitale solo con le chiacchiere. Gli 800 milioni di euro (quelli stanziati anni fa e che derivano addirittura dalle licenze Umts), che dovevano servire per completare la banda larga sono quasi del tutto scomparsi. Inoltre per tutta l’Agenda digitale alla fine di un anno di discussioni inutili è stato stanziato un finanziamento di meno di 600 milioni di euro, più o meno il valore di acquisto di villa Certosa (nel frattempo, dopo l’intervista, il governo ha annunciato che a marzo saranno avviati bandi per 900 milioni di euro contro il digital divide, ndr)”.

Il problema quindi è politico?
“Sicuramente è un problema politico. Anzi, di assenza o connivenza di una certa politica con i poteri forti, che non hanno consentito lo sviluppo delle infrastrutture nel Paese. La banda larga però è indispensabile. Ottenuta tanto con la fibra che con altri sistemi (vedi il wireless a vari livelli)”.

Come risolvere il ritardo?
“La fibra ottica è sicuramente una delle strade da percorrere, ma non è la sola soluzione, né l’unica. La strada è quella di portare senz’altro la fibra nelle cabine (di permutazione, ndr), e poi utilizzare diverse tecnologie per raggiungere l’ultimo miglio. Si tratta – anche e soprattutto – di riorganizzare il sistema delle frequenze radio. Ma il Cavaliere non sarebbe stato troppo d’accordo. Bisogna poi ad esempio finanziare il completamento dell’infrastruttura di rete; riorganizzare il sistema delle frequenze; scorporare la rete da parte dell’operatore dominante”.

Wi-fi libero e gratis: è possibile?
“Sicuramente è un obiettivo, da raggiungere quando i tempi lo consentiranno. Oggi la nostra infrastruttura di rete è così arretrata da richiedere una serie di passaggi complessi perché ciò sia realmente possibile”.

Internet è un diritto?
“Internet va garantito a tutti i cittadini perché è un diritto umano. E’ chiaro che il nostro obiettivo è quello di integrare – riprendendo anche la proposta di Stefano Rodotà – l’articolo 21 della Costituzione, ma questo è un obiettivo a lungo termine. Una modifica in Costituzione non si fa in un giorno e non abbiamo tempo per aspettare. Tale provvedimento dovrà quindi essere affiancato da una azione sul breve periodo, volta ad utilizzare i capitali derivanti dalla lotta alle mafie, alla corruzione ed alla grande evasione per completare l’infrastruttura a banda larga e garantire condizioni d’accesso facilitate a tutti i cittadini”.

Una scuola digitale è un aiuto al diritto allo studio?
“Direi piuttosto che il digitale è un diritto di chi studia, visto che formare generazioni non alfabetizzate ad esso equivale a formare analfabeti. Oltretutto, una scuola digitale è una scuola che costa di meno. Ma non come l’ha concepita Monti, che pensa di risolvere tutto spedendo tablet nelle scuole del Sud. Che senso ha in scuole dove non c’è rete? Chi paga la connessione? Le scuole che non possono pagare i bidelli? C’è una mancanza di volontà di attaccare i poteri forti: perché se compro un libro pago l’Iva al 4% mentre se il libro è digitale la pago al 20%?”.

Download libero, copyright. Serve una legge?
“Dobbiamo tutelare gli autori ma prendere atto del fatto che è cambiato il sistema degli intermediari: il punto non è eliminare il copyright, è creare un sistema sostenibile in un nuovo contesto economico, sociale, tecnologico”. (VIC – Public Policy)

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